domenica 14 luglio 2024
La docente cilena Pilar Vigil, responsabile scientifica del progetto Teen Star di educazione all’affettività: nell’epoca dei social si confonde comunicazione e relazione.
«L'amore ai ragazzi raccontatelo così»

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Maria del Pilar Vigil Portales, ginecologa, docente presso la Facoltà di Scienze Biologiche dell’Università Cattolica del Cile esperta nel campo della medicina riproduttiva, è tra i docenti impegnati in questi giorni all’Università Cattolica di Milano nei corsi base e di approfondimento all’educazione sessuale e affettiva del programma Teen Star, un’esperienza presente in molti Paesi del mondo per accompagnare i giovani alla scoperta della sessualità.

Professoressa Pilar, perché oggi, in un’epoca in cui si ritiene che il sesso, in ogni forma e declinazione, non rappresenti più né un argomento imbarazzante né un problema morale, pensa sia ancora importante accompagnare i giovani alla scoperta del corpo, della sessualità, dell’amore?

Per la persona, indipendentemente dalle sue esperienze sessuali, scoprire sé stessa, sarà sempre una meta da raggiungere nella vita. Per tutti, in particolare per i giovani, parlare delle proprie emozioni, differenziarle dagli affetti e sognare con grandi ideali sarà sempre appassionante. Accade, per esempio, che si confonda una forte attrazione, un’emozione o il piacere con l’amore. Viviamo in un mondo così veloce, non ci diamo più il tempo per fermarci e parlare di noi stessi, direi che proprio per questo, oggi l’interesse per queste tematiche è più grande che mai.

Qual è il maggiore ostacolo per far comprendere ai giovani che emozioni e affetto non sono la stessa cosa, e che vivere una storia d’amore è ben più difficile e complesso di un rapporto sessuale?

Oggi siamo costantemente connessi, cellulari, social, piattaforme digitali, ci aiutano a comunicare rapidamente indipendentemente dal luogo dove ci troviamo. La comunicazione non potrà mai sostituire la relazione, la persona costruisce la sua identità attraverso le relazioni affettive che sperimenta, comunicare è profondamente diverso che relazionarsi. L’immediatezza delle comunicazioni, tende ad isolarci dalla possibilità di un incontro personale con un altro diverso da me. Una relazione sessuale può avvenire in un contesto di intimità personale che, porta ad un incontro tra due alterità, o può essere, un mero contatto fisico senza una relazione affettiva intima. Tutto succede rapidamente, per vivere questa esperienza abbiamo bisogno di tempo.

Secondo lei, perché tante famiglie non sono più in grado di accompagnare i propri figli a comprendere i significati autentici dell’affettività e della sessualità?

Non abbiamo un manuale con le istruzioni, per educare in un contesto socio-culturale che si evolve, così velocemente, come quello in cui stiamo vivendo. Per accompagnare gli adolescenti a riconoscere il valore e la bellezza dell’umano, le famiglie e i genitori hanno bisogno di formazione. Per formarci abbiamo bisogno di persone disposte ad accompagnarci e a volte, queste persone non ci sono.

Il primo modulo del corso di approfondimento di quest’anno prenderà in esame i processi di costruzione dell’identità personale con particolare riferimento a identità di genere, omosessualità e transgenderismo. Perché avete deciso di approfondire questi temi?

Tutte le esperienze umane hanno tre componenti strettamente connessi: fattori fisiologici, esperienze personali e contesto sociale. La neuroscienza ci ha dato molte piste per comprendere come, per esempio, fattori fisiologici come i geni, gli ormoni, le connessioni cerebrali, influiscono sul processo identitario. A livello psicologico e sociale, comprendiamo come in alcuni casi, possono avere una certa rilevanza, eventi traumatici vissuti nell’infanzia o l’influsso del gruppo dei pari nell’adolescenza. Per potere accompagnare è necessaria una conoscenza attualizza-ta e un approfondimento con studi multifattoriali, soprattutto quelli in relazione con la biologia, un campo non ancora sufficientemente conosciuto.

È d’accordo con chi ritiene che orientamento sessuale e identità di genere sono dimensioni profonde della personalità che nessuno può “scegliere” e che quindi vanno accolte e accompagnate per quello che sono?

Noi riteniamo che tutte le persone, se lo desiderano, possono essere accompagnate secondo ciò che sono. L’adolescenza, è la fase della vita in cui i ragazzi si aprono e si confrontano chiedendosi, “chi sono”? La meta e il desiderio di ciascuno è la scoperta della propria identità personale, in questa scoperta ci saranno fattori associati ai tre livelli (fisico, esperienza personale, contesto sociale) che potrebbero condizionare, ma mai determinare l’identità. Qui entra in gioco la libertà creativa di ciascuno, scoprire sé stessi secondo ciò che realmente si è, senza timore di guardare la propria realtà.

L’affettività e la sessualità “non binaria” presentano tanti aspetti complessi di valutazione e di comprensione. Qual è il consiglio che rivolgerete ai Tutor del programma Teen Star per affrontare al meglio queste situazioni?

Non dobbiamo confondere il sesso con l’orientamento sessuale e il ruolo di genere che la persona pensa di avere. Molte volte questi termini si confondono, oggi parliamo di un sesso bimodale, di un continuum di orientamento sessuale e di un ruolo di genere che la persona deve definire. Quando questi tre concetti non sono chiari emerge una grande confusione. Nei corsi di approfondimento che si svolgono in Università studiamo cosa significa ciascuno di questi termini. Il consiglio che do a tutti i Tutor Teen Star è che partecipino alla formazione permanente che Teen Star Italia offre in un contesto universitario.

Conoscere e approfondire la dimensione biologica e antropologica della sessualità e mettere le persone in condizione di operare scelte consapevoli e libere può essere un antidoto efficace alle tante forme di violenza che oggi inquinano le relazioni interpersonali?

Assolutamente. Oggi sappiamo che la chiave per prevenire relazioni di abuso, o quelle che chiamiamo, relazioni tossiche, è l’acquisizione di una solida identità personale. Non c’è un’altra modalità per prevenire le manipolazioni che tanti ragazzi subiscono. I giovani che hanno compreso la necessità di essere assertivi, nelle loro relazioni amicali e familiari sono più autonomi e liberi.

Recentemente il programma Teen Star è stato accusato di oscurantismo e di proporre scelte moralistiche fuori dal tempo. Al di là di questi episodi, come fate ad essere certi che tutti i Tutor che propongono il vostro metodo siano preparati e aggiornati dal punto di vista educativo e scientifico?

L’oscurantismo è un atteggiamento di opposizione al progresso scientifico e sociale con la proposta di scelte morali che giudicano ed etichettano le persone. Questo non corrisponde alla nostra pedagogia. Il Tutor Teen Star: riceve una formazione permanente, lavora in una rete territoriale con la supervisione dei nostri collaboratori scientifici, accompagna i giovani, nelle diverse fasi dell’età evolutiva, con dinamiche psico-pedagogiche costantemente aggiornate, non applica alcun giudizio morale sulle scelte e gli orientamenti personali di ciascuno.

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