Tempi duri anche per i cinefili. Dal calderone del "milleproroghe" esce fuori un balzello in più, l’ennesimo: il governo ha riproposto ieri, durante l’esame nelle commissioni in Senato, la tassa di un euro a biglietto, da luglio (sono escluse le sale parrocchiali), che era comparsa nelle prime bozze del decreto. Già approvato con voto trasversale (con l’eccezione dell’Idv) un emendamento che stanzia 30 milioni in più al Fondo per l’editoria e 15 alle tv locali. Recuperati altri 15 milioni pure per il Fus, il fondo unico dello spettacolo, assieme a un finanziamento di 3 milioni ciascuno sia alla Scala di Milano, sia all’Arena di Verona. Vita brevissima, invece, per un emendamento Pdl che avrebbe consentito a Poste di «acquistare partecipazioni anche di controllo» nel capitale di banche.Rimane però quanto mai tribolato (quasi uno specchio della paralisi del governo) il cammino di questo testo divenuto, nell’attuale stallo dei lavori parlamentari, pressoché l’unico veicolo per far approvare delle norme. Hanno incontrato così nuove difficoltà due modifiche approvate mercoledì: quella chiesta dal Pd per sospendere nel 2011 la norma che limita i ricorsi dei precari dopo la chiusura di un contratto irregolare e lo slittamento a marzo 2012 della cosiddetta media conciliazione, cioè il tentativo obbligatorio di conciliazione (norma proposta dal pd Luigi Lusi). Ha destato un putiferio anche il nuovo tentativo della Lega di prorogare (al 30 giugno) il pagamento delle multe sulle quote-latte, che costerebbe 30 milioni allo Stato. Così come ci sono problemi sull’emendamento relativo alla Consob: verrebbe riformulato escludendo riferimenti al cambio di sede da Roma a Milano.Sono ancora molteplici, dunque, i fronti aperti in questo provvedimento che deve divenire legge entro il 27 febbraio (e deve ancora passare alla Camera). Per questo già ieri mattina i capigruppo di Palazzo Madama hanno deciso di prendere tempo per l’esame in commissione, spostando a lunedì pomeriggio l’approdo in aula. Dove, peraltro, verrà subito posta la questione di fiducia, col voto fissato a martedì 15 su un maxi-emendamento del governo, non si sa ancora però se sul testo che uscirà dalla commissione o con novità (nel qual caso il Pd è pronto alla protesta).La proposta della tassa sul cinema servirà a coprire le agevolazioni per produzioni cinematografiche. Ma subito ha acceso il confronto. «Inaccettabile che paghino gli utenti», è sbottato Francesco Rutelli, leader di Api. Proteste anche dell’Idv. I produttori dell’Anica, invece, chiedono una articolazione del prelievo. I nodi più intricati sono però quelli non a caso accantonati. Un’opposizione alla nuova norma sui precari viene dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (il suo consulente Michele Tiraboschi ha affermato «non credo che la partita sia chiusa»), ma insorgono il Pd e i sindacati: «Giù le mani da questo emendamento», ha alzato la voce Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd. Ancora da votare sono anche gli emendamenti sul patto di stabilità interno per gli enti locali. Insomma un "frullato misto" degno delle più vecchie Finanziarie, fra
blitz e repentine marce indietro con finale, come da copione, solo in tarda notte. Con buona pace della riforma della sessione di bilancio varata appena un anno e mezzo fa.