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Il contenimento dei costi è una strategia manageriale ricorrente per tante imprese. C’è modo e modo, tuttavia, di tagliare. In particolare, quando le sforbiciate riguardano la voce “personale”, ovvero la forza lavoro, si dovrebbe agire con molta attenzione, cautela e sensibilità. Se il piano di riorganizzazione dell’organico passa da un accordo con i sindacati è già un buon punto di partenza. Se poi ogni parte in causa si ritiene soddisfatta del punto d’incontro che è stato trovato, è un ulteriore segnale che si è agito bene. Nel settore bancario, per esempio, si stanno chiudendo trattative che riguardano percorsi di riorganizzazione organizzativa, in particolare dell’organico, che vanno in proprio questa direzione “soft”. Nelle scorse ore, infatti, Intesa Sanpaolo ha firmato con i sindacati un accordo finalizzato a consentire un ricambio generazionale senza impatti sociali, a seguito anche degli importanti investimenti in tecnologia. Per quanto riguarda l’Italia, l’intesa individua le modalità e i criteri per il raggiungimento dell'obiettivo di 4.000 uscite volontarie entro il 2027, con l'accesso al pensionamento o al Fondo di Solidarietà. Inoltre, entro giugno 2028 saranno effettuate 3.500 assunzioni a tempo indeterminato di giovani, di cui 1.500 come global advisor per le attività commerciali della rete per garantire maggiore vicinanza alla clientela in particolare nel Wealth Management & Protection. Le assunzioni «saranno destinate a sostenere la crescita del gruppo e le nuove attività e si aggiungono a quelle già previste nel quadro del Piano di Impresa 2022-2025, pari a 4.600 entro il dicembre 2025 a fronte delle 9.200 uscite che si concluderanno entro il primo trimestre 2025». Entro il 2027 Intesa Sanpaolo prevede, mediante il turnover naturale, 3.000 uscite per l'Italia e 2.000 uscite nette per le controllate internazionali, queste ultime interamente concentrate sulle funzioni centrali senza alcun impatto sui ruoli commerciali.
Complessivamente, si prevedono per il gruppo risparmi nelle spese del personale a regime (dal 2028), tenendo conto delle predette assunzioni, nell'ordine dei 500 milioni di euro annui e oneri (da contabilizzare nel quarto trimestre 2024) per 350 milioni di euro al netto delle imposte.
Lo scorso 17 ottobre anche UniCredit ha annunciato di aver raggiunto l’accordo con Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin su ricambio generazionale, occupazione e formazione. La procedura di “efficientamenti”, inizialmente prevista per 1.600 dipendenti, è stata ridimensionata a 1.000 uscite tutte incentivate e volontarie, con una riduzione del 38% rispetto all'avvio della trattativa. Previste anche 500 nuove assunzioni, a cui si aggiungono altri 250 ingressi per il turn over. A contribuire al risultato, ha specificato la banca, c’è l’inserimento di 600 risorse in percorsi di formazione attraverso l'UniCredit University.
Lo scorso luglio anche Bper ha chiuso un accordo con i sindacati sul processo di ricambio generazionale piuttosto equilibrato tra nuovi ingressi e uscite volontarie.
Le banche, insomma, stanno facendo da apripista su accordi tra entrate e uscite volontarie che porteranno a un ricambio generazionale nel mercato del lavoro di questo settore. Va detto, che rispetto ad altri comparti, quello del credito rappresenta un mondo a parte, in quanto gode di ottima salute. Del resto, negli ultimi anni le principali banche italiane ed europee hanno visto una crescita spaventosa degli utili, grazie soprattutto alla salita dei tassi d’interesse determinata dalla politica monetaria della Bce.
Non a caso nel 2023 è stato rinnovato anche il ccnl dei bancari che, con un aumento economico medio pari ad euro 435 mensili a regime, risulta particolarmente “generoso” se confrontato con la maggioranza degli accordi chiusi sui contratti in altri settori nei mesi scorsi. Anche il Fondo di Solidarietà del settore consente di effettuare esodi volontari e non svantaggiosi economicamente per chi esce.
Sicuramente per le banche, in questa fase di profitti che volano, è più semplice effettuare un ricambio generazione sostenibile. Ma in generale, uno schema che prevede relazioni rispettose e un confronto costruttivo tra aziende e rappresentanti dei lavoratori potrebbe essere replicabile anche in altri campi meno “ricchi” di quello bancario.