Se il successo planetario di Peppa Pig vi sembra già eccessivo preparatevi, perché per il cartone animato della maialina questo dovrebbe essere solo l’inizio. EntertainmentOne (eOne), la società canadese che controlla il cartone preferito dai bambini di mezzo mondo, ieri ha potuto rifiutare un’offerta da un miliardo di sterline in contanti dall’emittente Itv perché la proposta «sottovaluta significativamente l’azienda e le sue prospettive ». L’offerta era alta ma non pazzesca: Itv metteva sul piatto 236 centesimi di sterline per azioni che fino a martedì valevano 200 centesimi. Nei piani di eOne nel giro di qualche anno il gruppo varrà molto di più.
Questa impresa canadese da 800 milioni di sterline di ricavi annui non è fatta solo di Peppa Pig. Controlla anche altri cartoni animati di successo, come Il piccolo regno di Ben & Holly, celebri serie tv come Grey’s Anatomy e Criminal Minds, oltre a produrre e distribuire ottimi film, tra i quali Il caso Spotlight, vincitore di due premi Oscar quest’anno. Peppa è entrata nel gruppo nel 2007, quando eOne ha iniziato a distribuire il cartone in tutto il mondo. Nel 2015 i canadesi hanno comprato per 212 milioni di dollari la quota di maggioranza di Astley Baker Davies, la casa di produzione britannica dei tre inventori di Peppa, con un accordo che gli dà diritto all’85% degli introiti. Tra le attività del gruppo non c’è niente di redditizio come Peppa: la divisione “famiglia” vale solo l’8,3% dei ricavi di eOne ma ga- rantisce il 33,5% degli utili.
Un livello di redditività che fa dei cartoni animati in eOne qualcosa di simile a quello che la Ferrari era per il gruppo Fiat prima della separazione: il gioiello di famiglia, la divisione che magari non fa molti volumi ma ha enormi margini. La forza economica della maialina e dei suoi amici, cartone dal disegno non elegante ma dalle storie semplici che appassionano i più piccoli, non sta nelle puntate trasmesse in televisione, ma in tutti i prodotti realizzati su licenza: abbigliamento, zaini, accessori, giocattoli e centinaia di altri oggetti costruiti e venduti da aziende che pagano eOne per conquistare clienti usando la faccia di Peppa.
Arriva dall’attività di licenza e merchandising circa il 70% degli incassi della divisione “famiglia”, mentre un altro 20% circa arriva dal digitale e solo il 10% dalla televisione. Per questo l’azienda è nelle condizioni di non doversi preoccupare troppo di chi trasmette illegalmente su Youtube le puntate del cartone: l’importante è che i bambini le guardino e poi convincano i genitori a comprargli qualsiasi cosa del 'supermarket Peppa'. Le vendite di prodotti legati alla maialina e agli altri cartoni di eOne hanno raggiunto un giro di affari di 1,1 miliardi di dollari l’anno scorso. Il gruppo, che ha sottoscritto oltre 850 accordi di licenza per Peppa (compreso uno appena firmato con il gigante dei supermercati americani Walmart), tra il 2012 e il 2016 ha visto salire gli incassi della divisione “famiglia” da 16,4 a 66,6 milioni di sterline, con gli utili che sono cresciuti di ben sette volte, passando da 5,9 a 43,3 milioni. C’è spazio per crescere ancora.
Nel piano che a maggio il presidente e amministratore delegato Darren Throop ha presentato agli investitori si punta a fare di Peppa «il brand più amato del mondo dai bambini in età pre-scolare». Il volume del merchandising legato alla maialina dovrebbe raddoppiare, raggiungendo quota 2 miliardi di sterline, entro il 2020. Il cartone è già forte negli Stati Uniti e in Cina, oltre che in Europa. L’Italia, dove Peppa sembra già onnipresente, è considerata un mercato «in espansione » destinato a evolversi in mercato «maturo», status ad oggi raggiunto solo da Regno Unito, Spagna, Australia e Nuova Zelanda. Per spingere le vendite eOne sta realizzando la nuova serie e introducendo nuovi protagonisti nel cartone. Personaggi che daranno nuova vivacità alle puntate e, soprattutto, potranno fare arrivare sugli scaffali dei negozi di mezzo mondo centinaia di altri prodotti dell’universo Peppa.