Nel 2006 le Nazioni Unite hanno lanciato i Principi per l’Investimento responsabile (Un Pri), la principale iniziativa al mondo per la promozione della finanza sostenibile e responsable (Sri). Per investitori, gestori, fornitori di servizi finanziari, figurare fra i firmatari di Un Pri è ormai una condizione necessaria anche se non sufficiente per essere presi sul serio quando si discute di finanza Sri. «Noi siamo stati fra i primissimi, nel 2007», dice Marjo Kovisto, co-Direttrice per gli investimenti responsabili in Nordea Asset Management, società di gestione del risparmio – con oltre 200 miliardi di euro di asset – del Gruppo Nordea, colosso finanziario nordico considerato un alfiere della finanza Sri.«Il nostro approccio alla finanza sostenibile è articolato – spiega Kovisto, che in Nordea am guida un team di una decina di persone dedicato in modo specifico agli investimenti Sri – e sempre attento a far seguire alle parole i fatti nella gestione del denaro». Un approccio che prevede ad esempio l’integrazione di criteri Esg (ambientali, sociali e di governance) a livello di gruppo, cioè a valere su tutti gli asset gestiti. Nel 2016 è stato creato un team sulla finanza sostenibile proprio a livello di gruppo. Poi ci sono le politiche di engagement e azionariato attivo, che prevedono il confronto e il dialogo con le società investite su temi di sostenibilità, per stimolarle a migliorare le proprie performance: «Valutiamo come il management delle società in cui investiamo – spiega Kovisto – gestisce i temi Esg, nel senso dei rischi ma anche delle opportunità. E come viene data risposta alle istanze che provengono dai loro stakeholder».Sono applicati anche strategie e filtri di esclusione, legati a settori, temi e situazioni controversi.
Negli anni, ad esempio, sono state prese decisioni importanti come l’esclusione di società coinvolte nella produzione di armi nucleari, o di quelle che derivano una quota di introiti superiore al 30% dal carbone. Più recentemente, ha fatto notizia il caso dell’esclusione di Facebook dai portafogli dei fondi Stars di Nordea, che sono i prodotti con le caratteristiche di sostenibilità più avanzate, che integrano ad esempio strategie di azionariato attivo ispirate agli SDGs (gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Onu): in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica, la società di Mark Zuckerberg è stata prima sospesa, poi oggetto di downgrade, infine esclusa. Anche perché le risposte che aveva fornito alle richieste di spiegazione avanzate da Nordea non sono state giudicate adeguate.«Siamo anche coinvolti direttamente – aggiunge Kovisto – in iniziative di regolamentazione che mirano a far crescere il settore della finanza sostenibile, come quella promossa dall’Unione europea»: Aila Aho, Executive adviser in Nordea, fa parte infatti del Technical Expert Group (Teg) costituito dalla Commissione europea (dove siedono anche tre italiani) per concretizzare le prime proposte del Piano d’azione sulla Finanza sostenibile lanciato da Bruxelles a marzo. Il climate change anche per Nordea è una delle questioni principali in termini di finanza Sri: «Il contrasto al climate change attraverso politiche di adattamento e mitigazione – sottolinea Kovisto – non è solo una cosa giusta da fare, ma anche una cosa intelligente nella prospettiva di un investitore. Perché ci sono solidi motivi economici per investire, ad esempio, nelle rinnovabili».Kovisto, infine, registra come la finanza sostenibile – confermando di essere entrata nel mainstream – stia attirando un numero sempre più elevato di giovani che escono dalle università: «Lo spettro delle competenze necessarie è ampio – conclude Kovisto –, ma un ambito che sta crescendo rapidamente d’importanza è la capacità di interpretare grandi flussi di dati Esg non strutturati. Cioè l’analisi dei cosiddetti big data».