venerdì 18 gennaio 2013
​Un’azienda su due la considera efficace nel contrastare l’utilizzo improprio della flessibilità. Assunzione a tempo indeterminato e, a seguire, contratti di somministrazione e di apprendistato risultano le forme privilegiate di regolarizzazione dei rapporti.
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Bisognerà attendere ancora qualche mese per osservare le ricadute economiche e sociali della Riforma Fornero che prevede una progressiva e graduale attuazione delle misure disposte con la normativa del 18 luglio 2012. Tuttavia, le imprese italiane sembrano avere idee piuttosto chiare sulla possibile efficacia della Riforma rispetto agli obiettivi perseguiti e sulle limitate possibilità di manovra per garantire maggiori opportunità di occupazione nel 2013 a causa della difficile congiuntura negativa. A fare luce sui primi effetti e sulle percezioni della riforma è il sondaggio realizzato da Adecco, azienda leader nella gestione delle risorse umane, su un campione di  imprese (120) e uno di candidati/lavoratori (2.300). La prima fase del sondaggio, realizzata tra ottobre e novembre 2012 attraverso un questionario online reso disponibile sul sito di Adecco, ha aperto la strada ad un monitoraggio sistematico che prevede due successive riprese per una verifica puntuale delle evoluzioni della situazione nel tempo.Per il 50% delle imprese è efficace nel contrasto delle forme improprie di flessibilità Circa il 50% delle imprese ritiene che la Riforma del Lavoro possa favorire una riduzione degli abusi legati all’utilizzo improprio di forme contrattuali flessibili. In particolare, il 38% degli intervistati ritiene che il nuovo testo avrà “abbastanza” o “molto” impatto sulla flessibilità in entrata, mentre risulta meno incisivo sulla flessibilità in uscita per la quale solo il 24% del campione ritiene che l’impatto sarà “abbastanza” o “molto” forte. In merito alla volontà di procedere con inserimenti e/o rinnovi di contratti si deve tuttavia considerare che per una grande maggioranza delle imprese intervistate è la difficile situazione economica a influire prevalentemente sulle decisioni future. Infatti, alla domanda “In che misura la congiuntura economica influirà sulla vostra volontà di inserire/rinnovare personale con contratti flessibili?”  il 67% delle imprese ha affermato che la congiuntura peserà “abbastanza” o “molto” su tale decisione (34% “abbastanza”, 33% “molto”).Ecco i contratti i più usati per regolarizzare i lavoratori a termineOltre l’80% delle imprese ha dichiarato di voler procedere alla regolarizzazione di una parte - compresa tra l’1 e il 10% - di collaboratori non assunti a tempo indeterminato intervenendo in primis sui contratti a termine non rinnovabili (61% dei casi) e secondariamente sui contratti a progetto (21% dei casi) e sulle partite Iva (17% dei casi). Per quanto riguarda la modalità di regolarizzazione le imprese sembrano preferire i contratti di assunzione a tempo indeterminato (nel 45% dei casi) seguiti dai contratti di somministrazione e apprendistato (nel 14% dei casi). Un forte deterrente alla stabilizzazione dei lavoratori è tuttavia rappresentato dalla congiuntura economica negativa. Il 60% delle imprese ha affermato, infatti, che non crede potrà proporre un nuovo contratto a una percentuale di collaboratori compresa tra l’1 e il 10%, mentre il 14% degli intervistati ritiene di non poterlo offrire a una percentuale di collaboratori superiore all’80% .  Efficacia limitata su formazione e tutela dei lavoratori È solo una impresa su quattro (tra il 24% e il 27%) a ritenere che la Riforma possa favorire il perseguimento degli obiettivi di “rafforzamento delle tutele dei lavoratori” e “stimolo alla formazione”. Particolarmente diffuso inoltre lo scetticismo sulla possibilità che la nuova normativa possa incoraggiare una maggiore occupazione femminile (solo il 12,5% ha risposto “si”, il 62% ha risposto “no”). La conoscenza della Riforma è scarsaSpostando lo sguardo alle risposte raccolte tra i candidati/lavoratori, si riscontra in generale una scarsa conoscenza della Riforma del Lavoro. Circa il 70% degli intervistati dichiara di conoscere “poco” (50%) o per “nulla” (20%) i contenuti della Riforma. A questa scarsa conoscenza non corrisponde tuttavia una mancanza di interesse. Anzi, oltre il 72% dei rispondenti è convinto che la Riforma lo riguardi direttamente; in particolar modo grande interesse è rivolto alle nuove condizioni dei contratti di lavoro.  Tra i vari ambiti regolati dalla nuova normativa, una percentuale tra il 20 e il 25% dei rispondenti considera particolarmente importante la tutela dei diritti dei lavoratori, le riforme contrattuali che potrebbero essere proposte e la durata del contratto. A seguire, con il 10% delle preferenze, rientra l’ambito degli ammortizzatori sociali e delle misure volte a favorire l’occupazione femminile (7%). Scarsa fiducia nella crescita dell’occupazione
Complessivamente gli intervistati dimostrano poca fiducia nella possibilità che questa Riforma possa migliorare le prospettive occupazionali. Il 37% ritiene che non possa in alcun modo favorire l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro, il 48% la ritiene poco efficacie e solo il 15% abbastanza o molto utile. Migliora la percezione se si estende il periodo di riferimento al successivo semestre. Oltre il 66% dei rispondenti ha infatti risposto positivamente alla domanda “Confidi in una proposta di lavoro per te interessante entro i prossimi sei mesi?”.
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