Il tavolo di confronto più drammatico degli ultimi anni si consuma nelle ore più "nere" vissute da Piazza Affari. E con la situazione che sta «precipitando» (come da ammissione fatta dal sottosegretario Gianni Letta), il governo si ritrova davanti a una sola alternativa: partorire un’ulteriore accelerazione. Si concretizza così, dopo lunghi giorni di illazioni non confermate, il Consiglio dei ministri straordinario, che si riunirà poco dopo Ferragosto (giovedì 18, ma non è escluso ancor prima, martedì 16, se si farà in tempo), per varare un decreto-legge con le misure anti-crisi per 30-35 miliardi di euro sul 2012, che dovrà consentire all’Italia di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, un anno prima rispetto all’iniziale 2014.
MANOVRA DA RISTRUTTURARELa situazione si è fatta ancora più critica e questo fattore ha spinto il governo a non svelare le carte sulle misure da prendere, rimandando indietro a mani vuote dopo 90 minuti banche, imprese e sindacati, che erano arrivati a Palazzo Chigi (dopo un pre-vertice fra loro alle 15, nella foresteria della Confindustria a via Veneto) nella certezza di avere più dettagli. Così la grande attesa si è consumata per avere solo il quadro generale illustrato da Giulio Tremonti, che ha annunciato: «Occorre ristrutturare la manovra», proprio quella approvata dal Parlamento quasi un mese fa a tempo di primato, in soli 4 giorni. Va ristrutturata perché cambiano gli obiettivi numerici di riferimento: il rapporto fra indebitamento netto e Prodotto interno lordo, ha spiegato il superministro dell’Economia, dovrà essere quest’anno del 3,8% (un soffio al di sotto del 3,9% indicato finora), per poi calare bruscamente all’1,5-1,7% l’anno prossimo (decisamente meno del 2,7% prefissato) e, quindi, a quota zero nel 2013.
VIA A TRE TAVOLI DI LAVORODall’esecutivo è venuta anche l’indicazione di un metodo di lavoro per portare avanti il confronto con imprese e sindacati, al di là degli interventi "brutali" che saranno varati nel giro di qualche giorno: le parti sono state invitate infatti a partecipare a tre tavoli tematici su sviluppo e infrastrutture (con i ministri Paolo Romani e Altero Matteoli), sul mercato del lavoro privato e sulla modernizzazione della Pubblica amministrazione (con Maurizio Sacconi e Renato Brunetta) e su liberalizzazioni, privatizzazioni e servizi pubblici.
NON SVELATA LA LETTERA BCEPer il 2012 si tratta peraltro di un livello superiore a quell’1% di deficit che era stato "consigliato" dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e dal suo successore designato Mario Draghi nella lettera riservata inviata sabato scorso al governo italiano. Una missiva evidentemente "pesante", visto che davanti alla richiesta di imprese e sindacati di svelarne i contenuti Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e come sempre "gran cerimoniere" del tavolo, ha spiegato che è «strettamente confidenziale» e, dunque, non può essere diffusa da chi l’ha ricevuta. Proprio l’intervento del solitamente misurato Letta ha dato a tutti i presenti la misura della gravità della situazione. Quando i rappresentanti delle 36 sigle di associazioni di categoria hanno varcato il portone di Palazzo Chigi erano da poco passate le 5 del pomeriggio e gli schermi collegati alla Borsa di Milano rilanciavano notizie su notizie sugli indici in picchiata. Le considerazioni di Letta erano conseguenti: «In questi cinque giorni tutto è cambiato, tutto è precipitato. La realtà è in così rapida evoluzione, al punto che è diversa da quella all’inizio di questo incontro. Il governo – ha concluso – sta valutando tutte le possibilità», nella consapevolezza che «servono scelte rapide e coerenti».
PREMIER: FAREMO PRESTO E BENELe parti sociali si sono così dovute "accontentare" delle rassicurazioni fornite in apertura dal premier. «Abbiamo assunto impegni gravosi», ha detto in riferimento ai contatti intercorsi in questi giorni con le massime autorità europee (e con il presidente Usa Obama), e «li confermo tutti». Per poi aggiungere che «faremo tutto presto e bene e in maniera inequivoca». Il Cavaliere ha spiegato quindi che, rispetto all’incontro di una settimana fa, «i fatti che sono accaduti impongono una riflessione comune, abbiamo constatato che c’era attesa per un provvedimento del governo», così come «ci siamo impegnati a inserire in Costituzione il pareggio di bilancio e il principio della libertà d’impresa», con la modifica agli articoli 41 e 81 della Costituzione (sui quali Tremonti riferirà oggi nel Parlamento che riapre per l’occasione).Sui nuovi interventi, al dunque, resta l’incertezza enunciata da Letta. L’operazione è complessa e vede da giorni al lavoro i tecnici della Ragioneria generale dello Stato, che stanno "pesando" le varie opzioni. Le cifre rese note da Tremonti fanno intendere che la manovra così rafforzata potrebbe valere, solo per questa correzione, 30-35 miliardi sul 2012. Una cifra-
monstre, difficile da realizzare senza un intervento drastico sulle pensioni, e su quelle d’anzianità in particolare. Si ipotizza sempre il blocco di queste prestazioni o, in alternativa, l’anticipo al 2012 di "quota 97" (36 di contributi e 61 di età), per poi farla salire a 98/100 entro 2/4 anni, in pratica cancellandole di fatto. È così saltato lo schema "minimo", che fino all’altroieri prevedeva soltanto l’anticipo della delega per la riforma di Fisco e assistenza, con i 20 miliardi annunciati già a luglio anticipati di colpo al 2012. Servono ora ulteriori interventi. E prende quota anche il pacchetto del taglio ai costi della politica.