Ia e selezione umana possono coesistere - Hrcoffee
L’Ia-Intelligenza artificiale, di cui si discute da oltre 70 anni, è oggi al centro del dibattito politico-economico soprattutto in ambito ricerca e selezione del personale. Big data, elevate capacità computazionali e algoritmi più performanti ne permettono un impiego diffuso, capace di incidere nella vita quotidiana di imprese e individui in maniera ancora più profonda rispetto alle innovazioni precedenti. Tuttavia, nonostante le sue potenzialità, l’Ia rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati Istat del 2021, solo il 6,2% delle imprese con almeno dieci dipendenti dichiara di utilizzare sistemi di Ia, contro una media dell’8% nell’Unione Europea. In Italia il mercato dell’Ia raggiunge nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro (+21,9%) e, tra il 2022 e il 2025, dovrebbe raggiungere i 700 milioni nel 2025 con un tasso di crescita medio annuo del 22% (Rapporto Anitec-Assinform Il digitale in Italia 2022). Oltre all'Ia, anche l'uso del gioco può cambiare le regole della selezione. L'utilizzo di elementi derivati dai giochi può essere impiegato per trovare, selezionare e assumere talenti in ambiti altamente specializzati del digital e tech. È questa la filosofia alla base della tecnica di selezione dei "cacciatori di teste" di Oliver James (www.oliverjames.it), che sviluppa un approccio alla ricerca con al centro persone e dati. Una soluzione efficace che permette di ridurre i tempi di selezione (che diminuiscono in media di oltre il 30%), migliorare l’attrattività dell’azienda (mediamente del +20%) e, al recruiter, di valutare più facilmente come i candidati siano in grado di muoversi all’interno del potenziale ruolo di atterraggio in azienda attraverso il gioco, in modo da capire molto più velocemente da un lato le loro competenze, dall’altro anche il comportamento che poi il lavoratore potrà avere anche all’interno dell’azienda che lo assumerà, nonché l’allineamento culturale ai valori dell’azienda. Dopo aver consolidato il proprio ruolo in termini di digitalizzazione delle attività di recruiting ed employer branding, la start up italiana Tutored si apre ai mercati internazionali, cambia il proprio nome in Joinrs e lancia Joinrs Ai, in grado di leggere, comprendere e rielaborare in maniera sintetica al posto dell’utente gli annunci di lavoro per aumentarne l’efficacia. Si tratta di un importante passo nel percorso di crescita della start up che, mettendo in contatto giovani studenti e neolaureati con le aziende, è un punto di riferimento per oltre uno studente su quattro, più di 130 multinazionali e circa 2mila recruiter che la utilizzano quotidianamente per attrarre giovani talenti, soprattutto delle discipline Stem+E. Nel 2022 su Joinrs (Tutored) sono state pubblicate oltre 1.560 offerte di lavoro per le quali sono state prodotte oltre 100mila application. Contestualmente, le aziende hanno il vantaggio di presentarsi e raccontarsi – in maniera automatica – ai giovani secondo i linguaggi e gli standard più attrattivi e, al contempo, ottenere candidature di alta qualità e perfettamente in linea con quanto stanno cercando. Ia, olografia, realtà aumentata e virtuale, simulazioni e, in generale, un’integrazione sempre più netta tra processi aziendali e applicazioni digital avanzate sono invece le tecnologie 4.0 in cui è specializzata Media Engineering, impresa nata per iniziativa di Antonio e Gianluca Franzese e che ha da poco festeggiato i 20 anni di attività. Attraverso la realizzazione di software e applicazioni all’avanguardia, progettazione di e-Learning Management System 3D e gamification, l’impresa italiana ha un obiettivo ben preciso: innovare, immaginare una nuova visione del futuro e creare soluzioni tecnologiche per le aziende che puntano a una comunicazione digitale integrata a 360 gradi. Le prospettive per il settore, che già oggi vale oltre cinque miliardi di euro, sono al centro di investimenti sempre più importanti.
