Le indiscrezioni che circolavano da settimane sono state confermate ieri sera: il gruppo Editoriale l’Espresso e Italiana Editrice hanno firmato un 'memorandum d’intesa' per fondersi in un’unica società che si imporrà, quasi senza rivali, come primo gruppo editoriale italiano: controllerà due dei principali quotidiani nazionali (
la Repubblica e
la Stampa), oltre a diciannove quotidiani locali (compresi
il Secolo XIX, il Tirreno e
il Messaggero Veneto), un settimanale (
l’Espresso), tre stazioni radiofoniche (Deejay, Capital e M2o) e due concessionarie di pubblicità (Manzoni e Publirama). Nella nota congiunta con cui hanno annunciato l’accordo di massima, le due società ricordano che assieme nel 2015 hanno fatturato 750 milioni di euro e hanno mostrato «la più alta redditività del settore» (l’Espresso nel 2015 ha fatto 17 milioni di utili). «Le testate – assicurano assieme gli editori – manterranno piena indipendenza editoriale» mentre si punta a «realizzare crescenti economie di scala». La fusione, che dovrà ottenere il via libera dell’Antitrust, avverrà tramite lo scambio di azioni tra i soci delle due società. L’operazione dovrebbe concludersi entro l’inizio del prossimo anno. A cose fatte la Cir, la finanziaria dei De Benedetti, controllerà il 43% del nuovo gruppo, mentre il 15% andrà ai soci di Italiana Editoriale, cioè Fiat Chrylser (ne ha il 77%) e la Ital Press di Claudio Perrone, l’ex editore del
Secolo XIX (che ha l’altro 23% di Itedi). Fca ha già chiarito che distribuirà le azioni del nuovo gruppo tra i suoi soci. Il risultato finale sarà una compagine azionaria in cui la Cir sarà di gran lunga il socio dominante, e che avrà in Exor (la finanziaria degli Agnelli che si ritroverebbe con il 5% delle azioni) il suo principale alleato – la nota dei due gruppi parla già di un 'accordo' sulle future partecipazioni – con Perrone che sarebbe socio con circa il 4% delle azioni. Si tratta dell’operazione finanziaria più grande della storia dell’informazione stampata italiana ed è destinata a cambiare radicalmente gli equilibri del settore. Perché prima di spartire le azioni del nuovo gruppo tra i suoi soci Fca, che resta la maggiore industria manifatturiera del paese, cederà la sua partecipazione in Rcs, dove è primo socio con il 16,7%, per concentrarsi solo sul settore auto. L’editore del
Corriere della Sera, i cui conti non sono tranquillizzanti come quelli dei rivali dell’Espresso, dovrà quindi trovare un nuovo socio di riferimento. Secondo
Affaritaliani potrebbe farsi avanti Caltagirone – l’editore di alcuni quotidiani tra i quali il
Messaggero e il
Mattino – così da creare un altro polo di grandi dimensioni. Oppure, secondo altre indiscrezioni pubblicate da
Lettera43, potrebbe prospettarsi una fusione tra Rcs e
il Sole 24 Ore, di proprietà di Confindustria, altro editore che ha bisogno di ottimizzare le risorse. La partita del grande riassetto dell’informazione italiana ora si è aperta davvero.