Una crescita che, seppure insufficiente, almeno c’è stata, grazie anche alla tenuta dei conti pubblici. Tanti i temi affrontati ieri da Giulio Tremonti alla presentazione del rapporto annuale della Corte dei Conti, dove ha ripercorso quanto fatto dal governo negli ultimi tre anni. La situazione non è certo facile: la crisi morde ancora, anche perché «i fattori che l’hanno generata sono tutti presenti», ha dichiarato. Secondo alcune voci, intanto, il governo sta per varare una manovra da circa 40 miliardi (spalmata su più anni) per raggiungere nel 2014 il pareggio di bilancio. Dal 2015 in poi si aggredirà il debito con aggiustamenti che la Corte dei Conti valuta in 46 miliardi l’anno. Tremonti ha poi definito «discutibile» la rappresentazione dell’Italia emersa dall’ultimo rapporto Istat, secondo la quale un italiano su quattro sarebbe a rischio povertà: per il ministro, la ricchezza negli ultimi 10 anni è addirittura aumentata. Un altro passaggio polemico lo ha dedicato a Luca Cordero di Montezemolo: «La dimensione dell’azionista va limitata all’economia». Non solo, ma «si sta diffondendo un calco linguistico che vuole che noi che siamo gli azionisti del Paese abbiamo diritto a decidere. Formule di questo tipo, che portano alla scomposizione sociale, non credo siano giuste». La replica del diretto interessato non si è fatta attendere: bisogna «rispondere del proprio operato ai cittadini che, li si chiami come piaccia, azionisti o non azionisti, sono la fonte di legittimazione del potere politico». In serata è giunta il ministro ha precisato: «credo ci sia stato un malinteso, io mi riferivo a Diego Della Valle». In effetti il presidente Tod’s, parlando di un possibile impegno politico di Montezemolo, aveva detto che gli imprenditori «come cittadini, sono azionisti del Paese e hanno il diritto di giudicare i politici per quello che fanno».