venerdì 4 dicembre 2020
Addio all'europeista che smarrì le radici d'Europa
L'ex presidente francese Giscard d'Estaing

L'ex presidente francese Giscard d'Estaing - Ansa

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«Gli orientamenti che aveva dato alla Francia guidano ancora i nostri passi». Così il presidente Emmanuel Macron ha salutato ieri la memoria del proprio lontano predecessore Valéry Giscard d’Estaing, scomparso mercoledì sera a 94 anni, dopo essere stato contagiato dal coronavirus. Nelle ultime ore, la Francia meno giovane è tornata con la mente all’epoca di “VGE” (sigla rimasta in voga per designare l’ex presidente), capo dell’Eliseo nel settennato 1974-1981, in un periodo segnato dalla fine del boom economico, fra choc petroliferi e scie sociali lasciate dal Sessantotto.

Non solo in Francia, tanti gli elogi per le forti convinzioni europeiste di Giscard, che tornò non a caso sulla breccia internazionale nel 2001, per pilotare la Convenzione creata per offrire una nuova carta costituzionale all’Europa. Un’avventura poi affondata dai “no” referendari di Francia e Olanda alla bozza. Ma qual è l’eredità del centrista liberale VGE, il brillante allievo dell’Ena (Scuola nazionale d’amministrazione) divenuto ministro a soli 32 anni, prima d’accedere all’Eliseo a 48? La Francia fatica a rispondere, in un clima privo di quel pathos riservato invece ai bilanci post mortem per gli altri due presidenti che furono in fasi diverse suoi rivali, il socialista François Mitterrand e il gollista Jacques Chirac. Battuto nel 1981 da Mitterrand e più volte osteggiato pure da Chirac, Giscard si fermò a un solo mandato, a differenza degli altri due. Colpa forse pure di un limite caratteriale riconosciuto dai suoi stessi ammiratori: un distacco e un deficit d’empatia che gli impedirono di restare nel cuore dei francesi. Al contempo, anche con riforme estremamente controverse, come i via libera all’aborto e al divorzio consensuale, Giscard guadagnò e conserva una fama di “modernizzatore”. In proposito, estese pure il diritto di voto fin dai 18 anni, mentre sul piano economico promosse il nucleare e i treni veloci. Uomo vicino al mondo aristocratico, riuscì a innovare sul piano della comunicazione, facendosi filmare ad esempio in piena attività sportiva o intento a suonare la fisarmonica. Aspetti che gli valsero persino paragoni con John Kennedy.

Ma la parabola di VGE è stata pure costellata da aspirazioni infrante. Come il sogno di prendere un giorno il timone dell’Europa. Il suo ruolo come presidente della Convenzione sulla Carta Ue, del resto, resta molto discusso. Cattolico praticante, considerava ammissibile menzionare le radici cristiane europee nel preambolo della Costituzione. Ma di fronte anche all’opposizione del presidente Chirac legato alla laïcité, VGE non tentò di superare lo scoglio, accettando un testo amputato di un riferimento considerato invece fondamentale da cancellerie di primo piano, a cominciare da Italia, Spagna e Polonia. Uno snaturamento che molto contribuì poi alla diffusa reputazione della bozza quale testo tecnocratico e senz’anima. Ammirato per l’intelligenza da eterno primo della classe ed eclettico nel collezionare tanti ruoli, VGE sembra aver fallito nel lasciare un’impronta forte nell’immaginario collettivo, dopo aver conosciuto pure qualche scandalo, come i diamanti ricevuti in dono dal presidente centrafricano Jean-Bedel Bokassa. Il suo discorso più celebre resta forse quello del 1981 di congedo dall’Eliseo: «E in questi tempi difficili in cui il male s’aggira e colpisce nel mondo, auspico che la Provvidenza preservi la Francia».

I funerali si svolgeranno "nella più stretta intimità" sabato prossimo ad Authon, nella regione della Loira, dove Giscard abitava. Il defunto presidente sarà sepolto accanto alla figlia più piccola, Jacinte, morta nel 2018 dopo una lunga malattia. La Francia osserverà una giornata di lutto nazionale mercoledì 9 dicembre.

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