venerdì 9 novembre 2018
Il fenomeno ha come punto di partenza l'acquisizione di alcuni gruppi industriali. Le imprese a controllo estero presenti in Italia sono più di 14mila, il 60% è europeo
La sede della Fiat--Chrysler Automobiles a Torino (Ansa)

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Nell'era dell'economia globale cresce il peso delle multinazionali estere in Italia mentre diminuisce quello delle multinazionali italiane all'estero. I dati Istat riferiti al 2016 fotografano una situazione fatta di luci ed ombre. In Italia erano attive 14.616 imprese a controllo estero (+4,3% sul 2015), con oltre 1,3 milioni di addetti (+4,5%) con un fatturato di oltre 539 miliardi di euro (+1,8%, vale a dire quasi10 miliardi sul 2015), più di 13 miliardi di investimenti (+8,3%) e una spesa in ricerca e sviluppo quasi 3,6 miliardi. Nello stesso anno la presenza italiana all'estero è rappresentata da 22.907 controllate, con un calo rispetto all'anno precedente sia degli addetti (-4,7%) sia del fatturato (-6,4%) realizzato all'estero.

Il dato ampiamente positivo per le attività delle multinazionali estere nel nostro paese ha una spiegazione semplice: è legato ad importanti acquisizioni dall'estero di gruppi multinazionali italiani, fattore che si ripercuote in termini di riduzione sulle attività realizzate all'estero dalle multinazionali italiane. La dimensione media delle imprese è elevata sia per le controllate estere in Italia (89,9 addetti) sia per le controllate italiane all'estero (75 addetti), soprattutto se confrontata con quella delle imprese residenti in Italia (3,8 addetti). In entrambi i casi si tratta di grosse realtà che godono di ottima salute.

Nel 2016 la crescita delle multinazionali estere in Italia emerge, sia nella manifattura sia nei servizi, con un notevole incremento di valore aggiunto sul 2015. I settori manifatturieri che vanno meglio sono la fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+20,8% rispetto al 2015), la fabbricazione di prodotti chimici (+9,6%). Nei servizi, gli incrementi maggiori si registrano nel commercio (+8,9%), nei servizi di informazione e comunicazione (+10,1%) e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+19,1%). Le multinazionali estere costituiscono una buona fetta della ricchezza prodotta in Italia: con il 7,9% degli addetti, il 18,3% del fatturato, il 15,1% delvalore aggiunto e il 14,4% degli investimenti. Di particolare rilevanza l'apporto del capitale estero alla spesa delle imprese per ricerca e sviluppo (25,5%). Fondamentale risulta inoltre il ruolo delle multinazionali estere negli scambi commerciali, con quote pari al 27% per le esportazioni eal 46,5% per le importazioni. La loro dimensione e performance economica rimane superiore a quella delle imprese a controllo nazionale. Sono statunitensi 2429 dele multinazionali presenti in italia che da sole rappresentano un quarto del valore aggiunto di tutte le multinazionali, seguono Germania e Francia
La stragrande maggioranza in termini numerici, circa il 60%, ha la sede principale in Europa.

L'atra faccia della medaglia, legata appunto alle acquisizioni riguarda il "peso" delle multinazionali italiane all'estero. Al netto dei servizi finanziari, occupano all'estero 1,5 milioni di addetti (-4,3% sul 2015), conseguono un fatturato di quasi 436 miliardi (-5,5%) e un fatturato al netto degli acquisti di beni e servizi di quasi 133 miliardi (+0,3%). Nell'industria in senso stretto per l'acquisizione di multinazionali italiane da parte di gruppi esteri e per la cessione di imprese estere, si registra un notevole calo in termini di addetti (-5,2% rispetto al 2015) e di fatturato (-7,8%). Anche nei servizi si è registrata una diminuzione in termini di addetti (-3,9% rispetto al 2015) e di fatturato (-6,9%), con particolare evidenza nei servizi di informazione e comunicazione e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche. Un elemento interssante è che le affiliate italiane all'estero destinano oltre il 30% del loro fatturato alle vendite su mercati diversi dal paese di localizzazione. Son in crescita esponenziale le quote di fatturato esportato verso l'Italia nei settori tradizionali del made in Italy quali industria tessile (49,7%) e abbigliamento, articoli in pelle e mobili.

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