venerdì 7 aprile 2023
Dai campi alla tavola passando dai banchi di scuola degli istituti agrari specializzati in enologia. La filiera coinvolge diverse figure professionali: viticoltore, enologo, sommelier
Un patto per salvare le eccellenze italiane

Un patto per salvare le eccellenze italiane - Confcooperative

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Bilancio positivo di Vinitaly alla Fiera di Verona. Il Salone internazionale dei vini si è chiuso con 93mila presenze complessive, di cui 29.600 straniere. In crescita rispetto all'ultima edizione gli ingressi di buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Degna platea per una ripartenza grintosa delle 4mila aziende espositrici che hanno incontrato, in oltre 11mila appuntamenti commerciali programmati, oltre mille buyer. In forte crescita, tra i 18 padiglioni e i banchi di assaggio, gli arrivi di operatori da Usa (+45%) e Asia (+116%). In questo scenario, l’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, il comparto Vini, Spiriti e Aceti, rappresentato da Federvini, ha registrato nel 2022 un andamento fortemente caratterizzato da fattori di discontinuità causati dal repentino aumento dei costi di produzione, di trasporto e dell’inflazione. Il comparto esprime complessivamente un fatturato di oltre 31 miliardi di euro, esportazioni per oltre nove miliardi di euro di export, pari al 22% del totale dell’export del Food & Beverage del Paese, circa 570mila imprese e 870mila occupati tra diretti e indotto. Secondo le elaborazioni di Nomisma, le vendite del vino in Italia nel 2022 rispetto al 2021 si confermano in flessione con -1,8%. Soffre la categoria vermouth (-9,4%) contro il -5,4%, ma soprattutto la categoria fermi & frizzanti che registra nel 2022 -6,9% rispetto al -2,2%. Su quest’ultima categoria incide significativamente il calo delle etichette Dop (-8,1%) e Igp (-7,6%). Più contenuto il calo delle vendite spiriti, dove si registra una leggera contrazione nel 2022, -0,6%. Nella categoria si segnala il +0,7% di distillati e acquaviti, al contrario degli amari -4,8% e dei liquori dolci -5,6%. Prosegue il successo del gin sia in volume che in valore. Capitolo aceti, le vendite in Gdo nel 2022 fanno registrare un lieve calo (-0,5%) rispetto al 2021. Disaggregando la categoria osserviamo la continuità delle vendite dell’aceto balsamico (+0,8%), in flessione invece l’aceto di vino (-3,9%) e quello di mele (-5,6%). «Abbiamo chiuso un 2022 in crescita nei valori delle esportazioni - spiega Micaela Pallini, presidente di Federvini - con una buona ripresa dei consumi fuori casa anche per effetto delle riaperture post pandemia ma con un andamento preoccupante sul canale Gdo del mercato interno dove a soffrire sono stati soprattutto i prodotti premium. Le previsioni per il 2023 non sono incoraggianti, da un lato il mercato interno è segnato da alti valori di inflazione e bassa crescita del Pil e dall’altro subiamo un attacco senza precedenti alla reputazione dei nostri settori per la tendenza a livello internazionale di non distinguere tra consumo e abuso di alcol, disconoscendo che un consumo consapevole e moderato è compatibile con uno stile di vita e una dieta equilibrati, come l’Italia dimostra meglio di qualsiasi altro paese al mondo». Positivi nel complesso i dati sull’export dei vini che evidenziano crescita a due cifre nelle esportazioni di vino verso Paesi quali Regno Unito con +51,4%, seguito dal Giappone +25,1%, Canada +17,9% e Australia +17,4%, Stati Uniti con +15,6%, Francia con +15%. Anche nel comparto spiriti i dati dell’export sono positivi ed evidenziano come nel periodo gennaio-ottobre 2022 il comparto abbia fatto registrare un +29% rispetto allo stesso periodo del 2021. Il settore è trainato dalla Grappa (+23%). Nel complesso le performance migliori vengono fatte registrare negli Stati Uniti dove la categoria liquori registra +38% rispetto allo stesso periodo del 2021, e in Germania dove la Grappa risulta ancora la più richiesta +33% rispetto al 2021. Positivo anche l’export degli aceti nei principali mercati di destinazione, con un incremento negli Stati Uniti (+30%), in Germania (+18%) e nel Regno Unito (+7%).