Ma le pmi preferiscono valorizzare il capitale umano
Secondo uno studio condotto da I-Aer su un campione di 914 piccole e medie imprese, nel 2023 titolari e amministratori d'azienda puntano tutto sulla gestione dell'incertezza con focus su ricavi, marginalità e forza lavoro. Assolutamente in secondo piano gli investimenti in tecnologie innovative come l'Ia. «Per le aziende italiane, infatti, il 2023 è l'anno della cautela», spiega Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-Aer, Institute of Applied Economic Research, Centro di ricerca specializzato nel monitoraggio del sistema imprenditoriale italiano. Dallo studio condotto in collaborazione con Aida Partners Pr, i risultati inerenti le nuove tecnologie sono al quanto sorprendenti: «I dati a nostra disposizione mostrano un sistema imprenditoriale fortemente preoccupato. Il quarto trimestre 2022 si è chiuso con un sostanziale rallentamento delle performance per oltre il 73% del campione analizzato. Di conseguenza, ciò ha defocalizzato l'attenzione di molti titolari d'impresa dal tema degli investimenti, per riposizionarsi sui fondamentali della gestione aziendale». I dati forniti da I-Aer vanno ancora più in profondità e si concentrano sulle priorità strategiche che le pmi vedono per il 2023. Che gli investimenti in nuove tecnologie non rappresenti una priorità estrema per le aziende non sorprende. «Se si guarda alla composizione del nostro sistema imprenditoriale - dichiara Papa - si noterà immediatamente che oltre tre quarti delle aziende opera in settori definiti 'maturi', dove l'approccio low-tech è preponderante. Se a ciò si aggiungono tutte le criticità che imprenditori e manager hanno dovuto affrontare nell'ultimo triennio, dal Covid alle tensioni geopolitiche passando per inflazione e crisi energetiche, si intuisce agevolmente che in un contesto di incertezza generalizzata non si possa che convergere verso i principi di base del funzionamento di ogni impresa, vale a dire: tenuta del fatturato, margini di guadagno e gestione del personale».
Il futuro delle risorse umane visto da Hrcoffee
I professionisti delle risorse umane, riuniti da HrCoffee (https://www.hrcoffee.it), discutono sul futuro del settore. Digital HR: quando la tecnologia si fa promotrice di umanità è l'occasione per raccontare, attraverso testimonianze, casi pratici e dialoghi l’innovativa metodologia in ambito Hr basata sul People Management e People Analytics e riflettere su temi quali: la sostenibilità in azienda, l’ingaggio e l'inclusione dei dipendenti, l’importanza della tecnologia nei processi Hr, la necessità di porre le persone al centro di ogni decisione, il significato dell’emotional leadership e le nuove sfide che dovranno affrontare le risorse umane nei prossimi anni. «Oggi, alla figura dell’Hr è richiesto di interagire sia con l’aspetto sociale sia con quello tecnologico, ma mentre i numeri sono fissi, gli individui sono dinamici e portatori di emozioni. Ecco perché abbiamo deciso di mettere al centro le persone. L’intento non è quello di sostituirci ai processi, ma aiutare l’Hr a innovarli, a renderli efficientissimi e veloci, digitalizzandoli attraverso una tecnologia empatica - commenta Maria Cesaria Giordano, ceo di Hrcoffee -. Grazie alla nostra tecnologia, infatti, ogni manager può svolgere l’intera attività con una semplice applicazione in cui può ritrovare la lista delle persone da valutare, visualizzare chi ha eseguito l’autovalutazione, inviare un messaggio a chi non l’ha ancora fatto e aprire un canale di dialogo». Per Carlo Albini, Head of People and Organisation for Global Staff and Services di Enel Group, «le funzioni Hr sono normalmente chiamate a riflettere sul futuro del lavoro all’interno delle proprie aziende o dei propri settori. In particolare nel settore energetico, questo significa confrontarsi con tre macro-fenomeni molto noti, ma altrettanto lontani dall’essere pienamente compresi: il cambiamento climatico, i trend demografici e l’accelerazione digitale/tecnologica. A tutto ciò, negli ultimi anni si è aggiunta la consapevolezza di un futuro incerto e imprevedibile che interroga l’umanità interna e in particolare come responsabile Hr mi chiedo se siamo culturalmente pronti per misurarci con tutto questo». «Dal mio osservatorio nella funzione People & Communication - sottolinea Raffaella Maderna di Lundbeck Italia - posso affermare che i trend a cui stiamo assistendo sono sostanzialmente cinque: la trasformazione digitale, il mix generazionale, la formazione continua, nuovi modelli organizzativi e l’attenzione alle persone. Oggi più che mai, negli ambienti di lavoro, non siamo dei numeri asettici, ma delle persone, ciascuno con la propria unicità, con i propri valori, preoccupazioni, timori ed emozioni. Da qui l’impegno continuo per sostenere il benessere fisico e mentale dei propri collaboratori, attraverso programmi specifici di welfare e wellbeing, che hanno impatti diretti ed indiretti su performance in primis, motivazione e ingaggio, retention delle migliori risorse e attraction di talenti». Secondo Roberto Saracco, Ieee Future Directions, «la copia digitale non deve essere uno strumento di controllo e preoccupazione per i dipendenti, bensì un supporto nella trasmissione delle conoscenze e delle competenze in azienda. Da questi presupposti si può ipotizzare come il ruolo di Hr possa evolvere nei prossimi anni, diventando un gestore di conoscenze interne ed esterne a tutto campo, integrandosi quindi nella parte operativa dell’azienda». Per Domenico Favuzzi, presidente e ceo di Exprivia, sottolinea come «l’uomo è il fine ultimo della trasformazione che stiamo vivendo». Maurizio Decollanz, Chief Marketing & Communications Officer di Ibm Italia, si sofferma sull’importanza di riflettere per trasformare dati e informazioni in decisioni consapevoli: «Pensare è il nostro grande "super potere", alla base del capitale umano, motore dell’innovazione e vero grande elemento distintivo tra intelligenza artificiale e intelligenza umana; le tante sfide che abbiamo di fronte, dalla sostenibilità ambientale a quella sociale ed economica, potranno essere affrontate e vinte solo con l’unione di questi due elementi, competenze professionali e tecnologia».
