Guarda le cifre dei mercati appena chiusi e sa quello che stanno pensando in Bankitalia e al Quirinale. Pier Luigi Bersani è già a Labro, alla festa dell’Api, quando lancia il suo nuovo appello, che suona esattamente come quelli passati, ma che è molto più «drammatico». E allora al presidente della Repubblica che insiste da tempo sulla collaborazione, il leader del Pd, malgrado gli "schiaffi" di Berlusconi, risponde: «Siamo disposti a prenderci le nostre responsabilità per dare un minimo di credibilità a questa manovra, ma in questo percorso serve un cambio politico». Ed è su questo che – ancora una volta – le opposizioni concordano. Il punto è che serve «qualsiasi cosa, ma non una manovretta». Ma se questo esecutivo non è in grado di rispondere agli appelli internazionali, allora è meglio che si faccia da parte, secondo Pd, Idv e terzo polo. Faccia spazio a un esecutivo che dia «credibilità, e che scomodi un po’ tutti, ma metta mano alle misure necessarie».Bersani incita i suoi a unirsi al suo appello e da D’Alema a Veltroni, a Boccia e Fassina, tutti chiedono che «se ne vada Berlusconi». Dice il presidente del Copasir: «La principale manovra che occorrerebbe fare è cambiare governo. I numeri della Borsa dimostrano che nessuno crede alle rassicurazioni del premier. «Mancano 20 miliardi», spiegano nel Pd, che teme la decisione del premier di mettere la fiducia su un testo con cui il Paese andrebbe «nel baratro». Occorre, per Bersani, «un atto di generosità anche da parte della maggioranza. Ci vuole una transizione, un governo di responsabilità, di protagonisti che siano credibili». Nessuna ricerca di poltrone: «Siamo pronti a dare una mano anche rimanendo all’opposizione, purché ci sia una discontinuità apprezzabile per chi ci guarda nel mondo», insiste il leader pd. Tanto più che sentirsi definire «criminali» in un «Paese di m...» ha fatto «rabbrividire» la minoranza, per dirla ancora con Bersani. «Solo qualche giorno fa – commenta Veltroni – l’opposizione ha consentito l’approvazione della manovra».E che ancora sia il senso di responsabilità a prevalere, lo conferma il leader Udc Pier Ferdinando Casini: «Noi abbiamo un giudizio pessimo su questa manovra, ma abbiamo un dovere di serietà. Cercheremo quindi di collaborare per evitare guai peggiori. Siamo sull’orlo di un baratro, cerchiamo di non finirci dentro». Ma sapendo, incalza il segretario Lorenzo Cesa, che «la situazione è di una gravità totale e non è più tollerabile». Lo stesso Di Pietro, pur dando al governo dell’«ubriacone» che «spende soldi che non sa se incasserà», è pronto a fare la propria parte. Toni esasperati, che la maggioranza disapprova. «Chi chiede le dimissioni del governo in una situazione economica e finanziaria internazionale così difficile, come testimoniato anche dall’andamento di tutte le Borse, è semplicemente un irresponsabile», taglia corto il capogruppo pdl Cicchitto.