Dai campi alla tavola passando dai banchi di scuola

In Italia il "mondo del vino" dà lavoro a numerose persone, che trovano una occupazione nelle vigne, nelle cantine o nella distribuzione commerciale. Sono tante le figure professionali della filiera: dal viticoltore all'agronomo, dal responsabile analisi e controllo qualità delle uve al cantiniere, dall'enologo al brand ambassador, dal sommelier al wine blogger. Ogni anno aumenta sempre di più il numero ​dei ragazzi che vogliono specializzarsi nello studio della viticoltura e dell'enologia. Un'eccellenza italiana è quella degli istituti agrari specializzati in enologia. A Conegliano (Treviso), nel 1876 è stata aperta la prima scuola enologica italiana: l’Istituto Cerletti, la più antica d’Italia e d’Europa. Nel 1923 è stato fondato l’Istituto Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano e ancora oggi l’Università di Padova ha insediato un proprio distaccamento della Facoltà di Enologia, tutto questo ha sicuramente contribuito allo sviluppo del settore vitivinicolo in questa zona. Dopo Conegliano è stata la volta di Avellino nel 1878, mentre nel 1881 prendeva il via, anche per l’interesse del ministro albese Michele Coppino, la Reale Scuola di Viticoltura e Enologia di Alba. Inoltre è nata una rete delle scuole enologiche che coinvolge gli istituti scolastici agrari con speciale ordinamento in Viticoltura ed Enologia, che hanno attivato il corso per il conseguimento della qualifica di “Enotecnico” e possiedono specifici requisiti a garanzia della solidità e della serietà dell’offerta formativa come, per esempio, la disponibilità di vigneti con relativo parco macchine, la disponibilità della cantina per la trasformazione dell’uva in vino e la disponibilità di laboratori enochimici. La rete delle scuole enologiche italiane - sono 15 presenti in quasi tutte le regioni - è nata nel 2009 allo scopo di favorire il confronto e lo scambio su tematiche di natura didattica, tecnica e programmatica e di salvaguardare la specificità del percorso formativo riservato ai futuri esperti di settore e si pone come importante interlocutore con i ministeri di riferimento. Numerose Università hanno attivato corsi di laurea in agraria ed enologia, che si colloca ai primi posti tra quelle con i migliori sbocchi lavorativi. I numeri parlano chiaro, ben l’83% dei laureati trova lavoro a cinque anni dalla fine degli studi (dati Almalaurea). Oltre a numerosi master legati al mondo del vino. Anche i Consorzi di tutela si dimostrano attenti a migliorare la qualità e la professionalità. Il Consorzio di tutela del Connegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, per esempio, ha lanciato due nuovi progetti: Green Academy e Wine Tourism Lab . Il primo è un incubatore di ricerche, studi, contenuti e nuove idee per lavorare in modo sempre più strutturato, aggregato e concreto sul versante della sostenibilità del territorio. Il secondo funge da collante
tra le diverse figure professionali e intende creare nel contempo una maggior consapevolezza nei giovani delle più ampie opportunità che il territorio offrirà nei prossimi anni. Non più solo vino, ma accanto a esso anche paesaggio, bellezza, salubrità, food, tempo libero, natura, tutte voci che si fondono in una sola: enoturismo.