Un libro racconta le intelligenze umane e artificiali
Scusi, ma perché lei è qui? Storie di intelligenze umane e artificiali è un libro scritto da don Andrea Ciucci ed edito da Terre di Mezzo. L'Ia è ormai pienamente presente nelle nostre vite attraverso l'applicazione quotidiana in vari campi della conoscenza. Rappresenta inoltre uno dei pilastri su cui si basa la transizione digitale ed ecologica centrale per il futuro delle nostre imprese e della nostra società. Don Andrea Ciucci, segretario generale della Fondazione vaticana RenAIssance per l’etica dell’intelligenza artificiale, dichiara: «Tutti preoccupati di ridefinire la differenza tra uomo e macchine, rischiamo di perdere due questioni a mio parere più decisive. Quanto siamo consapevoli che le tecnologie, ben più che semplici strumenti particolarmente efficaci, ridisegnano l’esperienza umana e il modo in cui abitiamo questa terra? Come esercitiamo la nostra responsabilità davanti a questo fenomeno che segna e segnerà le nostre vite. In un parola: quale futuro vogliamo?». «L’intelligenza artificiale - conclude Marina Verderajme, presidente nazionale Gidp/Hrda e Job Farm - rappresenta una importante opportunità di supporto nella gestione e miglioramento di molti processi aziendali. Gli Hr manager hanno un ruolo fondamentale nell’accompagnare le persone e i giovani in azienda nell’uso consapevole di tali risorse. E sulla necessità della interdisciplinarità e consapevolezza delle “distanze” tra intelligenza umana è artificiale».
Un corso per diventare diventare Sviluppatori Java Full Stack
Aruba Academy, Polo Universitario Aretino e Umana danno il via al corso per Sviluppatori Java Full Stack, con concrete possibilità di inserimento in azienda. In partenza l‘8 maggio, 230 ore di formazione per diventare esperti nel linguaggio di programmazione più utilizzato dalle aziende. Il corso è interamente finanziato dal fondo Forma.Temp ed è gratuito. Il linguaggio di programmazione Java è tra i più diffusi e utilizzati al mondo per la realizzazione di siti web, software, app e videogiochi e per questo motivo la sua conoscenza può garantire solide opportunità lavorative e favorire la crescita e la continuità professionale. Eppure, appare sempre più difficile per le aziende reperire risorse esperte in questo campo: di fatto, gli sviluppatori restano tra i talenti che le imprese fanno più fatica ad attrarre. Per tale ragione, Aruba, il principale cloud provider italiano leader nei servizi di data center, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini, annuncia l’avvio del corso di formazione per Java Full Stack Developer in partnership con il Polo Universitario Aretino (Pua) e l’agenzia per il lavoro Umana. Un corso che rientra nel calendario delle attività di Aruba Academy, la scuola del Gruppo Aruba specializzata nella formazione in campo IT, che mira ad offrire ai giovani talenti una formazione specialistica Stem ed il conseguente inserimento nel mondo del lavoro. Il corso di specializzazione punterà a formare le risorse interessate alla programmazione di siti, applicativi e database grazie alla piattaforma di sviluppo Java, partecipando al contempo alla creazione di software, alla conduzione di test e alle attività di debug con un approccio analitico di livello avanzato. Un percorso ideato per acquisire le conoscenze per lo sviluppo in ambito full stack. Il corso è aperto a studenti delle scuole secondarie di II grado, diplomati in informatica, laureandi e neo-laureati Stem, con forte propensione al ruolo e passione per il settore, che desiderino acquisire skill tecnologiche sempre più specifiche, ma anche competenze gestionali per affrontare un percorso di carriera in questo settore. L’iniziativa garantirà un percorso formativo dal livello base fino al livello avanzato, con la conseguente verifica delle competenze acquisite e l’esecuzione dell’esame finale, dopo il quale verrà rilasciato un attestato di qualifica professionale che apre le porte al mondo del lavoro in ambito It. In particolare, per quanti porteranno a termine con profitto il percorso formativo sarà previsto un ulteriore iter di colloqui per valutare i profili da inserire in Aruba e all’interno delle altre aziende che sono parte del Polo Universitario Aretino: si tratta quindi di una concreta possibilità di inserimento in azienda con contratto. Per saperne di più: http://aru.ba/academycorsojava.