Non si arresta l'esodo dalle zone allagate del Congo, concentrate soprattutto nell'Est - Reuters
Almeno 300 persone sono morte nelle inondazioni causate dalle forti piogge che hanno colpito dalla scorsa settimana la Repubblica democratica del Congo, ha reso noto ieri sera il governo citato dai media locali. Durante un incontro di valutazione della crisi il ministro degli Affari sociali, delle Azioni umanitarie e della Solidarietà nazionale Modeste Mutinga ha affermato che almeno 43.750 case sono crollate. Ha anche messo in guardia sui rischi epidemici legati alla mancanza di servizi igienico-sanitari e di acqua pulita. Mutinga ha quindi invitato le autorità congolesi a stanziare urgentemente fondi per aiutare le vittime, chiedendo allo stesso tempo la solidarietà internazionale per sostenere le squadre umanitarie sul posto. Inondazioni e frane sono comuni in Congo durante la stagione delle piogge, che va da settembre a maggio.
Il governo ha anche annunciato lo stanziamento di un fondo di emergenza stimato in 4 milioni di dollari per fornire aiuti alle vittime del disastro e far fronte ai danni causati dalle inondazioni in diversi dipartimenti. La decisione è stata accolta con favore dalla società civile, ma sul campo la gente chiede agire “dopo i numerosi allarmi lanciati nei mesi scorsi di degrado del terrotoriuo, soprattutto nelle regioni orientali come nel Kivu”, come affermano operatori locali della società civile. Più di 360 villaggi e 36 distretti sono stati allagati in tutto il paese, colpendo più di 320.000 persone. Almeno 17 persone sono morte e 6 risultano disperse. I pianificatori urbani sono preoccupati per la portata del disastro e hanno chiesto una responsabilità collettiva.
E se una parte del Paese è alle prese con la terribile inondazione, nella capitale Kinshasa continua lo scontro elettorale. Una commissione d'inchiesta indipendente ''per fare luce su tutti i casi documentati dai diversi partiti riguardo alle irregolarità documentate'' durante le elezioni del 20 e 21 dicembre nella Repubblica democratica del Congo. La chiedono i vescovi riuniti nella Conferenza episcopale nazionale del Congo, insieme ad Ecc, organismo che riunisce realtà protestanti. I risultati provvisori hanno assegnato la vittoria al presidente uscente Félix Tshisekedi. ''Deploriamo il fatto che questo processo elettorale abbia visto molti casi di violazione del quadro legale, dell'amministrazione elettorale e, perciò, a causato diverse irregolarità documentate - scrivono i Vescovi- Condanniamo fermamente la violenza verbale e fisica osservata durante tutto il processo. Chiediamo al Procuratore generale della Repubblica, in qualità di garante dell'azione pubblica, di perseguire giuridicamente gli autori di atti di violazione e frode elettorale. Incoraggiamo tutti i partiti a ricorrere a mezzi pacifici per ogni sorta di rivendicazione''.