Patto per salvare l'agroalimentare italiano

«Un patto tra governo e cooperazione agroalimentare per salvaguardare le eccellenze del nostro made in Italy di cui le cooperative rappresentano 1/4 del valore», lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative incontrando Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. «In Italia sono, infatti, realizzati dalle cooperative: il 60% della produzione vitivinicola, il 70% di quella lattiero casearia, oltre il 40% di quella ortofrutticola e il 60% dell’avicunicola. Una filiera tre volte italiana per prodotto, produttori e territorio. È impensabile – aggiunge Gardini – competere nello stesso mercato con regole diverse. Sono tanti i tarli che erodono la competitività di un comparto che incide sul Pil per il 15%: 1) il dumping e il lavoro nero, da un lato tante imprese che rispettano le regole dall’altro chi non lo fa; 2) la vertiginosa spirale inflattiva dei costi dell’energia e delle materie prime; 3) il mismatch la mancanza di figure professionali; 4) la Farm to Fork e le normative comunitarie in materia di sostenibilità che chiedono alle imprese inversioni di rotta troppo rapide senza misure di accompagnamento e mentre si regolamenta il mercato UE si importano prodotti agricoli da paesi dove si utilizza ancora il Ddt; 5) il nutriscore verso cui ribadiamo la nostra ferma contrarietà perché banalizza e penalizza la dieta mediterranea; 6) per finire l’Italian sounding che pesa per oltre 100 miliardi di euro, vale a dire il doppio del nostro export». «Il ripristino dell’utilizzo dei voucher è una misura adottata dal governo che va nella giusta direzione. Le nostre cooperative danno lavoro a 530mila persone, potrebbero assumerne altre 25mila, ma mancano molte figure professionali adeguate. Solo nell’agricoltura – conclude Gardini – alle nostre cooperative, che danno lavoro a 74mila persone, mancano oltre 2.500 lavoratori tra raccoglitori semplici e qualificati». «Fino a poco tempo fa la preoccupazione principale delle cooperative – ha detto il presidente di Confcooperative FedagriPesca Carlo Piccinini nel suo intervento – era valorizzare il prodotto dei propri soci e competere sul mercato: oggi invece si è aggiunto anche il problema di produrre e commercializzare facendo fronte a crescenti difficoltà derivanti da scelte politiche comunitarie sull’alimentare e sulla pesca a dir poco ideologizzate. Rischiamo di non riuscire più ad assolvere alla nostra mission di promozione dello sviluppo economico e sociale specie nelle aree più marginali del Paese». Il presidente della federazione agricola di Confcooperative, che associa oltre 3mila cooperative agroalimentari e della pesca per un fatturato complessivo superiore a 32,6 miliardi, ha rivolto un appello al Ministro affinché il dicastero da lui guidato «si faccia promotore di una posizione fortemente critica nei confronti delle ultime proposte normative della Commissione Europea in materia di riduzione dei fitosanitari e di riduzione degli imballaggi in plastica, così come quelle che tendono a penalizzare le filiere del vino e della carne, senza fare distinzione tra l’uso moderato e l’abuso di prodotti considerati dannosi per la salute. Il ministero della Sovranità alimentare è chiamato a tutelare con forza e decisione il nostro sistema agroalimentare da tutte quelle iniziative che prescindono da approfonditi studi di impatto sul sistema produttivo e che, senza tener conto del quadro di crescente difficoltà in cui le nostre aziende si trovano ad operare, rischiano di avere conseguenze incalcolabili sulla sicurezza degli approvvigionamenti». Il presidente Piccinini ha quindi avanzato al ministro Lollobrigida una proposta finalizzata ad orientare le risorse pubbliche destinate al settore agroalimentare a quelle specifiche realtà produttive che investono sull’Italia, generano indotto locale e vendono prodotti frutto di una filiera davvero tutta italiana. «A nostro avviso – ha concluso il presidente – è auspicabile che almeno le risorse di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste vadano di fatto a premiare chi può fregiarsi del brand Made in Italy, sfruttando gli strumenti di tracciabilità ad oggi disponibili per ascrivere il made in Italy ai soli processi produttivi in cui l’origine italiana dei fattori della produzione sia garantita e certificata, a partire dalla materia prima fino ad arrivare alla trasformazione». Una rivendicazione, quella avanzata dalla cooperazione, che si fonda proprio «sulla rilevanza e sul ruolo che le cooperative rivestono nella costruzione e preservazione del patrimonio culturale ed economico del Paese». Per il presidente Piccinini «un concetto così rilevante per la nostra economia e così prezioso per il tessuto agroalimentare italiano deve necessariamente essere valorizzato e assistito da interventi di politica economica destinati a chi può realmente fregiarsi del brand Made in Italy».

