lunedì 1 marzo 2021
L'Istat certifica l'effetto Covid sui conti pubblici. Crollo pesante per il commercio, ma anche per l'industria. Il debito pubblico sale al 155,6% del Pil.
L'andamento del Pil italiani negli ultimi anni. Il 2020 è stato l'anno peggiore da quando esiste la Repubblica Italiana

L'andamento del Pil italiani negli ultimi anni. Il 2020 è stato l'anno peggiore da quando esiste la Repubblica Italiana - Istat

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La pandemia si è portata via quasi un decimo del Prodotto interno lordo italiano. I dati aggiornati oggi dall’Istat dicono che la caduta complessiva del Pil nel 2020 è stata dell’8,9%, la peggiore della storia della Repubblica. Questo -8,9% è ovviamente il frutto dei lockdown e delle restrizioni adottate per contrastare l’emergenza sanitaria. Più precisamente, nel calcolo del Pil con il “metodo della spesa” (quello che somma consumi, investimenti, scorte ed esportazioni) emerge il peso del crollo dei consumi delle famiglie (-10,7%) , che da solo ha generato un -6,4% del Pil. Il resto lo hanno fatto il calo di investimenti fissi lordi (-9,1%) ed esportazioni (-13,8%).



Comunque la si metta, è stato un enorme passo indietro
dopo anni di minuscoli passi avanti.
Prima della crisi l’Italia era tra i pochi Paesi europei che non
erano ancora riusciti a recuperare quanto perso dopo la Grande Crisi


Se invece si calcola il Pil sul lato del valore aggiunto dalle diverse attività economiche si conferma che in questo disastroso 2020 hanno pesato soprattutto le crisi di commercio e industria. Il commercio – attività che nella statistica include anche alberghi e ristoranti – in tempi normali fa circa un quinto del Pil. Nel 2020 il suo valore aggiunto è crollato del 14,6%. L’industria, che fa un po’ di più di un altro quinto del Pil, ha segnato un calo del 7,2%. Pesanti anche le crisi delle attività professionali, che fanno il 10% del Pil e hanno prodotto il 10,5% in meno rispetto all’anno prima, e quella delle attività artistiche e di intrattenimento, che segnano -13,3% e fanno circa il 4% del Pil (all’interno di questa voce l’Istat inserisce anche la riparazione dei beni per la casa).

La caduta del Pil italiano è stata più o meno in linea con quelle delle altre grandi economie della zona euro: in Germania nel 2020 il Pil è calato del 4,9%, in Francia dell’8,2%, Spagna del 9,1%. Fuori dall’area euro, il Regno Unito ha chiuso il 2020 con un crollo del Pil del 9,9%.

Comunque la si metta, è stato un enorme passo indietro dopo anni di minuscoli passi avanti. Prima della crisi l’Italia era tra i pochi Paesi europei che non erano ancora riusciti a recuperare quanto perso dopo la Grande Crisi: avevamo chiuso il 2019 con un Pil reale (cioè al netto dell’inflazione) ancora sotto del 4% rispetto al massimo storico toccato nel 2007. Il Covid-19 ci ha scaraventato ancora più giù: adesso la distanza da recuperare rispetto ai livelli di quattordici anni fa è un 12,5% di crescita. Dovremo procedere un recupero alla volta. Secondo le ultime previsioni diffuse dalla Banca d’Italia soltanto alla fine del 2023 il Pil ritroverà i livelli del 2019: ci riuscirà se, come prevedono le stime della banca centrale, crescerà del 3,5% quest’anno, del 3,8% il prossimo, del 2,3% nel 2023. Più in là le previsioni non vanno.



Se il Pil reale è sceso ai livelli del 1998,
quello nominale – calato nel 2020 da
1.791 a 1.652 miliardi di euro –
è invece ai livelli del 2015.


La caduta del Pil provocata dal Covid-19 è anche centrale per i problemi di contabilità nazionale. Qui c’è una consolazione, per quanto magra: il Pil calcolato in valore tiene conto anche del cosiddetto “deflatore”, cioè della variazione dei prezzi (un dato che non coincide del tutto con l’inflazione e che per il 2020 segna un aumento dell’1,2%), con il risultato che la caduta del Pil nominale è più contenuta di quella del Pil reale: -7,8%. Se il Pil reale è sceso ai livelli del 1998, quello nominale – calato nel 2020 da 1.791 a 1.652 miliardi di euro – è invece ai livelli del 2015. L’inflazione, insomma, aiuta la sostenibilità del debito.

I saldi degli ultimi bilanci pubblici italiani

I saldi degli ultimi bilanci pubblici italiani - Istat

Il 2020 è stato comunque terribile lo stesso per i conti pubblici: lo Stato ha visto calare le sue entrate del 6,4%, mentre le spese sono aumentate dell’8,6%. L’anno si è chiuso con un rosso di 156 miliardi (il deficit è pari 9,5% del Pil) che sarebbero stati 99 se non avessimo dovuto pagarne 57 in interessi sul debito pubblico, che a fine anno ha raggiunto il 155,6% del Pil (sono 2.569 miliardi di euro), ben 21 punti percentuali in più rispetto all’anno passato. L’Istat registra anche un aumento della pressione fiscale rispetto al Pil, passata dal 42,4 al 43,1%. Il calo del prelievo fiscale (-6,3% a 711 miliardi di euro) è stato inferiore a quello del Pil, questo perché l’incasso da parte dello Stato delle imposte dirette (come l’Irpef) è sceso solo del 2,1%, mantenendosi quindi piuttosto stabile nonostante il crollo dell’economia.



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