Gratis non si lavora, si ozia. Questo slogan semplice e diretto è diventato l’inno di una community online, No free jobs (niente lavori gratis), nata sui social network Twitter e Facebook e che in pochi giorni ha dato voce a migliaia di persone, soprattutto giovani, stanchi delle proposte di lavoro “indecenti”.
Il fenomeno è molto diffuso, soprattutto per i cosiddetti “lavori creativi”, quelli che hanno a che fare con la comunicazione, la scrittura e l’arte. E ad innescare la miccia è stato proprio un annuncio, segnalato dal blog Wikicultura, che proponeva un lavoro di scrittura online definito “ben retribuito”: 20 euro al mese per 40 post, cioè 50 centesimi per ogni articolo, offerti a persone "serie, appassionate, competenti, sempre aggiornate".Uno dei tanti annunci simili, che intasano i siti frequentati da chi cerca, seriamente, un lavoro. Questa volta, però, la notizia è stata notata dalla consulente di social media Cristina Simone, che ha deciso di rilanciarla attraverso il suo account Twitter. "Ho pensato che potesse diventare un trend topic (un argomento di tendenza, ndr), e per questo ho riflettuto sull’hashtag (la parola chiave) da usare. Non lo volevo troppo lungo e volevo che richiamasse l'attenzione dei giovani, precari o disoccupati", spiega Cristina. "In italiano mi venivano hashtag come #nonlavorogratis, così sono passata all'inglese ed ecco #nofreejobs. Aveva tutti gli elementi giusti: breve e dal contenuto facilmente intuibile".Così No free jobs ha iniziato la sua avventura: in poche ore è arrivato in cima alla lista degli argomenti più seguiti su Twitter, in un giorno, il 9 novembre, in cui la crisi economica e politica era la notizia più importante.
Quello del lavoro è però un problema altrettanto sentito, e lo prova il successo dell’iniziativa. "L'idea iniziale era quella di farci mandare da tutti i nostri fan le proposte di lavoro indecenti che avevano ricevuto. Da subito abbiamo capito che l'idea stava spopolando in rete", spiega ancora Cristina Simone. Dopo qualche giorno, sulla pagina Facebook sono arrivati oltre 2300 “mi piace”, oltre a centinaia di commenti e annunci poco seri. "Al momento stiamo raccogliendo le segnalazioni via email, Twitter e Facebook, in attesa che il sito sia completato", racconta Cristina.A portare avanti l’iniziativa, oltre a lei, è un gruppo di ragazzi, tutti attivi nel mondo del web e dei social network, che non si conoscevano di persona, ma si sono ritrovati intorno a un progetto comune. Con obiettivi ambiziosi: "Vogliamo spiegare a lavoratori e aziende che il lavoro gratuito non porta a niente. Non è giusto che chi si avvicina al mondo del lavoro non debba essere pagato e, soprattutto, non è corretto pensare che chi lavora sul web e fa un lavoro divertente debba avere uno stipendio più basso. Vorremmo riuscire a cambiare la cultura del lavoro in Italia ".