lunedì 13 giugno 2016
Moavero: Brexit e comunali, test decisivi per Renzi e Cameron
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«Il referendum britannico sulla Brexit e il voto per le amministrative in Italia? Costituiscono, entrambi, dei test sulla tenuta dei governi dei rispettivi Paesi e della leadership dei loro premier, Matteo Renzi e David Cameron...». È l’analisi di Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari europei dei governi Monti e Letta e attento osservatore della politica continentale: «Il "sì o no" alla permanenza nella Ue – argomenta il giurista e politico italiano – è, al tempo stesso un serio test sulla solidità del governo di Cameron, così come una prova di forza interna al partito Conservatore, tra lo stesso Cameron e Boris Johnson, con i Laburisti che non stanno solo a guardare. È una spada di Damocle sul percorso di Cameron, leader dei Tories dal 2005 e premier dal 2010...».E in Italia?Anche da noi, il voto delle amministrative è già – soprattutto con in prospettiva il referendum costituzionale di ottobre – un test sulla tenuta del governo e del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.Il quale però lega le sorti del suo esecutivo solo al referendum... Qualora il Pd non vincesse in alcune grandi città, il governo non cadrebbe, ma incomberebbe la sensazione di una sua difficoltà. Inoltre diversi politici, proprio analizzando il primo voto delle comunali, già hanno ipotizzato una maggioranza traversale di oltre il 60% di no al referendum costituzionale. Del resto, è la stessa dinamica del ballottaggio che tende ad accomunare elettori di partiti diversi: c’è chi voterà non per il proprio candidato, già fuori al primo turno, ma per un altro, spesso con un voto "a dispetto" contro il candidato avversato rimasto in lizza. Anche nel referendum Brexit ci sono dinamiche simili: c’è chi voterà si o no al rimanere in Europa, non tanto per scelta sulla questione in sé, ma in antitesi a una leadership o a una linea politica non condivisa...Da Londra il leader dell’Ukip Farrage pronostica un "effetto domino": prima Grillo si prende Roma, poi vince il sì alla Brexit, infine la Ue va a gambe all’aria. Uno scenario verosimile?Nigel Farrage ha ragione sul parallelismo fra il sì all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue e il voto dato in Italia al Movimento 5 Stelle, perché sono entrambi voti per un cambiamento profondo del sistema. Ne ha meno quando sembra suggerire che le comunali in Italia abbiano un risvolto anti-europeo: chi vota Raggi o Giachetti, Sala o Parisi, Appendino o Fassino, non credo lo faccia per le loro posizioni sull’Ue. Non solo: da ciò che leggo, dice più o meno "io e il mio amico Grillo distruggeremo la vecchia Ue...".E potrebbe accadere?Da ciò che si vede, l’M5S in questo momento appare interessato a conquistare Roma e Torino, a condizionare l’esito a Milano e Bologna, ma parla poco di Europa. Inoltre, mi chiedo: Nigel Farrage si rende conto che rischia  di lavorare per il re di Prussia?Cioè?Lui presenta l’eventuale uscita dall’Ue come un suo successo. Ideologicamente lo è, visto che guida un partito nazionalista. Ma politicamente, una vittoria del no riporterebbe i conservatori su linee euroscettiche; e con leader Boris Johnson, partigiano del no, avrebbero l’abbrivio per vincere le elezioni, togliendo elettori proprio allo Ukip...I sondaggi danno i contrari all’Ue in testa. Se la Gran Bretagna uscisse, altri Paesi potrebbero seguirla in futuro? Sempre Farrage ne enumera svariati: Danimarca, Olanda, Svezia, Austria...Ignoro su quali basi lui faccia un tale elenco. Potrebbe aggiungere la Grecia, ad esempio, che ha i tanti, noti problemi. Pragmaticamente, io penso che, comunque vada a finire, la questione Brexit rappresenterà uno snodo rilevante nella storia politica europea...Nulla sarà più come prima, insomma. Ma l’Ue resterà in piedi?Difficile fare previsioni a tavolino. Se la Gran Bretagna dovesse uscire, sarebbe un grande choc, dal quale non sarebbe semplice riprendersi. Se, invece, vincessero i si all’Ue, si avrebbe comunque a che fare con un Paese spaccato in due e con il precedente di una consultazione elettorale sul "dentro o fuori". Ricordo che, mentre per l’euro non è prevista una tale possibilità, per la Ue sì: con un certo paradosso, è più facile uscire dalla casa che da una sua stanza...Secondo lei, a Bruxelles si sta approntando un piano B per il salvataggio dell’Unione?Suppongo di sì. È doveroso esaminare scenari e immaginare le misure necessarie di fronte a una situazione che comprenderemo appieno solo dopo l’esito del referendum britannico.Senza la Gran Bretagna fra i 28, la Ue sarebbe ancor più Germania-dipendente?Sulla Germania, per la sua forza economica, incombono molte responsabilità nell’Unione. Ma ridurre tutto a una presunta subalternità degli altri Stati, mi sembra sbagliato. L’Ue esiste solo se c’è vera collaborazione; lo sappiamo bene anche in Italia, che occorre essere sempre dialettici e propositivi, con l’Unione e con la Germania, mai litigiosi o subordinati.
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