Lasciati soli dal governo, gli imprenditori preparano una controffensiva in grande stile. L’appuntamento è per la giornata di sabato a Bergamo, quando si riunirà l’Assise di Confindustria. «Un momento storico» l’ha definito ieri Emma Marcegaglia parlando in esclusiva a Radio 24. L’ultima volta che avvenne un evento del genere correva l’anno 1992, il presidente del Consiglio era Giuliano Amato e l’opinione pubblica era sconvolta dalle inchieste di Tangentopoli. Il clima oggi è lo stesso di allora? Per certi versi sì, secondo le imprese italiane, pronte a intercettare il grido di dolore in arrivo soprattutto dai «piccoli», che costituiscono la base di Viale Astronomia col 97% degli iscritti, oltreché l’ossatura del tessuto industriale italiano.Detto fatto, dunque: tutti a Bergamo per rilanciare le parole-guida della semplificazione, dello sviluppo del Mezzogiorno e degli investimenti in ricerca e formazione. Ma la svolta, verosimilmente, riguarderà innanzitutto il rapporto con l’esecutivo. O arriva un vero cambio di marcia nell’azione di governo, oppure gli industriali sono pronti a fare da soli. «Sabato ci saranno 5-6mila imprenditori – ha annunciato Marcegaglia –. Vogliamo ragionare tra noi sulle cose che abbiamo davanti e dire cose concrete. Senza politici, senza istituzioni, senza stampa». Nessun invito ai leader di governo, «non ci sarà Berlusconi e nessun ministro, ma solo imprenditori iscritti a Confindustria», tra cui Luca Cordero di Montezemolo, che con la Fondazione Italia Futura da tempo incalza l’esecutivo sul rilancio del Paese, facendo intravedere la possibilità di un impegno in prima persona.Quella della Marcegaglia assomiglia molto a una chiamata alle armi, che ha almeno un duplice obiettivo: uscire dall’isolamento e tornare a crescere. Il Prodotto interno lordo sale a ritmi troppo blandi, tra lo 0,8 e l’1%. «Questo Paese deve tornare a crescere del 2%» ha sottolineato il leader degli industriali, perché sul versante della crisi «il peggio è alle spalle».Difficilmente basterà a Viale dell’Astronomia il pacchetto di misure messo a punto, con tempismo tutt’altro che casuale, dall’esecutivo proprio alla vigilia dell’Assise, mentre la discussione sulla necessità di una manovra correttiva rischia di allargare ancora di più il fossato tra le imprese e Palazzo Chigi. Servono «poche priorità chiare» per scrivere l’agenda del Paese, a partire dal fisco. «La nostra idea è che bisogna ridurre il peso fiscale sui lavoratori e sulle imprese». Non ci sarà più alcuna contrapposizione (se mai ce n’è stata) tra «padroni» e «maestranze» nel progetto-Paese che Confindustria lancerà da Bergamo: mantenere i livelli occupazionali e garantire certezze d’investimento alle aziende, infatti, sono considerati dalle piccole e medie imprese due facce di una stessa medaglia. Insieme si è usciti dalla recessione, insieme si può recuperare terreno, soprattutto nei confronti di mercati esteri che già hanno accelerato i processi di crescita. A Bergamo, dopo «l’operazione ascolto», non mancherà neppure uno spazio per l’autocritica. «Confindustria deve cambiare – ha ammesso Marcegaglia –. Dobbiamo capirci bene su come andare avanti rispetto alle relazioni sindacali». Una rivoluzione dentro e fuori le imprese, che ha già messo in allerta il Palazzo.