Un momento della conferenza stampa di presentazione del nuovo contratto - Archivio
«Non è una questione di fuga di cervelli: chi vuole fare ricerca in Italia rimanga, benissimo, ma chi vuole andare è giusto che vada altrove a fare delle esperienze e contaminazione culturale. La grande sfida per noi è fare tornare i ricercatori e fare venire in Italia chi da fuori ci guarda e dice "però forti gli italiani". In alcuni settori siamo leader, penso alla meccatronica, noi siamo fortemente attrattivi». Lo ha detto la ministra dell'Università e la Ricerca Anna Maria Bernini nel corso di una iniziativa di Telethon a Roma, in cui la Fondazione Telethon Ets ha lanciato per i propri ricercatori e il proprio personale tecnico (circa un centinaio) un nuovo e moderno contratto collettivo nazionale aziendale di lavoro. Il Ccnl ha l’ambizione di aprire la strada a tutti gli enti scientifici privati non industriali su scala nazionale e coniuga i diritti del lavoratore con la flessibilità necessaria a chi si dedica alla ricerca, riconoscendone il valore professionale e le mansioni svolte. Sarebbero oltre 1.000 gli interessati, per lo più donne. Maggiori tutele e un percorso di carriera definito sin dalla laurea. L'accordo, con l'obiettivo di superare i contratti precari e atipici nel mondo dei ricercatori, è stato realizzato in collaborazione con la Fir-Cisl. A renderne possibile il varo è stato il dl 148/2011, voluto dall'allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che permette di realizzare «specifiche intese finalizzate alla maggiore occupazione di natura subordinata e alla qualità dei contratti di lavoro». Con il nuovo contratto vengono garantiti i vantaggi del lavoro subordinato, come la previsione di un salario minimo coerente con i livelli di inquadramento definiti nell'accordo e che caratterizzano il percorso di carriera dei ricercatori. Inoltre: lavoro flessibile pari a 40 ore settimanali; tutele garantite dalla gestione Inps lavoro dipendente, quali malattia, maternità, paternità e congedi (tutte cumulabili ai fini della pensione); riconoscimento del trattamento di fine rapporto; quattro settimane di ferie retribuite all'anno; welfare aziendale e assicurazione sanitaria. Telethon si è impegnata per garantire ai propri ricercatori un contratto di riferimento che restituisse dignità a questo tipo di impiego e superasse nello stesso tempo le problematiche legate alla natura stessa di un lavoro definito dal singolo progetto di ricerca e strettamente correlato alla durata del finanziamento dello stesso. Ciò comporta un aumento del costo del lavoro di circa il 30% per il datore di lavoro. «Proprio la mancanza di tutele e la mancata definizione di un percorso certo di carriera - ha spiegato il presidente di Fondazione Telethon Luca di Montezemolo - influiscono sulla scelta dei ricercatori di recarsi all'estero. Attraverso questo contratto possiamo invece offrire una valida opzione ai giovani per restare nel nostro Paese e attrarre talenti internazionali. L'augurio è che possa diventare un punto di riferimento anche per altri enti di ricerca scientifica privati non industriali». «Siamo orgogliosi - ha concluso Francesca Pasinelli, direttrice generale di Fondazione Telethon - di annunciare il compimento di un percorso in cui abbiamo creduto, a tutela di chi sceglie una professione così strategica, cioè contribuire all'avanzamento della conoscenza in ambito biomedico».