lunedì 19 dicembre 2016
121 milioni di buoni per le prestazioni occasionali venduti nel periodo gennaio-ottobre.
Voucher lavoro, aumento del 30%. Gaffe di Poletti sui giovani in fuga
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Non si ferma il boom dei voucher (+32,3%), i buoni lavoro diventati ormai il simbolo della nuova precarietà. Mentre prosegue la caduta verticale dei nuovi contratti a tempo determinato (-89%) e il balzo dei licenziamenti per giusta causa (+27,4%). Gli ultimi numeri dell’Inps consolidano le tendenze già emerse nei mesi scorsi sul mercato del lavoro: l’occupazione complessiva ha rallentato la sua dinamica ascendente, intanto diminuisce la stabilità dei rapporti contrattuali. Dati che arrivano a poche settimane dalla sentenza della Consulta (prevista l’11 gennaio) sull’ammissibilità dei tre referendum sostenuti della Cgil, due dei quali riguardano proprio il ripristino dell’articolo 18, lo "scudo" sui licenziamenti, e l’abolizione dei voucher.

Ma a far discutere è stata anche la gaffe del ministro del Lavoro Giuliano Poletti a proposito dei tanti giovani italiani che vanno a lavorare all’estero e che in certi casi «è un bene non avere più tra i piedi». Parole sulle quali il rappresentante del governo ha fatto poi retromarcia e si è scusato. Ma senza riuscire a scansare l’ondata di polemiche subito partita. Ad attaccare tra gli altri Luigi Di Maio («Vada via lui, non i giovani»), Pippo Civati («Giovani votano no e Poletti la fa pagare»), Stefano Fassina («È ora che Poletti si dimetta»), Barbara Saltamartini («È più offensivo di Renzi»). Il ministro ha poi chiarito: «Volevo semplicemente affermare che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri». Ma «evidentemente mi sono espresso male».

Tornando ai dati Inps, arriva l’ennesima conferma dell’irresistibile ascesa dei voucher, strumento sospettato di mascherare il lavoro nero e quindi, in un un certo senso, di favorirlo: nei primi mesi di quest’anno ne sono stati venduti oltre 121 milioni a fronte dei 91 milioni del 2015 e dei 54 milioni del 2014. In due anni sono più che raddoppiati. L’esecutivo ha introdotto a settembre misure per una maggiore tracciabilità dei buoni che, almeno sulla carta, dovrebbe ridurre gli abusi. Modifiche che sono divenute operative dal 7 ottobre scorso, mese che rientra nell’ultima statistica. Per ora risultati non se ne vedono, anche se è presto per fare un bilancio: rispetto a settembre l’Inps ha registrato 12 milioni di voucher venduti in più, dato perfettamente in linea con la media dei mesi precedenti. Non per nulla lo stesso Poletti ha messo le mani avanti ribadendo che il governo attenderà un altro mese per valutare se la tracciabilità ha prodotto risultati, altrimenti il governo è pronto a ridefinire «il confine dell’uso dei voucher».

Nessun ripensamento invece sul Jobs act: «Non vedo motivi per intervenire», ha aggiunto. La Cgil punta invece al bersaglio grosso con il referendum: abolizione dei voucher e ritorno all’articolo 18, ripristinando la reintegra sul posto di lavoro (decisa dal giudice) per chi è licenziato senza giusta causa. Da questo punto di vista l’Inps segnala che sono continuati ad aumentare i licenziamenti disciplinari nei contratti a tempo indeterminato: sono passati dai 47.728 dello scorso anno ai 60.817 di quest’anno, segnando un + 27,4%.

Lo stesso istituto avverte però che non è ancora chiaro il collegamento con l’introduzione del contratto a tutele crescenti e segnala il contemporaneo calo delle dimissioni. Ormai consolidato è invece il pesante arretramento dei contratti a tempo indeterminato di pari passo con il decalage degli sconti contributivi dal gennaio scorso: al netto delle cessazioni, le assunzioni fisse sono state solo 61.640, segnando un -89% rispetto alle 588.039 registrate nello stesso periodo del 2015 (quando la decontribuzione era totale) e un calo anche rispetto alle 101.255 del 2014 (quando non c’erano incentivi). La quota dei nuovi rapporti stabili sul totale è così scesa al 29,3% rispetto al 39% del 2015 e al 32% del 2014. Nel complesso i rapporti di lavoro registrano un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari +497.000 contratti, meno del 2015 (+636.000) ma più del 2014 (+313.000).

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