Quasi tre quarti dei lavoratori domestici regolari dichiara meno di 10mila euro mentre solo il 27,77% (248.477 lavoratori) ha ricevuto una retribuzione superiore ai 10mila euro - IMAGOECONOMICA
Con la fine della pandemia calano i lavoratori domestici regolari e tornano sotto quota 900mila: nel 2022 - secondo l'Osservatorio Inps sui lavoratori domestici - colf e badanti diminuiscono nel complesso del 7,9% e si attestano a quota 894.299.
Quasi tre quarti dei lavoratori regolari del settore dichiara meno di 10mila euro mentre solo il 27,77% (248.477 lavoratori) ha ricevuto una retribuzione superiore ai 10mila euro.
Solo il 14,6% del totale (130.478 lavoratori) può contare su una retribuzione di almeno 13mila euro annui, quindi pari ad almeno 1.000 euro al mese nel caso di contratto sull'intero anno. Il dato è legato anche al fatto che una parte consistente è iscritta part time. Solo per 214.913 lavoratori sono state dichiarate almeno 40 ore a settimana mentre per la fascia più numerosa (211.857 persone) sono state dichiarate tra le 25 e le 29 ore a settimana.
La flessione del numero dei domestici - spiega l'Inps nella nota - "si presenta dopo gli incrementi del biennio 2020-2021 dovuti ad una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all'entrata in vigore del decreto "Rilancio" del 2020 che ha regolamentato l'emersione di rapporti di lavoro irregolari".
"Nel corso di questi 10 anni è sostanzialmente rimasto immutato il numero dei lavoratori domestici di poco più di 900mila. Bisogna puntare sicuramente a favorire l'emersione del lavoro nero attraverso una legislazione che preveda agevolazioni fiscali e contributive, ma anche attraverso la formazione specialistica dei lavoratori" così ha affermato Vincenzo Caridi, direttore generale dell'Inps, a margine della presentazione del report 2023 dell'Osservatorio Inps sul lavoro domestico.
Per il direttore si deve puntare "su corsi di formazione per lavoratori domestici, proprio legati alle tipologie di invecchiamento della popolazione, che porta a investire di più su questa particolare tipologia di lavoratori e quindi anche investire sulla formazione specialistica".
Le donne sono in netta prevalenza e con 772.925 lavoratrici rappresentano l'86,4% del totale. Gli uomini sono 121.374 (il 13,6% del totale) con un calo di oltre il 18% sul 2021. C'è una forte prevalenza di lavoratori stranieri (il 69,5% del totale) nonostante il calo dell'8,4% sul 2021 ma gli italiani con un calo del 6,6% raggiungono il 30,5% con 272.583 lavoratori tra colf e badanti. Il 35,4% dei lavoratori domestici (316.817 lavoratori) proviene dall'Europa dell'Est; seguono i 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5%), quelli provenienti dal Sud America (7,8%) e quelli dall'Asia Orientale (6,8%).
Il Nord-Ovest è l'area geografica con il maggior numero di lavoratori domestici (30,8%), seguita dal Centro con il 27,2%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,4% e dalle Isole con il 9,3%. La regione con il maggior numero di lavoratori domestici è la Lombardia con 174.613 lavoratori (19,5%), seguita dal Lazio (13,8%), dall'Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia.
Prevale la tipologia di lavoro "colf" con il 52% del totale dei lavoratori, contro il 48% della tipologia "badante". Anche da questi dati emerge l'invecchiamento della popolazione: dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 61,4% dei lavoratori. La tipologia "colf" è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall'Europa dell'Est, dall'Asia Medio Orientale e dall'America Centrale, in cui prevale la tipologia "badante".
Cresce l'età media anche per i domestici. La classe d'età "50-54 anni" è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici (17,2% del totale), ma nel complesso quasi 500mila lavoratori hanno più di 50 anni e meno di 17mila (l'1,9% ) meno di 25. Nel 2022 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 30,2% del totale mentre dieci anni nella stessa fascia di età erano quasi la metà del totale (49,7%).
In questo settore le donne in media hanno una retribuzione più alta rispetto agli uomini. Il 46,5% degli uomini si colloca sotto i 5mila euro l'anno, contro il 39,7% delle donne.
"I dati non sono positivi come ce li aspettiamo, ci auguriamo da anni di superare l'asticella del milione di iscritti all'Inps" è intervenuto anche il presidente di Nuova collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico), Alfredo Savia, nel corso del convegno "Tutto regolare? Colf, badanti e babysitter in Italia", durante il quale è stato presentato il report 2023 curato dall'Osservatorio Inps sul lavoro domestico. "Gli operatori sanno quanto è difficile perché il lavoro nero imperversa - ha sottolineato -. Credo che la crisi sia determinata più che dalla crisi economica, che sicuramente incide, dalla crisi della cultura del lavoro, che ancora non è entrata nella testa degli italiani, soprattutto per quanto riguarda il lavoro domestico".
Savia ha inoltre sottolineato che "la famiglia non è mai stata protetta dai decisori politici: se guardiamo le agevolazioni fatte nel tempo, il lavoro domestico è quasi sempre escluso, c'è una scarsa sensibilità": la richiesta è di aiutare "soprattutto le famiglie con provvedimenti duraturi nel tempo, soprattutto in materia fiscale, che agevolino l'assunzione di badanti. Chiediamo alla politica maggiore interesse e sensibilità", ha concluso il presidente di Nuova collaborazione.