Luigi Genovese
Un sequestro astronomico: immobili, titoli e liquidi per circa 100 milioni di euro. Destinataria del provvedimento della magistratura di Messina è la famiglia del deputato di Forza Italia (ma eletto nel Pd) Francantonio Genovese, condannato in primo grado a 11 anni di reclusione per una vicenda di corsi di formazione 'd’oro' e padre del neo-deputato regionale Luigi, che ha 21 anni e alle ultime elezioni siciliane ha preso oltre 17mila preferenze.
Tutti i componenti del nucleo familiare Francantonio, la moglie Chiara Schirò, il figlio Luigi, la sorella Rosalia e un nipote - sono indagati a vario titolo per riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta di beni ed evasione fiscale. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia, è stata condotta dalla Guardia di Finanza e parte dalla Svizzera.
È Oltralpe che le Fiamme Gialle scoprono il tesoro del capostipite Luigi Genovese senior, accumulato, secondo gli inquirenti, in anni di evasione fiscale. Indagando, la Finanza trova poi una polizza assicurativa di 16 milioni stipulata nel 2005 con la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd da Francantonio Genovese. «Il prodotto finanziario – spiegano gli inquirenti – è, palesemente, finalizzato ad occultare capitali all’estero». Continuando a scavare si scopre che, a partire dal 2013, sono stati spostati oltre 10 milioni dalla Svizzera su un conto della banca Julius Baer, intestato alla società panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Genovese e a sua moglie. Interrogato, il deputato sostiene sia l’eredità del padre che, però, all’epoca era ancora in vita.
Per anni Genovese preleva soldi, tanti soldi, circa 8 milioni. Spese familiari, dice. «Andavamo a molti matrimoni e poi la mia attività politica è dispendiosa», spiega. Ma per la Finanza è una giustificazione inverosimile. Incastrato poi dal Fisco, che accerta un’evasione di 20 milioni, Genovese, nel tentativo di sfuggire all’aggressione patrimoniale nei suoi confronti, si sarebbe spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso alcune 'società schermo'. Il gip, che parla di pervicacia criminale e non risparmia critiche pesantissime ai Genovese (il loro sistema di spostare e nascondere il denaro, scrive, «ricorda la favola di Ali Babà e i 40 ladroni»), si dice certo che il giovanissimo deputato, quarto indagato tra i neoletti all’Ars, fosse consapevole di quel che faceva.