Oltre cento persone sono state ritrovate uccise nella città di Jdaidet al-Fadl, nei pressi di Damasco, che l'esercito del regime siriano ha totalmente riconquistato ieri. Le vittime, secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, comprendono 10 donne, tre bambini e 88 uomini, fra i quali 24 ribelli. Secondo i Comitati locali di coordinamento, però, il bilancio del massacro sarebbe molto maggiore, pari cioè a 500 persone uccise. I Comitati citano testimoni oculari e familiari delle vittime di Jdeidet al Fadel. Secondo il conteggio dei morti ancora in corso e gli operatori impegnati nell'identificazione delle vittime, 112 persone uccise state individuate ma finora sono stati ritrovati più di 500 corpi. Alcuni - raccontano le fonti - sono stati riesumati dopo che erano stati seppelliti in gran fretta a partire da giovedì scorso, quando le milizie e i soldati fedeli al presidente Bashar al Assad avevano cominciato i rastrellamenti nel sobborgo solidale con la rivolta. Altri corpi sono stati rinvenuti da ieri negli edifici e nelle strade abbandonate dopo il ritiro graduale degli uomini armati filo-regime. Al massacro hanno preso parte - secondo le testimonianze - membri delle Brigate di Difesa, delle 100/ma e 153/ma brigate, tutti e tre reparti d'elite composti in larga parte da alawiti (branca dello sciismo a cui appartiene la famiglia presidenziale) e comandati da parenti del presidente Assad.