Un momento del convegno dei Cavalieri del lavoro sulla transizione energetica - Archivio
«La transizione energetica è una sfida enorme e noi, donne e uomini di impresa, non possiamo che guardare ai più giovani non solo per trovare il senso ultimo delle nostre responsabilità, dobbiamo guardare ai giovani anche per trarre ispirazione dai loro comportamenti». Lo ha affermato questa mattina a Roma il presidente della Federazione dei Cavalieri del lavoro Maurizio Sella intervenendo al convegno sulla transizione energetica. «La sensibilità delle giovani generazioni verso produzioni e consumi sostenibili, l'uso responsabile di risorse, l'attenzione e l'interesse verso le tecnologie rinnovabili, tutto questo è la più vivida testimonianza di un profondo cambiamento culturale - ha aggiunto -. Nostro dovere è imparare a decifrare il loro linguaggio. Spesso, infatti, confondiamo la nostra incapacità di interpretarlo con l'assenza di proposte. Sono certo che, così come abbiamo sempre fatto in passato, noi Cavalieri del lavoro sapremo coltivare e favorire questo passaggio culturale. Sono certo continueremo a essere protagonisti del cambiamento anche in futuro. Nell'interesse di tutti». «Tra gli impegni più gravosi e urgenti del nuovo esecutivo ci sarà senza dubbio la piena attuazione delle richieste del Pnrr - ha sottolineato -. Ci auguriamo che non ci siano tentennamenti e che si percorra con puntualità, onestà e competenza la strada finora intrapresa. L'Europa ha saputo dare una risposta adeguata a un'emergenza senza precedenti. Lo ha fatto pensando innanzitutto alle nuove generazioni, alla Next Generation Eu». La crisi energetica - ha dichiarato il presidente di Acciaierie d'Italia Franco Bernabè - «non è staccata dalla guerra, ci sono state concause economiche e tecniche dalla metà del 2021 che hanno accelerato e spostato la domanda e fatto aumentare i prezzi, ma senza la manipolazione del mercato da parte della Russia tutto ciò che abbiamo visto, l'esplosione dei prezzi, non ci sarebbe stato». Bernabè ha aggiunto che «le sanzioni pesano moltissimo, ma chi ha dichiarato guerra all'Europa è stata la Russia con questi comportamenti del tutto irresponsabili» riferendosi, tra l'altro, anche a quando Mosca «ha impedito che venissero riempiti gli stoccaggi in Germania». Fra le cause della crisi energetica Bernabè ha ricordato anche «l'uscita dalla pandemia che ha accelerato la domanda, la siccità, il mancato vento nel mare del Nord per le rinnovabili, la mancanza di acqua in Brasile. Fra 2-3 anni la Russia non saprà dove piazzare il gas, i prezzi dell'energia crolleranno, i prossimi due anni saranno difficili, ma dobbiamo resistere, avremo altre fonti energetiche». Per uscire dalla crisi energetica - ha detto invece l'amministratore delegato di Enel Francesco Starace - «le rinnovabili sono la soluzione che ci porta più in là nel futuro. Quello che si osserva in questo scorcio di 2022 è che non solo lo hanno capito un po' tutti, ma soprattutto i consumatori italiani: abbiamo visto che nel primo semestre sono triplicate le domande di connessione alle reti di media e bassa tensione per impianti piccoli e anche medi da parte di aziende e privati». «I consumatori hanno deciso, il nostro compito è renderlo possibile - ha spiegato l'ad di Enel - quindi migliorare la capacità delle reti di assorbire questa produzione diversificata molto distribuita, e anche mettere a disposizione prodotti. Se ci saranno autorizzazioni più veloci nel realizzare impianti e una capacità più incisiva rispetto al passato anche impianti di grandi dimensioni potranno dare il loro contributo. Le autorizzazioni sono in ritardo, c'è stata una accelerazione, ma siamo ancora lontani». «La vera alternativa al gas russo sono le fonti rinnovabili - ne è sicuro l'amministratore delegato di Terna Stefano Donnarumma -. A fine agosto le richieste di connessione alla rete di Terna sono pari a 280 GW, circa quattro volte gli obiettivi che l'Italia si è data al 2030: realizzare i 70 GW previsti dal piano europeo Fit for 55 porterebbe a un risparmio di oltre 26 miliardi di metri cubi di gas, valore sostanzialmente pari alle quantità che il nostro Paese ha importato dalla Russia negli ultimi 12 mesi. È dunque fondamentale accelerare il più possibile i processi di autorizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici». «Il gas in autunno ci sarà, la cosa che può rassicurare è che gli stoccaggi stanno crescendo - tranquillizza l'ad di Eni Claudio Descalzi -. I flussi algerini sono arrivati a 83-85 milioni di metri cubi al giorno, quindi ci sta dando una mano importantissima ed è la ragione per la quale siamo riusciti a riempire gli stoccaggi di Lng. L'Algeria e i rigassificatori, che prima erano utilizzati al 40% e adesso al 100%, sono le ragioni principali per cui siamo riusciti a compensare in parte il gas russo che ancora fluisce in Italia. Abbiamo anche la parte norvegese quindi l'Italia ha tante alternative, cinque pipeline, tre rigassificatori, ma superato questo inverno sarà necessario avere uno o due rigassificatori». In questo senso Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, ha ricordato che «è in corso la conferenza dei servizi ed entro il 28 ottobre, se tutto va bene, dovremmo avere l'autorizzazione e in tempo record costruiremo il gasdotto di otto chilometri per la raccolta del gas liquefatto dalla nave».