La determinazione è massima. Mario Monti non vuole assolutamente che quello che comincia domani sia il 25° summit della Ue con scarsi risultati concreti. E per portare a casa qualcosa di immediato, specie sul cosiddetto piano anti-spread (che oggi penalizzano oltre misura i tassi d’interesse italiani, malgrado le riforme realizzate), "minaccia" di portare la riunione di Bruxelles ai tempi supplementari, di dar vita a una trattativa a oltranza. È un impegno che esplicita chiaramente, il premier, nell’intervento tenuto alla Camera sulla linea che il governo sosterrà al vertice: «Sono pronto a restare oltre il limite previsto per la riunione e a lavorare fino a domenica sera, se sarà necessario, perché alla riapertura del mercato, lunedì 2 luglio», ci possano essere anche «meccanismi soddisfacenti per reggere alle tensioni del mercato». Perché quello che si teme, conferma una fonte governativa, è «un lunedì nerissimo» in Borsa.Il vertice europeo si annuncia «difficilissimo», ma il Professore assicura il Parlamento che l’Italia si farà sentire. Sia perché non chiederà aiuti, ma soprattutto perché «non andrà per apporre un visto formale a documenti pre-stampati». Saranno ore nelle quali ci sarà da lottare, le prossime 48 (o 72, o quelle che saranno), nella capitale belga che ospita le maggiori istituzioni dell’Unione. Non è il momento di conclusioni blande, all’acqua di rose. Per ottenere soluzioni concrete il premier è pronto a giocare le sue carte, rese "forti" dalla rivendicazione degli sforzi fatti dal nostro Paese e dal ruolo svolto per avvicinare Francia e Germania. «Non possiamo permetterci – scandisce – che la straordinaria opera della costruzione europea possa andare distrutta». Ma la «condizione necessaria perché l’Europa avanzi è un accordo tra Francia e Germania»: per questo Monti spiega che, con l’arrivo di Hollande all’Eliseo, «è stata mia intenzione che, in tempi brevi, i due trovassero un linguaggio comune, credo che ciò sia stato apprezzato». Una marcia che vivrà un’altra tappa nel bilaterale a Roma con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il 4 luglio, confermato ieri da Palazzo Chigi. È un attivismo, il suo, che non si ferma ai soli stati dell’eurozona: «Stiamo in queste ore – afferma – parlando anche con alcuni capi di governo di Paesi europei non euro», per far sì che nel Consiglio Ue di domani sera, che precederà il vertice a 17, possano «rappresentare senza esitazioni» anche le loro preoccupazioni. Quanto ai famigerati "compiti a casa", a Bruxelles Monti ricorda che potrà esibire un altro successo: l’approvazione definitiva della riforma del lavoro. Arriverà oggi e subito dopo, annuncia il presidente del Consiglio, «scriverò una lettera a Van Rompuy e a Barroso, per informarli dei progressi compiuti».Sarà una strategia da fine diplomatico, quella che Monti dovrà sviluppare. Con due obiettivi esplicitati: la «crescita e la stabilizzazione della zona euro». Sulla prima - da sviluppare in parallelo con l’«evoluzione», anche politica, dell’Unione - è già stata data una prima risposta col pacchetto da 130 miliardi annunciato venerdì nel quadrilaterale di Roma, definito però «condizione necessaria, ma non sufficiente».Ma è principalmente sul resto che si svilupperà la mediazione, in particolare con la Merkel. In aula Monti punzecchia ripetutamente la Germania: prima ricordando che tutti i governi hanno Parlamenti e Corti costituzionali a cui dover rendere conto; poi bacchettando il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann (ex consigliere della Merkel), reo di «aver capito male» la proposta italiana per contenere lo spread. Che prevede sì l’utilizzo dei fondi salva-Stati (Esfs-Esm) per impedire eccessive «divaricazioni» fra gli interessi dei vari stati, ma solo - ecco la novità - per quei Paesi «in regola con la disciplina di bilancio» (il che fa pensare a un’esclusione della Spagna), «non a chi ha bisogno di essere aiutato perché non ce la fa». E per centrare questo bersaglio, si dice dietro le quinte, Monti sarebbe disposto a concedere una sponda alla Merkel nella sua opposizione agli Eurobond.