L’implementazione dell’intelligenza artificiale e delle telecamere - alla base del concetto di smart city - fa sempre più discutere. In misura differente in base alle abitudini delle popolazioni interessate. Non è un caso che stia nascendo un forte dibattito nel Regno Unito, perché dopo alcune sperimentazioni nella Metro londinese – finite sotto accusa – ora l’attenzione si è spostata sulle strade. La decisione di installare il sistema AI Heads Up - basato su telecamere governate dall’intelligenza artificiale - sulle strade della Greater Manchester (una delle aree metropolitane più trafficate del Regno Unito) non poteva che portare legna sul fuoco del dibattito tra chi sostiene questa tecnologia e chi la vede come un ‘Grande Fratello’ che solleva questioni etiche e relative alla privacy.
Tanto più che questo sarebbe il primo passaggio di un ampio progetto regionale lanciato dal Transport for Greater Manchester dove tutti i dati raccolti saranno sfruttati – si dice - per creare una vera e propria ‘banca’ a dividere i guidatori corretti e scorretti. Per ora il sistema AI Heads Up ha il compito di controllare in tempo reale la Greater Manchester, raccogliere dati, processarli e far scattare le multe per chi non rispetta il codice della strada. La particolarità: Acusensus, la società che l’ha sviluppato, si è concentrata sul mettere a punto una soluzione in grado di rilevare l'uso dello smartphone alla guida, prima causa di distrazione (e di incidenti). Sulla Greater Manchester, dal 2014 al 2023, sono state 138 le persone morte o gravemente ferite in incidenti stradali in cui la guida distratta ha avuto il ruolo principale.
Ma cosa non convince molti inglesi? «L’uso dell’intelligenza artificiale in uno spazio personale e chiuso come un abitacolo di una vettura per identificare comportamenti, analizzare il linguaggio del corpo e dedurre caratteristiche sensibili solleva questioni scientifiche, etiche, legali e sociali già emerse per le tecnologie di riconoscimento facciale utilizzate in un ambiente collettivo come la metropolitana» ha affermato Michael Birtwistle, direttore associato dell'istituto di ricerca indipendente Ada Lovelace Institute. Jake Hurfurt, membro del gruppo Big Brother Watch dedicato alla tutela della privacy, ha messo in allarme gli inglesi tramite Daily Telegraph: «Questo tipo di sorveglianza, intrusiva e inquietante tratta ogni passante come un potenziale sospettato ed è eccessivo - ha detto al quotidiano britannico - Rappresenta una minaccia per la privacy di tutti. Le persone dovrebbero essere libere di vivere la propria vita senza essere analizzate da sistemi di intelligenza artificiale senza volto». C’è la visione, condivisa da molti, di una Nazione storicamente attenta alla sicurezza delle informazioni personali e sensibili. E dove i liberali citano, a sostegno delle tesi, ancora la Magna charta Libertatum del 1215. La partita su come servirsi dell’AI per controllare le persone, peraltro, è solo all’inizio.