Doccia fredda per l’Italia: l’agenzia statunitense Moody’s ha annunciato ieri sera che potrebbe tagliare il rating del Paese – al momento a livello «Aa2» – citando come ragioni i crescenti rischi per l’economia e le preoccupazioni sui debiti in Europa. A ciò si aggiungono le sfide sul fronte della crescita, legate alle debolezze strutturali e all’eventuale aumento dei tassi di interesse. Vengono citati poi i rischi legati ai piani di consolidamento dei conti pubblici e quelli connessi al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi dell’Eurozona con alti livello di debito. Un taglio del rating renderebbe naturalmente più oneroso rifinanziare il debito, aumentando le tensioni sui titoli di Stato italiani e sui contratti Cds di copertura del rischio. Tutto ciò mentre il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si accinge a varare a fine giugno una manovra da 40-45 miliardi per stabilizzare i conti pubblici.Meno di un mese fa, il 20 maggio scorso, la seconda agenzia internazionale, Standard & Poor’s, aveva tagliato da «stabile» a «negativo» l’outlook sul debito dell’Italia, citando le attuali deboli prospettive di crescita e l’incerto impegno politico per attuare riforme che stimolino la produttività. E di sviluppo torna a parlare anche Moody’s, sottolineando che la «revisione del rating si concentrerà soprattutto sulle prospettive di crescita per l’economia italiana nei prossimi anni, e in particolare sulla rimozione di importanti e strutturali colli di bottiglia che possono frenare la ripresa economica nel medio termine».Ieri anche il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha lanciato un allarme sui debiti pubblici dell’Eurozona: la «posta in gioco» in Grecia è molto alta e tutti gli attori della partita ne sono consapevoli. La ripresa, che resta a più velocità, è minacciata dalla crisi dei conti pubblici, dalla lenta azione dell’Europa nel migliorare il sistema bancario, dalla mancanza di credibilità di bilancio degli Stati Uniti e dal surriscaldamento delle economie emergenti. «Siamo entrando – avverte il Fmi – in una nuova fase della crisi, una fase politica, e ora è il momento di assumere le necessarie decisioni per evitare problemi lungo la strada».Il Pil mondiale crescerà nel 2011 del 4,3%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile, rallentata da Stati Uniti e Giappone, la cui economia si contrarrà nel 2011 dello 0,7%. L’Italia crescerà dell’1% quest’anno e dell’1,3% il prossimo anno, con conti che tengono: il deficit si attesterà al 4,1% nel 2011 per poi calare al 3,2% nel 2012, sotto la media dell’area euro. Gli Usa arrancano: le chance di una nuova recessione sono «molto, molto basse» ma l’economia è «debole», con il pil del 2011 che crescerà meno del previsto al +2,5%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto ad aprile.L’Europa deve accelerare invece sulla riforma e sulla riparazione del sistema bancario: «i progressi ci sono stati ma sono troppo lenti». Le banche – mette in evidenza il Fmi – non hanno ancora ripulito in modo sufficiente i propri bilanci dal rischio «lasciando spazio all’incertezza. Va accelerata anche la ricapitalizzazione» e in questo senso gli stress test in Europa sono un’importante opportunità. Il debito e la finanza sono i maggiori rischi per l’economia: le condizioni per una ripresa restano in piedi, ma il rallentamento del secondo trimestre «non è rassicurante. Se questi rischi si materializzassero, le conseguenze potrebbe essere sperimentate in tutto il mondo, mettendo a rischio i finanziamenti di banche e aziende nelle economie avanzate e riducendo i flussi di capitale nelle economie emergenti».