lunedì 23 giugno 2014
La massima Corte mette fine a una disputa che si trascinava dal 2007. Il direttore del giornale cattolico: non si tiene conto delle minoranze.
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Il più alto tribunale della Malesia ha confermato il divieto per i cristiani di usare la parola Allah per riferirsi a Dio, chiudendo di fatto una disputa che si trascinava dal 2007 nel Paese asiatico a maggioranza musulmana. Con quattro voti a favore e tre contrari, i giudici della Corte federale della capitale amministrativa Putrajaya si sono schierati con il governo e con la sentenza della Corte d'appello che avevano condannato l'uso della parola Allah da parte dell'edizione in lingua malese del giornale cattolico Herald."La Corte d'Appello ha applicato la legge correttamente e non spetta a noi intervenire", ha dichiarato il presidente della Corte federale, Arifin Zakaria. La sentenza d'appello aveva rovesciato una sentenza del 31 dicembre 2009 che aveva dato ragione al giornale cattolico.Un avvocato della Chiesa cattolica, S. Selvarajah, ha fatto sapere che si cercheranno ulteriori strade per ricorrere contro questo "divieto integrale che proibisce a tutti i non musulmani di usare quel termine". Il direttore dell'Herald, padre Lawrence Andrew, si è detto "profondamente deluso" per un giudizio che "non tiene conto dei diritti fondamentali delle minoranze".Esultano invece i gruppi musulmani con alcuni attivisti che erano fuori dal tribunale per urlare "Allahu Akbar", Dio è grande, ed esporre striscioni con la scritta "Uniti per difendere il nome di Allah".La disputa era esplosa nel 2007 quando il ministero dell'Interno della Malesia aveva minacciato di revocare la licenza per pubblicare all'Herald per l'uso della parola Allah. Il giornale si era difeso ricordando che "Allah" è stato usato per secoli nelle Bibbie in lingua malese e in altre letterature per riferirsi a Dio al di fuori dell'Islam.
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