Lo stabilimento dell'ex Ilva a Taranto - Ansa
Investimenti a supporto di una crescita sempre più sostenibile. In attesa di capire compiutamente il «destino» e le prospettive dell’ex Ilva di Taranto, la siderurgia made in Italy si ritaglia ampio spazio nel panorama non solo nazionale anche per gli sforzi messi in campo con lo sguardo rivolto al futuro. E puntando decisa a un obiettivo, più volte rilanciato anche dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi: arrivare «all’orizzonte del 2030 con una elettrosiderurgia, e quindi con 20 milioni di tonnellate di acciaio, sui 24-25 milioni che produce, completamente green». Il leader nazionale dei siderurgici ha dato l’«esempio» recentemente inaugurando a San Zeno Naviglio (Brescia) un impianto all’avanguardia, che combina al meglio tecnologia, innovazione e digitalizzazione con qualità, volumi e sostenibilità: è il nuovo laminatoio Sbm, Smart Beam Manufacturing della Duferco Travi e Profilati spa, controllata da Duferco Italia Holding spa (gruppo Duferco), presieduta da Antonio Gozzi. Un investimento del valore di oltre 250 milioni di euro (in gran parte autofinanziato), che garantisce una capacità produttiva di 700 mila tonnellate all’anno di acciaio laminato e crea oltre 150 nuovi posti di lavoro diretti. Uno sforzo finalizzato, tra l’altro, a consolidare la posizione dell'azienda come best cost producer di travi in Europa, tanto da meritare il riconoscimento di innovazione tecnologica ad alto impatto dal Mise.
«L’investimento dimostra la capacità degli italiani di affrontare le difficoltà trasformarle in opportunità, essere creativi, di fare del bisogno una straordinaria molla di crescita. Siamo ottimisti e abbiamo fiducia nel futuro», ha rimarcato Gozzi. Restando in Lombardia, ancora nel Bresciano, in coerenza con il piano industriale integrato con la strategia ESG, Feralpi Group di Lonato del Garda - leader nel settore degli acciai per l’edilizia e la meccanica - è impegnato a tagliare i gas serra con investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni dirette (Scope 1) e indirette (Scope 2 e 3). Le soluzioni identificate comprendono anche la produzione autonoma di energia elettrica con impianti fotovoltaici e l’adozione di tecnologie innovative (come biometano e idrogeno). Sul fronte della produzione autonoma di rinnovabili, Feralpi ha stanziato oltre 200 milioni di euro per raggiungere una quota di autoconsumo di circa il 20% della «forza» assorbita dagli stabilimenti italiani. Sul versante dell’elettrificazione dei processi il gruppo sta agendo sui processi di laminazione che servono per la riduzione dello spessore dei materiali.
A Lonato del Garda, ad esempio, è già stato sostituito un forno di riscaldo passando dal metano all’energia elettrica con la tecnologia dell’induzione. In Germania, dove è in fase di realizzazione un nuovo e innovativo laminatoio, si sta procedendo lungo la stessa direzione. Complessivamente, gli investimenti straordinari del gruppo nel periodo 2023-2027 superano i 500 milioni di euro. Il gruppo Arvedi (con quartier generale a Cremona) può vantare la prima acciaieria al mondo a zero emissioni nette di anidride carbonica, come testimoniato da Rina, ente terzo accreditato a livello internazionale per l'attività di testing, ispezione e certificazione. L'attestato consente all'acciaieria, da settembre 2022, «di fornire acciaio al carbonio prodotto negli stabilimenti di Cremona e Trieste emettendo contestualmente il certificato di zero emissioni nette di CO2 (dirette e indirette, scopo 1 e scopo 2) per tutte le tipologie e lavorazioni di acciaio». Un risultato ottenuto grazie a un piano di decarbonizzazione dell'intera organizzazione, lanciato nel 2018 con «ingenti investimenti in impianti, tecnologia, ricerca e sviluppo»: solo per la riconversione industriale dell'area a caldo del sito di Trieste lo sforzo è stato di 260 milioni di euro.
Da Cremona a Mantova per ricordare, tra l’altro, che Marcegaglia Steel, holding del gruppo Marcegaglia, ha siglato un contratto di finanziamento con Banca Monte dei Paschi di Siena per un ammontare massimo pari ad 66,8 milioni di euro assistito dalla Garanzia Green emessa da Sace: l’obiettivo di finanziare il piano di investimenti green di alcune società del gruppo. La sostenibilità ambientale costituisce un aspetto centrale e una leva strategica per lo sviluppo e la crescita aziendale anche del Gruppo Pittini di Osoppo (Ud), realtà regionale di primaria rilevanza anche sul mercato internazionale, protagonista nel settore degli acciai lunghi per l’edilizia e l’industria meccanica. Un impegno che, negli ultimi anni, ha visto un’intensificazione attraverso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie sempre meno impattanti a livello ecologico. Queste premesse hanno portato anche alla collaborazione con PrimaCassa Fvg, al fine di sostenere, con l’erogazione di un finanziamento da 7 milioni di euro della durata di 12 anni, l’ulteriore efficientamento dei processi di produzione, in un’ottica di consolidamento dei parametri ESG del gruppo.