«La responsabilità sociale d’impresa? Se è vera e seria – e quindi non rappresenta solo una trovata per 'farsi belli' o una medaglia da esibire –, sta diventando sempre più conveniente anche dal punto di vista economico per un’azienda. Basti pensare all’energia, che quando viene ripensata e impostata secondo criteri sostenibili può portare a risparmi notevoli nel medio-lungo periodo». Massimo Egidi, rettore dell’Università Luiss Guido Carli, sarà uno dei relatori del seminario che si terrà dopodomani, cioè alla vigilia dell’udienza di sabato quando papa Francesco riceverà 7mila imprenditori legati a Confindustria. Secondo il docente, le imprese che otterranno risultati i migliori nel prossimo futuro saranno quelle che «abbandoneranno la gestione verticistica, che ormai funziona sempre meno, per sposare invece una logica orizzontale, basata su una maggiore compartecipazione da parte di tutta la forza lavoro alle decisioni da prendere e alle strategie da scegliere per raggiungere determinati obiettivi».
Professore, nell’intervento al convegno lei si concentrerà sulla nuova divisione del lavoro che cambia in particolare grazie al contributo delle nuove tecnologie. Quali sono le principali modifiche a cui stiamo assistendo? Oggi, sia con processo di digitalizzazione delle imprese sia con il cosiddetto progetto industria 4.0, si sta evolvendo profondamente il modo di lavorare in vari comparti, compreso il settore manifatturiero. Adesso la gestione di grandi quantità di informazioni e dati è affidata soprattutto alle macchine e i lavoratori devono conoscere e utilizzare al meglio questi strumenti. Sta cambiando, in generale, la struttura tayloristica dell’organizzazione scientifica del lavoro, perché le persone devono essere sempre più in grado di acquisire competenze nuove e assumere maggiori responsabilità all’interno dell’impresa. Così, sostituire un dipendente con un altro sta diventando un’operazione più complessa rispetto al passato. Perché il lavoro è meno semplice, ma più dinamico e, per certi versi, anche più divertente.
Che tipo di contributo può dare oggi un imprenditore per costruire una società più giusta? Se un imprenditore fa bene proprio lavoro, con passione e disciplina nell’organizzazione, già compie un importante passo avanti nella giusta direzione. In quanto, indirettamente, oltre a perseguire i propri interessi, favorisce il benessere della collettività.
E le università, invece, quale ruolo possono giocare? Devono cogliere i cambiamenti che stanno avvenendo a livello professionale e fornire l’attrezzatura ai giovani affinché siano nelle condizioni di stare a galla in un mare complicato e in continua evoluzione come è il mercato del lavoro di oggi. Le nuove generazioni non dovranno imparare semplicemente un mestiere, ma la vera sfida sarà quella di fornire agli studenti il metodo e la capacità per saper nuotare a prescindere dai mari in cui si troveranno immersi nel corso della loro carriera.
Al centro del seminario ci sarà il rapporto tra etica e impresa. Sono due parole che possono stare insieme? Ci deve essere un legame sempre più forte. Del resto, negli anni della crisi abbiamo assistito a un eccesso di potere da parte della finanza che ha impoverito tutti (compresi coloro che lavoravano in quel campo). Le imprese hanno pagato il prezzo di questo dominio, per cui è chiaro che vanno cambiati gli equilibri e trovati sistemi più virtuosi.
Sono maturi i tempi per inserire la voce 'sostenibilità' nell’unico bilancio dell’azienda insieme a ricavi, utili e risultato operativo? Già è importante poter contare su un bilancio sociale che non sia una mera formalità, dove certi numeri siano dimostrati poi nei fatti e nei comportamenti dall’azienda. Comunque credo che quello di arrivare a un solo bilancio sia un passaggio che potrà verificarsi in futuro. Un uso più attento delle risorse si sta rivelando anche un vantaggio economico, visto che può tradursi in una sensibile diminuzione dei costi.