Ora l'Is parla italiano. Con un testo di 64 pagine pubblicato on line sui forum jihadisti si rivolge agli aspiranti terroristi nostrani con l'obiettivo di
"fare chiarezza" su natura e obiettivi del sedicente Stato
islamico e chiamare alle armi in vista della futura "conquista"
di Roma. La particolarità del documento - scrive il sito
Wikilao, che lo ha scovato - è che si tratta del primo "di una
certa importanza (per elaborazione e contenuti) diffuso in
italiano, da parte dell'autoproclamato Califfato". Un italiano,
peraltro, quasi perfetto.
Intitolato 'Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe
comunicarè e firmato "Il vostro fratello in Allah, Mehdi", il
documento - che è al vaglio dell'intelligence - potrebbe essere
stato elaborato con la collaborazione di persone legate
all'Italia, se non proprio di italiani arruolatisi nell'Isis. È
ricco di foto e di grafici e ripropone tutti i temi della
propaganda jihadista. "Propagare la conoscenza Islamica,
correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire
la verità": sono questi, si legge, "i più importanti obiettivi
da raggiungere fissati dalla politica dello Stato Islamico".
Il testo contiene cronache propagandistiche della vita nei
territori conquistati e amministrati dall'Isis, nei quali, si
afferma, "grazie all'applicazione della Sharia e delle punizioni
regolate dal Libro di Allah si è instaurata" una "reale
sicurezza". I crimini sarebbero calati "in poco tempo" del 90
per cento. Vengono illustrate le campagne anti-alcol e
anti-fumo, ci sono interviste al "capo della polizia" islamica,
al responsabile della produzione del pane e a quello di un
ufficio per la protezione dei consumatori. Il testo non contiene minacce esplicite all'Italia, ma vi è
una chiara chiamata alle armi e si evoca la "conquista di Roma":
"Accorri al supporto del Califfato Islamico" che "ha allargato i
propri territori... Per grazia di Allah i soldati sotto diretto
controllo dello Stato Islamico sono in Algeria, Nigeria, Ciad,
Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen e altri Paesi ancora". Il documento non ha colto di sorpresa gli analisti
dell'antiterrorismo e quelli dell'intelligence. Proprio ieri,
nella Relazione dei servizi al Parlamento, si sottolineava la
centralità del web come luogo di "reclutamento per aspiranti
jihadisti", pronti a passare dalla tastiera di un computer ai
teatri di guerra siriani e iracheni. Secondo gli 007 italiani, e
non solo, è ormai acclarato come l'Is abbia una "sofisticata
strategia di comunicazione e propaganda" che vede nella Rete lo
strumento principale.