giovedì 30 agosto 2012
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​Semestre di fermento per il mercato dell’arte, in attesa della ripresa autunnale. È quanto fotografa il report Mps relativo alla prima metà del 2012, che ha fatto scattare l’euforia di molti addetti ai lavori. L’Mps Global Painting Art Index segna infatti un +23,8% in confronto ai primi sei mesi dell’anno scorso: un risultato, seppure ancora lontano dai primati del 2008, davvero lusinghiero considerate premesse e previsioni non certo ottimistiche. Il Global Index raccoglie i tre indici che classificano i dipinti a seconda del periodo di esecuzione: Old Masters e 19° secolo, Art Pre War e Art Post War, per opere dal dopoguerra ai giorni nostri. Il Monte dei Paschi di Siena esamina le transazioni effettuate nelle maggiori aste, prima di stilare tali indici che riflettono l’andamento del mercato mondiale per la pittura come pure – tramite specifiche raccolte dati – per le arti minori: oggetti antichi, arredi e sculture, gioielli, vini, fotografia.L’Mps Art Pre War Index registra, da gennaio a giugno, un + 17,8% rispetto a un anno fa, mentre l’Art Post War Index si attesta addirittura su un + 75,7%. Pare dunque avviarsi al tramonto l’influsso derivato dall’annus horribilis 2011 – almeno questa è l’evidente speranza di tutti – ma è senz’altro presto per aprirsi all’entusiasmo e ai peana di ringraziamento. Perché sono ancora tante le zone d’ombra che destano preoccupazione agli occhi di analisti e operatori del settore. Se il tasso di unsold, di opere condotte in asta e invendute, segna una flessione rispetto all’anno precedente, oscillando su una media del 23% per lotto, le ragioni di questa discesa posso essere molteplici e non troppo incoraggianti. Come il trovarsi di fronte a un mercato dalla forte tendenza speculativa, dove giungono spesso capolavori battuti a prezzo di record, con collezionisti esigenti che guardano alla sicurezza dell’affare e agli artisti con quotazioni stratosferiche, piuttosto che a nomi storici o emergenti trascurati però dal circuito degli investimenti internazionali. Un circuito esclusivo per Paperoni che nuotano nell’oro e nababbi sempre più ricchi, dove in pratica è sparito sia l’amateur più o meno disinteressato al fattore venale che il collezionista medio e alle prime armi, il quale si avvicina con titubanza al mondo delle aste. E a pagarne lo scotto è la marginalità in cui è relegato il mercato italiano, con opere di maestri del ’900 invendute o aggiudicate a prezzi da discount.Il 2012 dovrebbe quindi rivelarsi un annus mirabilis per le vendite da record, capaci di attenuare, se non esorcizzare, gli effetti negativi del 2011. È stata Sotheby’s New York a battere il 2 maggio una delle quattro versioni de «L’urlo» di Munch – l’unica ancora in mano privata – per 120 milioni di dollari, acquistata dal plurimiliardario americano Leon Black. Sei giorni dopo, la sede newyorkese di Christie’s aggiudicava un olio di Rothko del 1961 «Orange, red, yellow» a 86,8 milioni di dollari, più del doppio della base di partenza. L’audizione di Christie’s dell’8 maggio ha realizzato 388,5 milioni di dollari, il valore più alto di sempre per un’asta di arte contemporanea. Il giorno dopo, Sotheby’s incassava un total sold per 266 milioni di dollari: evento che si conclude solitamente con la consegna di un paio di guanti bianchi al banditore. In quest’occasione, il dipinto «Sleeping girl» di Lichtenstein è stato battuto per 44,8 milioni di dollari.Cifre da capogiro per «L’étoile bleue» di Miró, che il 19 giugno da Sotheby’s si arrestava a 23,5 milioni di sterline; e il 27 giugno «Le rose du bleu» di Yves Klein, composizione del 1960 realizzata con pigmento, resina, spugne e pietra, è stata pagata da Christie’s 23.561.250 sterline, contro una stima di 18 milioni. Anche i maestri del passato si difendono bene: il 4 luglio, un disegno acquerellato di Canaletto raffigurante una veduta di Venezia è stato ceduto per 2,4 milioni di euro.Se il mercato italiano si presenta abbastanza contratto, le quotazioni delle opere di Burri confermano al contrario la loro costante ascesa. E se gli Usa fanno la parte del leone, grazie al rafforzamento del dollaro su euro e sterlina, la Cina arretra con un calo degli acquisti sul mercato secondario dell’arte del 43% rispetto a primavera. Quando all’asta di Beijing Poly un imprenditore cinese staccò un assegno di 46 milioni di dollari per un dipinto del 1965 di Li Keran, artista scomparso nel 1989.Luci e ombre che raffreddano un po’ l’esultanza per queste avvisaglie di ripresa. Che, assicurano alcuni, appaiono solide ed estese al lungo periodo. Una prospettiva di rinnovata fiducia per un mercato che ha conosciuto, fino a poco fa, solo segnali negativi.
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