Il porto di Palermo - Ansa
«La questione meridionale è diventata parte di una più ampia questione nazionale». A dirlo la Banca d’Italia nel rapporto dedicato al divario fra Nord e Sud nel decennio 2010-2020. In dieci anni il divario geografico tra le due Italie si è ampliato. «A partire dalla crisi finanziaria il ritardo del Mezzogiorno in termini di Pil per abitante si è dunque ampliato, in parte seguendo una tendenza all'aumento dei divari territoriali che ha riguardato la maggior parte delle economie avanzate» si legge nel rapporto. Al Sud «il settore privato, già fortemente sottodimensionato rispetto al peso demografico dell'area, si sia ulteriormente contratto e presenta ora una composizione ancora più sbilanciata verso attività produttive a minore contenuto di conoscenza e tecnologia e a più bassa produttività». Di contro il «il settore pubblico ha nel Mezzogiorno un peso e una rilevanza economica nettamente superiori rispetto al resto del Paese». L'economia meridionale si è trovata così particolarmente esposta nell'ultimo decennio alla correzione di finanza pubblica imposta dalla crisi dei debiti sovrani, che ha determinato il calo dell'occupazione nelle varie articolazioni della Pubblica amministrazione e la riduzione degli investimenti pubblici, da cui indirettamente dipendono anche molte attività del settore privato.
Il rapporto individua varie misure da intraprendere, otlre all'uso accorto e oculato dei fondi Pnrr.«È auspicabile un orientamento più forte delle amministrazioni pubbliche al conseguimento dei risultati, con il monitoraggio del loro operato e degli standard di qualità raggiunti» sottolinea la Banca d’Italia. Il secondo pilastro per ridurre il divario dal resto del Paese è una politica che promuova il rafforzamento dell'iniziativa privata. In quest'ambito, appare cruciale la riduzione dei gap infrastrutturali del Mezzogiorno, per avvicinarlo al core dei mercati europei e sfruttare il potenziale di sviluppo delle sue agglomerazioni urbane e quindi contrastare la tendenza al declino economico e demografico. «Resta inoltre fondamentale secondo Bankitalia il contrasto di quello che è stato definito il "triangolo dell'illegalità", «costituito da evasione, corruzione, criminalità, fattori che premiano le imprese opache e il ricorso al lavoro nero, ostacolando l'affermazione delle migliori iniziative imprenditoriali».