lunedì 18 settembre 2017
La compagnia si è sbagliata nell'adeguare i piani di volo dei piloti alle regole europee, così molti di loro comandanti hanno già raggiunto il limite annuo di ore al comando
L'errore grossolano che ha mandato in tilt la low cost
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Schietto come al solito, il manager Micheal O’Leary alla fine ha ammesso che Ryanair ha combinato «un pasticcio». Quello che ha costretto la compagnia low cost irlandese a cancellare una cinquantina di voli al giorno su nove aeroporti (compresi Bergamo e Fiumicino, qui la lista completa delle rotte coinvolte) è stato un errore grossolano e incredibile per un gruppo che punta a chiudere il 2017 come prima compagnia aerea d’Europa per numero di passeggeri trasportati e con almeno 1,4 miliardi di euro di utili.

Un problema di regole


È una questione di regole. Le norme europee stabiliscono che un pilota di aerei possa volare al massimo 100 ore al mese e 900 ore all’anno. La Iaa, l’autorità di aviazione irlandese aveva interpretato il limite annuo a modo suo: iniziava il conto delle ore di volo ad aprile per chiuderlo a maggio, invece di partire da gennaio e arrivare a dicembre come fanno nel resto d’Europa. Secondo le rivali questo tipo di conteggio avvantaggiava le compagnie irlandesi. L’anno scorso l’Europa ha costretto Dublino ad adeguarsi e contare le ore seguendo l’anno solare, come tutti. La Iaa si è adeguata ma Ryanair non è riuscita a sistemare i suoi calendari secondo le nove regole e all’improvviso si è trova con diversi piloti che hanno esaurito le loro ore di volo per il 2017.

Un pasticcio costoso. O’Leary ha spiegato agli analisti che secondo i suoi calcoli le cancellazioni gli costeranno 5 milioni di euro per la restituzione di quanto pagato dai 40mila passeggeri coinvolti e altri 20 milioni in compensazioni. Secondo gli analisti la stima potrebbe essere un po’ bassina: quelli dell’irlandese Goodboy Stockbrokers prevedono 23,5 milioni di euro per le compensazioni, 6,3 milioni per i biglietti da rimborsare e altri 4,7 milioni per il vitto e l’alloggio di quei passeggeri che vorranno essere “riprotetti” sui voli di altre compagnie. Ai costi diretti si aggiungono poi quelli di immagine, ancora difficili da calcolare ma probabilmente significativi: quella di una compagnia che cancella voli già venduti perché si è sbagliata a fare i piani ferie è una storia che ancora non si era sentita.

Piloti che se ne vanno


La vicenda potrebbe nascondere anche qualche altra grana per la regina delle low cost. La Ialpa, il sindacato irlandese dei piloti, ha definito la giustificazione di Ryanair «strana e insostenibile» e ha invece diffuso delle sue stime secondo cui soltanto nell’ultimo anno finanziario ben 700 piloti hanno lasciato l’azienda. Il problema quindi non sarebbero i riposi, ma la carenza di personale. Norwegian Airlines, tra i più agguerriti rivali della low cost nonché prima compagnia ad applicare il modello dei voli economici sulle rotte tra Europa e America, ha subito voluto far sapere che ha portato via 140 piloti a Ryanair quest’anno. O’Leary ha ammesso che le altre aziende hanno messo nel mirino i suoi piloti (che non è difficile rubare, dati gli stipendi sotto la media) ma ha anche assicurato che le uscite sono state meno di 100 su circa 4.200 comandanti e l’azienda oggi non ha carenze di piloti. Ai nuovi arruolati, intanto, la low cost sta offrendo un premio di 10mila euro alla firma del contratto. Così da tenerseli un po' più stretti.




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