mercoledì 14 dicembre 2016
I francesi salgono al 12,3% del gruppo televisivo dei Berlusconi. La scalata fa infuriare Fininvest, che sporge denuncia per manipolazione del mercato. La Consob verifica.
La torre di Mediaset a Cologno Monzese

La torre di Mediaset a Cologno Monzese

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La possibile "scalata francese" a Mediaset fa arrabbiare Fininvest, ma entusiasma la borsa e risolleva il titolo del gruppo di Silvio Berlusconi. L’acquisto del 3% di Mediaset da parte della Vivendi di Vincent Bolloré, salita poi al 12,32%, comunicato a sorpresa, ha determinato ieri un’effervescenza borsistica, tanto che l’azione è schizzata del 32% per chiudere a 3,58 euro.

Eppure da Fininvest sono arrivate parole durissime nei confronti del finanziere francese, che pure coi Berlusconi convive pacificamente in Mediobanca da anni: «Vivendi deve sapere che Fininvest non intende arretrare neppure di un passo dalla sua posizione di azionista di riferimento di Mediaset ». Cologno Monzese, che ha denunciato i francesi per «manipolazione del mercato» alla procura di Milano, innescando una verifica della Consob, ha rincarato la dose annunciando che «tutelerà in tutte le sedi e con tutti i mezzi per bloccare quello che ritiene non una normale operazione di mercato ma un gravissimo inganno che delle leggi del mercato fa scempio».


E ieri Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, s’è visto con Marina Berlusconi, presidente di Fininvest mentre in aiuto del gruppo ci sono le due più grandi banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Certo Bolloré gioca duro, come nel suo stile. Vivendi, pronto ad altri acquisti «in base alle condizioni del mercato» per portarsi «in un primo tempo tra il 10 e il 20% del Biscione» ha detto di essere entrata in Mediaset dopo che la prevista acquisizione di Mediaset Premium «ha malauguratamente fatto sorgere un contenzioso tra Vivendi e Mediaset» e dopo che «Mediaset e il suo azionista Fininvest non hanno accettato le proposte di Vivendi finalizzate a trovare una soluzione amichevole per risolvere la controversia».

Attorno ai destini della pay tv del gruppo televisivo di Cologno Monzese, infatti, si va combattendo da qualche mese una battaglia scoppiata improvvisamente a fine dello scorso luglio quando i francesi hanno fatto retromarcia sull’accordo raggiunto in aprile, sostenendo che i numeri della pay tv del Biscione non corrispondevano a quello che erano stati lori rappresentati. Come stanno le cose? Mediaset Premium, sotto l’assedio di Sky, non sta andando bene. Nata a luglio del 2014 per volontà di Pier Silvio Berlusconi, nel 2015 ha perso quasi 84 milioni di euro e nei primi 6 mesi di quest’anno ha accumulato un rosso di altri 100 milioni. Gli azionisti, quindi, sono stati chiamati a sborsare 140 milioni da qui a breve per garantire un futuro all’azienda. Il pareggio dei conti previsto nel 2018, non è realistico. Perché un passivo così forte? I costi sostenuti per acquisire i diritti televisivi di Champions League e Europa League non sono coperti dai ricavi derivanti dagli abbonamenti.

In questo scenario Berlusconi ha iniziato a 'flirtare' su Mediaset Premium con Rupert Murdoch, padrone di Sky, arcirivale di sempre ma funzionale per far scendere Bolloré a più miti consigli. Il finanziere bretone, però, che in Italia è già padrone di Telecom Italia, vuole fare con essa e la sua Canal Plus, magari in tandem con Orange, la 'Netflix europea'. E quindi gioca al rilancio, ben sapendo che una guerra ad oltranza non conviene né a lui né a Fininvest.

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