Assunzioni nella pubblica amministrazione e nel privato

Via libera del Consiglio dei ministri a un decreto per rinforzare la pubblica amministrazione. Sono in arrivo poco più di 3mila assunzioni, di cui due terzi (2.100) per le forze di sicurezza: Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Capitanerie di Porto e Guardia Costiera. Il testo prevede anche norme per rafforzare il personale di ministeri ed enti locali impegnati nell'attuazione del Pnrr, nella tutela della salute e dell'incolumità pubblica. Il testo innalza al 12%, fino al 31 dicembre 2026, la percentuale massima per la copertura con personale estraneo alle amministrazioni pubbliche dei posti dirigenziali di amministrazioni che rivestono il ruolo di stazioni appaltanti per il Pnrr. Inoltre si incrementano, come già previsto in base agli stanziamenti effettuati con la legge di Bilancio per il 2022, le dotazioni organiche delle amministrazioni centrali, dando termine al 30 giugno per la conseguente riorganizzazione delle strutture e con la previsione delle relative procedure di assunzione del personale. Per l'anno scolastico 2023/2024, si prevede inoltre una procedura straordinaria di reclutamento per i docenti, inseriti nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze o negli appositi elenchi aggiuntivi, che sono in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno. Inoltre, si interviene sulle modalità di svolgimento del concorso per i dirigenti tecnici con funzioni ispettive del Ministero dell'istruzione e del merito, in modo da sbloccare le procedure per il relativo reclutamento. C'è spazio anche per una norma che punta a incentivare i ricercatori di alto profilo a restare in Italia o a richiamarne altri dall'estero, come per esempio i vincitori dei progetti Gant Horizon e Marie Curie. Il testo prevede l'aumento del compenso fino al 30% per i ricercatori che vincono finanziamenti di ricerca. Intanto Sb Italia, che realizza soluzioni informatiche all’avanguardia per le aziende che desiderano innovare, sta continuando a crescere in termini di fatturato, clienti, progetti e soluzioni realizzate e questo si riflette anche nella crescita dell’organico, inserendo sempre nuove risorse: cinque persone al mese. Le professionalità attualmente ricercate variano tra commerciali - junior e senior - e sviluppatori e programmatori. Qui sono riportate tutte le posizioni aperte: https://www.sbitalia.com/lavora-con-noi/. Invece iBanFirst, in un solo anno dalla sua apertura a Milano, ha attirato 100 nuovi clienti e impiegato 15 specialisti. L'obiettivo è arrivare a quota 30 entro il 2024. Confida di iniziare la ricerca di tre nuovi profili nella seconda metà del 2023. La ricerca comprenderà due ruoli commerciali junior e uno specialista valutario da inserire nel nostro dipartimento di Account manager. La procedura di selezione è molto snella e semplice. Ogni job posting è pubblicato sia sul sito sia sui classici canali social. Dopo un primo screening delle candidature ricevute, l’iter di selezione viene cambiato a seconda delle caratteristiche del ruolo ricercato, ma solitamente inizia con una chiamata conoscitiva dove il candidato viene misurato in termini di motivazione e conoscenza dell’azienda. Tutti i contratti sono stipulati a tempo indeterminato. I nuovi assunti vengono inizialmente affiancati da un mentore il cui obiettivo è la condivisione di tutte l’operatività aziendale e dei valori cardine. Successivamente i dipendenti prendono parte alle regolari sessioni di aggiornamento che vengono organizzate in tutte le sedi europee. Infine il Consiglio di amministrazione di Kiko Milano, ha registrato nel 2022 i risultati migliori di sempre, con ricavi netti pari a 671 milioni di euro, in crescita del 42% rispetto al 2021 e del 14% in confronto al 2019. Sono previste 30 assunzioni nella sede centrale di Kiko a Bergamo entro il secondo trimestre 2023 in diverse aree: marketing, operations, e-commerce, legal, retail real estate, Esg, Internal communication.







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