Daniela Cavallo durante un comizio in questi giorni - Reuters
Secondo alcuni analisti aziendali, è la sindacalista più potente d’Europa. Si chiama Daniela Cavallo, 49 anni, tedesca, nata a Wolfsburg da genitori calabresi, è presidente del General and Group Works Councils di Volkswagen, cioè del potente Consiglio di fabbrica che rappresenta oltre 662mila lavoratori del colosso automobilistico tedesco in tutto il mondo. E che ha guidato ieri il primo turno dell’ondata di scioperi negli stabilimenti tedeschi del Gruppo. Secondo i sindacati hanno aderito 98.650 lavoratori, sui 130.000 nel Paese. L’agitazione definita “di avvertimento”, della durata di due ore, è stata indetta dal sindacato Ig Metall per protestare contro i tagli salariali minacciati dai vertici del più grande gruppo automobilistico europeo che hanno preventivato un taglio degli stipendi del 10% e la chiusura di almeno tre impianti nella Repubblica federale, presentando un piano di risanamento senza precedenti.
Daniela Cavallo è la donna che anche per effetto del principio della codeterminazione aziendale, ha un forte impatto sul sistema automotive tedesco, europeo e globale. Sposata, due figli, è figlia di un calabrese arrivato a Wolfsburg come “Gastarbeiter” (lavoratore ospite) con la prima ondata di immigrati chiamati dal governo di Konrad Adenauer attraverso accordi con Italia e Turchia. Anche Daniela entrò in fabbrica nel 1994 con un contratto di formazione. Ha studiato Economia aziendale mentre lavorava, realizzando il sogno del padre, che diceva: «Volkswagen è il miglior datore di lavoro della regione. Se ottieni un apprendistato lì, hai un futuro sicuro».
Ma quei posti di lavoro, oggi sicuri non lo sono più, e proprio questa incertezza ha posto Cavallo in una posizione centrale nella difesa dei diritti dei lavoratori. Nel 2002 è diventata membro del Consiglio di fabbrica locale e poi del Consiglio di fabbrica generale dal 2013. La nomina comprende anche il posto nel Consiglio di sorveglianza, cioè nell’organo che, in base al sistema dualistico tedesco, supervisiona le scelte e nomina quello che da noi è il Consiglio di amministrazione, in un ruolo molto temuto e rispettato. Attraverso il Consiglio di sorveglianza infatti in Germania i lavoratori possono contribuire a determinare le scelte strategiche della società e anche esercitare il diritto di veto su decisioni che li toccano più da vicino, come delocalizzazioni all’estero, chiusure di impianti, fusioni e acquisizioni aziendali. In Volkswagen il Supervisory board è composto da 20 membri, 9 dei quali sono donne.
Cavallo ha scherzato sul fatto di «saper parlare il calabrese meglio che l’italiano» in una recente intervista al quotidiano tedesco Die Zeit. Nonostante l’industria automobilistica affronti sfide strutturali e l’aumento della concorrenza globale, ha scalato le gerarchie sindacali del Gruppo. È stata la prima consigliera a prendersi un congedo tra il 2004 e il 2008 per la nascita dei suoi due figli, per poi tornare più forte di prima. Ha sempre lavorato nell’amministrazione, acquisendo una reputazione di grande fermezza. È stata spesso definita più diplomatica rispetto ai suoi predecessori nel ruolo di capo sindacale, ma altrettanto risoluta nelle sue decisioni, specie nell’affrontare le sfide attuali di Volkswagen, che includono la transizione verso l’elettrico e il rischio di chiusura di impianti produttivi. «Fra una settimana è previsto il prossimo incontro fra le parti, e a quel punto o si arriva a un avvicinamento o ci sarà una ulteriore escalation di battaglia sindacale - ha annunciato in queste ore -. Senza spiragli positivi per i lavoratori, questa sarà la protesta collettiva più dura che Volkswagen abbia mai conosciuto».