mercoledì 6 luglio 2011
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I Comuni non si presenteranno all'incontro politico convocato dal governo - si legge in un documento dell'ufficio di presidenza - ritenendo «il metodo applicato lesivo delle regole ordinarie e consolidate di reciproca e leale collaborazione che imporrebbero di condividere in via preventiva i contenuti di provvedimenti così rilevanti che impattano sula vita degli altri livelli di governo».«Riteniamo questa manovra fortemente iniqua perchè va a colpire ancora una volta i Comuni che in questi anni hanno dimostrato di fare meglio di altri comparti nel contenimento del debito pubblico». Questo il commento del presidente dell'Anci, Osvaldo Napoli sulla manovra economica del governo. Ricordando che i Comuni già negli anni passati hanno subito pesanti tagli e che comunque intendono partecipare al processo di risanamento del Paese, Osvaldo Napoli ha sottolineato che «in una fase in cui si parla di federalismo, un taglio del 35% al Fondo di equilibrio è l'antitesi del federalismo».La manovra «in contrasto con i principi costituzionali e di autonomia finanziaria e di gestione, riduce le entrate assegnate - evidenzia l'Anci - di ben tre miliardi di euro, pertanto nel 2010 le risorse da più di 11 miliardi di euro passano a sette miliardi di euro». Quanto al Patto di stabilità «viene regionalizzato in modo da costruire un obiettivo unico regionale, individuando nelle regioni il soggetto che opera il coordinamento degli spazi finanziari sul territorio, ma mantenendo le sanzioni a carico dei Comuni".  Anche la «continuità e qualità» dei servizi essenziali è per l'Anci, a rischio visto che la manovra «prevedendo nel computo della spesa per il personale anche quella delle società ai fini del calcolo della soglia del 40% determinerà il blocco certo dell'accesso al turn over per il 90% dei Comuni». «Totalmente sbagliate», infine, le norme sui Comuni virtuosi perché «producono risultati opposti a quelli sperati e perché pongono a carico del comparto dei Comuni gli eventuali benefici che deriveranno per alcuni di essi».LE REGIONI CHIEDONO MODIFICHE E CONFRONTO«Chiediamo una radicale modifica della manovra partendo da una differenziazione equa della riduzione di spesa dei diversi comparti della Pubblica amministrazione». Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, durante la conferenza stampa unificata con Province e Comuni. «Assumiamo due iniziative - ha sottolineato Errani - la prima quella di andare alla conferenza unificata domani non per fare l'ordinaria, ma per illustrare le ricadute complete che la manovra propone. Allo stesso tempo chiediamo un incontro urgente al presidente del Consiglio nel quale chiediamo che il governo espliciti e si assuma la responsabilità sulle ricadute che la manovra ha sui servizi fondamentali del Paese».«Vogliamo un reale confronto - ha aggiunto Errani - nei confronti dei cittadini sulle conseguenze e che cosa avverrà se dovesse andare avanti questa manovra. È un modo responsabile per dire: siamo pronti a stare al tovolo ma nella chiarezza».In sintonia anche il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione: «Avremo preferito conoscere prima il testo della manovra». Domani, ha aggiunto Castiglione, nel corso della conferenza unificata «spiegheremo al governo le ragioni del nostro "no" alla manovra. Chiediamo un incontro al governo per ribadire che si poteva fare di più. Si sarebbe fatto di più se ci fosse stata una consultazione preventiva con i Comuni, Province e Regioni».«Oggi doveva esserci un incontro con il governo per la manovra - ha aggiunto Errani - che è stato annullato. Sottolineiamo un dato negativo relativo alle relazioni tra i diversi livelli istituzionali, anche perché c'è una legge, che è stata disattesa, che afferma che nelle impostazioni delle manovre occorre che preventivamente tutti i livelli istituzionali si confrontino e costruiscano insieme queste manovre, ciò che oggi non è avvenuto. Non si riesce ad affermare, e non per responsabilità nostra, il principio costituzionale della leale collaborazione».
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