L'economia ristagna nel terzo trimestre, dopo tre anni di espansione, per una una progressiva decelerazione della crescita. Il Pil è infatti fermo, secondo la stima Istat, mentre il tasso tendenziale di crescita è pari allo 0,8%, con un consistente passo indietro rispetto all'1,2% del secondo trimestre. La crescita nulla è il primo stop dal quarto trimestre del 2014. Immediata la reazione dei mercati, con la borsa milanese che gira in negativo e lo spread che, sceso fino a 292 punti, risale e accelera oltre i 300 punti. Il dato sul terzo trimestre ha deluso le attese: secondo le previsioni degli analisti la crescita congiunturale sarebbe stata dello 0,2%.
"Si tratta di un dato congiunturale - commenta il premier Giuseppe Conte -. Lo avevamo previsto e proprio per questo abbiamo fatto una manovra espansiva che mira a invertire questo trend". Con le misure della legge di bilancio, aggiunge Luigi Di Maio, "l'economia si riprenderà".
Una dura presa di posizione arriva dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: "Bisogna cominciare a chiarire che se i risultati della crescita non ci saranno nei prossimi mesi è colpa esclusiva di questo governo e della politica economica che realizza, non di altri", ha affermato attaccando l'ipotesi di bloccare i lavori della Tav.
Secondo l'Istat, "nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell'economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni". "Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, continua l'istituto, tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall'1,2% del secondo trimestre". La performance peggiore nel terzo trimestre la fa registrare l'industria rispetto al trimestre precedente, mentre vanno meglio i comparti dell'agricoltura e dei servizi.
La crescita acquisita per il 2018, quella che si raggiungerebbe con un quarto trimestre "piatto", è ora dell'1%, spiega l'Istat. Nella Nota di aggiornamento al Def il governo ha previsto un +1,2% a fine anno. Mentre per il 2019 il governo scommette di far salire la crescita all'1,5% (dallo 0,9 che si avrebbe in assenza di interventi) grazie all'effetto espansivo della manovra economica. Un obiettivo considerato poco verosimile dall'Ufficio parlamentare di Bilancio, che non ha validato le previsioni dell'esecutivo. Secondo il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica, Carlo Cottarelli, a questo punto per raggiungere una crescita dell'1,5% il prossimo anno servirebbero aumenti trimestrali tra lo 0,5 e lo 0,6%, quasi mai raggiunti negli ultimi anni dall'economia italiana.
La frenata del Pil non è solo italiana anche se la nostra economia resta tra le meno dinamiche del continente. Nell'eurozona la crescita del Pil nel terzo trimestre 2018 è stata dello 0,2% e nella Ue-28 dello 0,3%. Nel trimestre precedente l'aumento era stato rispettivamente di 0,4% e 0,5%. È la stima flash di Eurostat. Su base annua il Pil è cresciuto di 1,7% nella zona euro e 1,9%nella Ue-28, in frenata rispetto al +2,2% e +2,1% stimati nel trimestre precedente.