I dati sulle immatricolazioni italiane di gennaio, scese del 17,6% su base annua, “sono il risultato dell'accanimento fiscale verso il mondo dell'automotive in talia, dove il governo ha pensato a fare cassa senza curarsi dei danni prodotti nella nostra filiera”. Lo afferma Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto.
“Il risultato di gennaio è disastroso e si inserisce in un'emorragia che rischia di provocare danni irreversibili alla filiera, all'economia e al Pil, ovvero alla possibilità per il nostro Paese di rialzare la testa”, sottolinea Pavan Bernacchi, secondo cui “il governo è riuscito a fare esattamente il contrario di quello che sarebbe stato sensato e necessario”. Per il crollo dei volumi lo stato nel 2012 ha perso 3 miliardi tra Iva e tasse varie, cui si devono aggiungere i costi degli ammortizzatori sociali. “Eppure - rileva il presidente di Federauto - nessuno vuole intervenire, affrontare il problema, operare le scelte necessarie”.
Federauto ricorda quindi come, “solo con la manovra Salva-Italia del 2012, gli autoveicoli hanno donato all'erario oltre 5 miliardi di euro fra aumenti di accise, superbollo sulle auto prestazionali ed Iva; aumenti da cumulare alla precedente correzione del 2011 che aveva toccato sempre le accise sui carburanti, Ipt, Rc auto, bollo auto ed Iva. A ciò - conclude Pavan Bernacchi - si aggiungano due manovre che hanno penalizzato l'acquisto delle company car, oggi assoggettate a un regime di deducibilità del 20% quando invece in Europa, da tutti usata come pietra di paragone, si parla del 100%”.
Dall'analisi della struttura del mercato emerge un andamento migliore della media nazionale per i segmenti delle city car e utilitarie che, complessivamente, raggiungono il 60% di quota sul totale, il miglior risultato disempre, al di fuori del periodo incentivato 2009 e 2010. Per il resto nel mercato dell'auto italiano avanza solo l'usato, con una crescita del 6% e 370.141 trasferimenti di proprietà a gennaio, mese nel quale le immatricolazioni registrano complessivamente il diciottesimo calo a doppia cifra in due anni.
“Il 2013 dell'auto non comincia bene e non poteva essere diversamente, in assenza di interventi di alleggerimento dell'enorme pressione fiscale sulle famiglie e del credito alle imprese. Se ricordassimo che gennaio vale storicamente il 10% dell'immatricolato dell'anno, il consuntivo di questo mese proietterebbe a fine anno un risultato che non voglio nemmeno immaginare”, commenta Jacques Bousquet, presidentedell'Unrae, l'Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia. “Vorremmo far rilevare - prosegue Bousquet - come nessuno dei soggetti coinvolti in questa campagna elettorale abbia finora concretamente dato attenzione ad una filiera che dava lavoro a 1.200.000 persone, che contribuiva ad un gettito fiscale pari al 16,6% del totale e che valeva l'11,4% del Pil e come nessuno abbia dato rilievo alla crisi occupazionale della filiera automotive (circa 350 imprese chiuse nel 2012, con 10.000 nuovi disoccupati non coperti da supporti previdenziali). Soprattutto, vorremmo far rilevare come, nella competizione elettorale, nessuno indichi le modalità e le azioni necessarie a far recuperare allo Stato il mancato gettito generato da provvedimenti sbagliati sul settore auto in generale, sulle auto aziendali e su quelle di potenza superiore ai 185 kW”.
“Auspichiamo - conclude Bousquet - che, dalle nostre sollecitazioni, nelle prossime tre settimane ci sia qualcuno che mostri sensibilità ai temi dell'auto, alla sua filiera occupazionale e, soprattutto, alle difficoltà delle famiglie coinvolte, degli automobilisti e delle imprese strette dalle difficoltà di accesso al credito. L'Unrae resta disponibile a fornire ogni supporto e proposte concrete per il rilancio del settore”.