giovedì 14 aprile 2011
Il governo nega «urgenze o emergenze» sui conti pubblici, fissa ora al 2015 l’obiettivo del pareggio di bilancio e insiste: occorre portare in Costituzione vincoli di bilancio più forti. Ma, soprattutto, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rimanda nel tempo gli ulteriori sacrifici. Il Pd attacca: serve intervento da 8 miliardi.
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Il governo nega «urgenze o emergenze» sui conti pubblici, fissa ora al 2015 l’obiettivo del pareggio di bilancio e insiste: occorre portare in Costituzione vincoli di bilancio più forti. Ma, soprattutto, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rimanda nel tempo gli ulteriori sacrifici (ma lui le chiama «economie») che saranno necessari e smonta "grandi sogni" di riduzioni delle tasse. Eppure la riforma fiscale torna prioritaria: la legge delega sarà chiesta al Parlamento subito dopo la fine dei lavori dei tavoli tecnici, quindi a giugno, ma «la strategia di riforma non potrà che essere tendenzialmente neutrale sul piano finanziario», è scritto nel Programma nazionale di riforma (Pnr), il nuovo documento di bilancio che, assieme alla Def, è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri, nella breve riunione tenuta nella pausa-pranzo di una Camera impantanata con il processo breve. Due testi subito rigettati dalle opposizioni: Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, li definisce nulla più di «acqua fresca, un pacco da inviare a Bruxelles», sostiene che è invece alle porte una manovra correttiva da 7-8 miliardi di euro per il 2011 e chiede un «serio dibattito parlamentare» prima di inoltrare il tutto alla Ue.È una ricostruzione opposta a quella di Giulio Tremonti. Per il ministro dell’Economia i «numeri sono in linea», l’andamento delle entrate «quadra». Insomma, chiude, «escludo lacrime e sangue», anche se serve «un mantenimento» perché alcune spese «sono finanziate solo fino a giugno». Conclusione: «Non dobbiamo intervenire oggi per arrivare al pareggio nel 2014», ma il «grosso» degli interventi «è rimandato al 2013 e 2014». Tutto il contenuto del Pnr si tradurrà in atti di legge (per questo il testo «è stato già bollinato dalla Ragioneria dello Stato», precisa Tremonti), ma il primo provvedimento «allo studio» è un decreto per lo sviluppo che vedrà la luce a maggio. Sarà basato su misure «a impatto zero»: dal rilancio di una tassazione di vantaggio per il Meridione (Tremonti crede nell’«assenso» della Ue) alla fissazione di una «percentuale rigida sulle compensative e sulle riserve» che fanno lievitare oggi i costi degli appalti pubblici; dalla previsione di un credito d’imposta al 90% per le imprese che faranno ricerca in università e istituti di ricerca alla creazione dei "distretti turistico-balneari" che, in cambio, dovranno pagare di più le concessioni. Arriva anche un "Fondo per il merito" per gli studenti, e sul nucleare è confermata la «pausa di riflessione».Per il Pd, invece, una manovra-bis è necessaria proprio in base ai numeri presentati dal governo nella Def che, alla fine, ha confermato per il deficit gli obiettivi fissati lo scorso settembre: 3,9% quest’anno, per poi scendere al 2,7% nel 2012. Un’impresa ancor più difficile tenendo conto che le stime di crescita sono state limate: 1,1% nel 2011, 1,3% fra un anno e ancora solo 1,5% nel 2013. Va considerato poi che la pressione fiscale è vista in aumento: 42,5% nel 2011, ma 42,7% nel 2012. Una notizia in parte positiva viene dal fronte debito pubblico: Tremonti annuncia, nella conferenza stampa tenuta con Berlusconi, che «in valore assoluto non siamo più il 3° debito pubblico del mondo, ma il 4° perché la Germania ci ha superato», pur restando la caccia a un debito che è alto (al 120% nel 2011 e al 119,4% nel 2012). E che anche per Giorgio Napolitano va «ridotto nettamente», anche se per Berlusconi il suo calo «scatterà dal 2015».
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