L'entusiasmo di un cliente in un Apple Store di San Francisco (foto Apple)
Pagare mille euro per un telefono potrebbe non essere più una rarità, né una scelta risibile. A dirlo sono i prezzi degli ultimi modelli di punta: dal nuovo iPhone X al Samsung Galaxy Note 9 e fino al recentissimo lancio del Mate 20 Pro di Huawei. Una "rivoluzione"che ha appena pochi mesi, partita quando Apple ha rotto la soglia psicologica dei "mille" raccogliendo numerose critiche e dubbi su una scelta di marketing e di posizionamento così azzardata. I consumatori sarebbero stati disposti a spendere quella cifra che superava di gran lunga due prodotti ancora di alto livello come l’iPhone 8 e l’iPhone 8 Plus per portarsi a casa il nuovo telefono Apple? Una prima risposta l’ha data il numero uno di Apple, Tim Cook, che ha sottolineato come l’iPhone X abbia già superato, nei volumi di vendita della prima settimana, gli altri suoi predecessori.
Impensabile, fino a poco tempo fa, oggi invece mille euro non sono così irragionevoli, dicono molti ana-listi, perché i clienti sono sempre più disposti a spendere su un telefono la stessa cifra che investirebbero su un pc. Accettata da molti utenti, la politica di incremento progressivo dei prezzi è sulla buona strada per diventare una nuova filosofia di marketing. Secondo un’analisi condotta da Idc sul mercato americano, in appena due anni il costo dei principali smartphone di punta è cresciuto a ritmi elevati. Qualche esempio? Il prezzo del nuovo Samsung Galaxy S9 è il 15,1% in più del "vecchio" Galaxy S6 del 2016, mentre il prezzo della serie P di Huawei è cresciuto del 33% dal 2016.
Un incremento che conferma anche l’importanza dei telefonini come strumento versatile e che concentra su di sé diversi utilizzi: lavoro, intrattenimento, comunicazione e anche esperienza fotografica a livelli professionali. Con l’aumento di potenza dei processori, la qualità delle fotocamere, la durata delle batterie e ora pure la maggiore velocità di connessione che i telefoni di ultima generazione portano con sé, cresce anche il valore che le persone vi riconoscono. Secondo molti analisti, infatti, la gente oggi è disposta a spendere una cifra elevata in uno smartphone perché lo ritiene l’oggetto tecnologico più importante della propria vita.
Sicuramente aumentando la qualità dei componenti aumentano anche i costi per i produttori, oltre al fatto che il valore di un dispositivo cresce in proporzione al livello di servizi che rende disponibili. Poi c’è anche l’inflazione che contribuisce a far salire i prezzi, certo, ma la ragione di questo incremento va oltre: in molti casi al costo vivo dei materiali si affianca una maggiorazione che molti marchi riconoscono ai propri prodotti per trasformarli in status symbol.
Poi c’è anche l’aspetto delle vendite: l’obiettivo dei principali costruttori, infatti, è incrementare il costo finale per ottenere maggiore profitto puntando sul valore e non sul volume. Una strategia dettata dal fatto che in generale le vendite stanno calando rispetto agli anni precedenti perché la gente preferisce molto spesso sganciare i dispositivi da offerte tariffarie proposte dagli operatori e tende ad acquistare direttamente il telefono e mantenerlo per diversi anni. Come ha fatto notare Idc, sebbene le consegne di nuovi smartphone caleranno leggermente nel 2018, il prezzo medio di vendita crescerà del 10.3% rispetto al 2017.
Per questa ragione la nuova "generazione mille euro" lanciata da Apple, Samsung e Huawei non potrà che consolidarsi, almeno per il momento, ma questo non significa che tutti i telefoni siano destinati ad avere un prezzo così elevato. Resiste infatti una buona e sana competizione sul segmento medio con aziende come Motorola, Xiaomi, Nokia, Oppo e Asus che continuano a offrire prodotti di buona qualità a prezzi abbordabili. Basta essere consapevoli che non si ha in tasca uno status symbol, ma "solo" uno smartphone tuttofare. Che spesso è già sufficiente.