domenica 9 giugno 2024
L’eccessiva permanenza sul web può alterare i parametri psicofisiologici e determinare suscettibilità emotiva e forme persecutorie. L’allarme da una ricerca condotta su 1.400 giovani (13-25 anni)
Più virtuale, più disturbi mentali
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Più della metà dei giovani campani non sa gestire a dovere emozioni come rabbia e tristezza, paura e vergogna: è uno dei dati chiave che emerge nello studio preliminare relativo allo screening su un campione di oltre 1.400 giovani di età compresa tra i 13 e i 25 anni, condotto dall'Osservatorio nazionale per la salute emotiva e comportamentale. L’analisi, fatta da dicembre 2023 a maggio 2024, vede allo stesso tavolo università (Suor Orsola Benicasa, Federico II), scuole, Asl Napoli 1 Centro, ed è stata presentata nei giorni scorsi a Napoli nella cornice dell’ ex ospedale psichiatrico di Napoli Leonardo Bianchi. Qui dal 1909 al 2002 sono stati rinchiusi sofferenza ed emarginazione, povertà e devianza, ribellione e violenza, ma anche contestazione e dissenso politico. « La chiusura del Bianchi - esordisce Ciro Verdoliva, Asl Napoli 1 Centro,- è avvenuta attraverso un lunghissimo ed ostacolato percorso che si è concluso solo nel 2002. Stiamo immaginando di far nascere qui un “Museo della follia”, raccogliendo le cartelle cliniche che ci raccontano le grida di dolore di tante persone ».

La ricerca (presentata nell’ambito del convegno La salute emotiva e comportamentale in età evolutiva, promosso dal Rotary Club Napoli est in collaborazione con l'Osservatorio nazionale per la salute emotiva e comportamentale e con la commissione sanità del distretto 2101) evidenzia Roberta Vacca, docente del Suor Orsola Benincasa, psicologa e psicoterapeuta, che «nel campione esaminato di un’età compresa tra i 13 e i 17 anni e dai 17 anni in su, il 69,4% è costituito da donne; il 30,6% da uomini, tutti residenti nella nostra regione. L’indagine parte da una valutazione clinica che mette in relazione la fragilità emotiva con l’esordio della depressione. La fascia di età più colpita risulta essere il cluster composto dai soggetti di 17-24 anni». L’Osservatorio, presentato a Napoli nello scorso dicembre, conta un team di 50 persone, che fanno capo allo psichiatra e psicoterapeuta Vincenzo Barretta: professionisti di varie competenze, non solo medici e psicologi ma anche insegnanti, sociologi, avvocati, educatori, counselor, e riabilitatori della salute mentale ed ha come obiettivo essere una sorta di “pronto soccorso psicologico” tramite il quale i cittadini possono avere la possibilità di riconoscere i primi segnali della depressione e delle principali patologie mentali e comportamentali, oltre ad apprendere le opportune modalità comunicative per potersi interfacciare con i soggetti che ne sono affetti e poterli orientare verso i servizi in grado di dare risposte adeguate ai loro problemi.

Nell’indagine, presentata a Napoli, è emerso che il 57,8% dell’intero campione giovanile presenta un livello di fragilità emotiva predisponente a forme depressive quali una propensione a sperimentare stati di disagio, inadeguatezza, vulnerabilità in situazioni presunte o reali, di tensione, senso di oppressione e anticipazione persecutoria alla disapprovamentale zione. Parla di “pandemia silente” riferendosi alla salute emotiva, il presidente dell’Osservatorio Nazionale, Vincenzo Barretta, sottolineando che «nel nostro Paese prima della pandemia la prevalenza dei problemi di salute si collocava intorno al 18-20% , mentre negli ultimi tre anni i disturbi mentali sono aumentati del 28% ed il prezzo più alto lo pagano le nuove generazioni. Nel mondo il suicidio è tra le prime cause di morte tra i giovani tra i 15 e i 19 anni».

«Da una prima analisi del campione – aggiunge Roberta Vacca - nel considerare la differenza di genere, è risultata evidente una significatività nel rapporto tra suscettibilità emotiva e persecutorietà dove le donne tendono a sviluppare una maggiore suscettibilità emotiva pari a 61,87%, mentre gli uomini registrano una maggiore tendenza a esprimere forme di persecutorietà pari al 57,56%. La persecutorietà - è chiarito nell’indagine si manifesta in tutti quei fenomeni che arrivano sulle nostre reti e che hanno il nome di stalking e di pensieri ossessivi, favoriti dalla vita virtuale che ormai tutti compiamo e che in qualche modo facilita e sollecita a livello biochimico la nostra mente ad andare in quella direzione. «Quando la persecutorietà diventa un fenomeno relazionale, diventa un fenomeno sociale e quindi espone tutta la comunità».

I risultati dell’indagine hanno mostrano «alterazioni di parametri psicofisiologici come il ritmo e la qualità del sonno, nonché una serie di elementi correlati allo stress che contribuiscono ad indicare un forte rischio di insorgenza di disturbi dell’umore e condizioni depressive». I dati «appaiono preoccupanti e spingono a mettere in campo azioni progettuali mirate ». Ma la Campania sembra essere avanti: prima regione ad aver istituito lo psicologo di base (con la legge regionale del 3 agosto 2020, n.35) in stretto collegamento con i servizi delle Case della Comunità, i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta. Occhi puntati su monitoraggio e prevenzione.

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