Il più alto tribunale
della Malesia ha confermato il divieto per i cristiani di usare la
parola Allah per riferirsi a Dio, chiudendo di fatto una disputa che
si trascinava dal 2007 nel Paese asiatico a maggioranza musulmana.
Con quattro voti a favore e tre contrari, i giudici della Corte
federale della capitale amministrativa Putrajaya si sono schierati
con il governo e con la sentenza della Corte d'appello che avevano
condannato l'uso della parola Allah da parte dell'edizione in lingua
malese del giornale cattolico
Herald."La Corte d'Appello
ha applicato la legge correttamente e non spetta a noi
intervenire", ha dichiarato il presidente della Corte federale,
Arifin Zakaria. La sentenza d'appello aveva rovesciato una
sentenza del 31 dicembre 2009 che aveva dato ragione al
giornale cattolico.Un avvocato della Chiesa cattolica, S.
Selvarajah, ha fatto sapere che si cercheranno ulteriori strade
per ricorrere contro questo "divieto integrale che proibisce a
tutti i non musulmani di usare quel termine".
Il direttore dell'
Herald, padre Lawrence Andrew, si è
detto "profondamente deluso" per un giudizio che "non tiene
conto dei diritti fondamentali delle minoranze".Esultano
invece i gruppi musulmani con alcuni attivisti che erano fuori
dal tribunale per urlare "Allahu Akbar", Dio è grande, ed
esporre striscioni con la scritta "Uniti per difendere il nome
di Allah".La disputa era esplosa nel 2007 quando il ministero
dell'Interno della Malesia aveva minacciato di revocare la
licenza per pubblicare all'
Herald per l'uso della parola Allah.
Il giornale si era difeso ricordando che "Allah" è stato usato
per secoli nelle Bibbie in lingua malese e in altre letterature
per riferirsi a Dio al di fuori dell'Islam.