Le studentesse rapite in Nigeria il 14 aprile scorso sarebbero state portate fuori dal paese e costrette a "sposare" miliziani integralisti islamici dell'organizzazione Boko Haram. E i genitori delle ragazze, sempre più disperati, denunciano il fallimento delle autorità locali sul caso.Sul caso si muove la società civile. Alcune centinaia di donne (500 per gli organizzatori) hanno manifestato sotto una fitta pioggia davanti alla sede del Parlamento nella capitale Abuja. E hanno consegnato al governo una lettera di protesta per la sua immobilità. A convocare la marcia l'organizzazione Donne per la Pace e la Giustizia.Il rapimento di massa di 234 ragazze di età compresa tra i 12 e i 17 anni da una scuola di Chibok nello stato del Borno la sera del 14 aprile è stato uno dei fatti che hanno maggiormente sconvolto la popolazione locale dall'inizio della rivolta fondamentalista partita dal nord del paese africano e che ha causato migliaia di vittime in cinque anni. Secondo Mark Enoch, cui sono state rapite la figlia e due nipoti, il governo "ha dimostrato indifferenza verso questo terribile disastro". La moglie di Enoch, che soffre di ipertensione, "dorme due ore al giorno e la maggior parte del tempo pensa a sua figlia", ha raccontato l'uomo, sconvolto.Le famiglie sono particolarmente in ansia dopo le ultime notizie giunte dal Camerun, secondo cui le ragazzine sarebbero state portate nei paesi confinanti e costrette a sposarsi. "Le nostre figlie sono state portate in Ciad e Camerun, dove sono state costrette a sposare membri di Boko Haram per 2.000 naira (10 euro, la cifra pagata dai miliziani ai rapitori, ndr)", ha detto Pogu Bitrus, capo del consiglio degli anziani di Chibok. Un'informazione non può essere ancora confermata da fonti della sicurezza nigeriana.Già martedì i genitori delle ragazze hanno manifestato nella piazza di Abuja davanti l'Assemblea Nazionale per chiedere l'immediato intervento del presidente Goodluck Jonathan per la liberazione. Vestiti di nero, gridando slogan e sventolando striscioni, i genitori hanno ricordato con dolore di non vedere le proprie figlie da 15 giorni, accusando il governo di averle "mandate al macello". "Dove sono i loro cadaveri?" hanno gridato alcuni di loro. "Stiamo morendo nel silenzio. Dove è finita la comunità internazionale?".Mercoledì il Senato nigeriano ha chiesto all'Onu e all'Ecowas di intervenire urgentemente per aiutare a salvare le studentesse. Il Presidente della Camera alta, David Mark, ha anche chiesto al presidente Jonathan di lanciare un'offensiva militare contro Boko Haram. Mark ha affermato: "Non ci sono dubbi che la nazione sia in guerra. Il nemico ha chiaramente mostrato al Paese le sue vili intenzioni. Una decisiva e inequivoca risposta militare da parte del Governo, con l'imposizione di uno Stato di emergenza, è urgentemente necessaria in questa circostanza. I ribelli vogliono distruggere lo Stato laico e il Paese. Per loro una Nigeria moderna, vibrante, progressista, multietnica e multireligiosa è un'anatema. Sono accecati dal fanatismo e dall'estremismo e non si fanno influenzare da alcuna apertura. D'ora in poi non dovremo combattere i terroristi, ma l'insurrezione. Il Governo deve anche immediatamente identificare chi li finanzia".
Alcune centinaia di donne hanno manifestato davanti al Parlamento di Abuja chiedendo l'intervento del governo. Il Senato invoca l'Onu. Le studentesse sarebbero state portate in Ciad e Camerun e vendute a miliziani di Boko Haram. Il dolore e la rabbia dei genitori.
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