Barroso e Van Rompuy dovranno ora lavorare per preparare una intesa a un nuovo summit da tenersi a inizio 2013 (si parla di febbraio-marzo). Che l’aria fosse brutta si era capito dal mattino del secondo giorno di vertice. «Ho i miei dubbi che arriveremo a un accordo», diceva il cancelliere Angela Merkel. Da giorni Berlino ripeteva che un rinvio non sarebbe «la fine del mondo» perché «i tempi tecnici ci sono». Van Rompuy doveva trovare la difficilissima quadra tra chi chiedeva tagli drastici al bilancio previsto dalla Commissione (1.091 miliardi di euro) e chi invece si opponeva. Il fiammingo aveva già proposto una riduzione di 80 miliardi, in una bozza del 14 novembre che aveva scontentato un po’ tutti. Quando, passata la mezzanotte, Van Rompuy ha presentato un nuovo testo che manteneva invariati i tagli, si è capito che la partita era in salita. Nel nuovo testo si andava incontro a Francia e Italia, perché si riducevano le decurtazioni alla politica agricola (di 8 miliardi) e a quella di coesione (di 10,6 miliardi), togliendo fondi ad altri capitoli (anzitutto ai grandi progetti transeuropei), senza però soddisfare appieno i due Paesi.
Allo stesso tempo, Gran Bretagna, ma anche Svezia, e Olanda, insistevano per altri 50 miliardi di tagli, la Germania 30. E invece il presidente francese François Hollande definiva la riduzione totale di 80 miliardi «la soglia massima ». «Alcuni Paesi volevano più fondi, altri meno. Per questo ho mantenuto la mia proposta di taglio di 80 mi- liardi», ha spiegato ieri Van Rompuy. Durissimo il premier britannico David Cameron. «Nel Regno Unito – ha detto – stiamo tagliando il bilancio della pubblica amministrazione di un terzo, i dipendenti pubblici del 10% in due anni. E intanto Bruxelles continua ad esistere come in un universo parallelo ».
La partita era anche sugli 'sconti' sul contributo all’Ue di cui godono Gran Bretagna, Svezia, Germania e Olanda. La Francia e l’Italia che non hanno sconti pur essendo tra i maggiori contributori netti, hanno definito imprescindibile la proposta Van Rompuy di distribuire tra tutti e 27 gli oneri delle riduzioni, avversata invece dagli interessati. Molti scommettono che alla fine Van Rompuy dovrà aumentare i tagli, ma questo mette ancora più a rischio l’accordo – obbligatorio – con il Parlamento Europeo, che vuole lasciare intatta la proposta della Commissione. Senza accordo si dovrà passare all’esercizio provvisorio annuale fondato sul 2013. Avrebbe il vantaggio di poter esser deciso – annualmente – a maggioranza qualificata. Sarebbe un modo di scavalcare la Gran Bretagna. Solo che Londra non è da sola, e anche la Merkel vuole tenerla dentro. Per ora.