L'Italia e la Francia dovranno attuare
senza indugi le promesse di nuove riforme e nuovi sforzi per
rientrare nei parametri del Patto di Stabilità Ue, altrimenti
"le conseguenze non saranno piacevoli". Il duro monito arriva
dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker
che, in un'intervista alla 'Faz', difende la scelta di
concedere ai due peasi più tempo per rimettere in sesto i
conti ma avverte: "Se alle parole non seguiranno i fatti, le
conseguenze non saranno piacevoli". "Dobbiamo fidarci di
italiani e francesi e poi vedremo, probabilmente nel mese di
marzo, come è andata", ha aggiunto Juncker, "senza le misure
annunciate, ci sarà un aggravamento della procedura per
disavanzo eccessivo".
Roma, come Parigi, ha superato con una promozione
provvisoria il primo giudizio di Bruxelles sul bilancio 2015.
Una nuova valutazione arriverà a marzo e in tale occasione
Palazzo Berlaymont potrebbe avanzare la richiesta ufficiale di
un'ulteriore manovra correttiva. L'austerità resta quindi la
stella polare dell'Eurozona anche in un contesto che vede una
Grecia stremata tornare nel mirino dei mercati.
Gli investitori
temono che la convocazione anticipata delle elezioni
presidenziali possa concludersi con la sconfitta del candidato
del premier Antonis Samaras e, di conseguenza, con una chiamata
alle urne lampo. Tale scenario, secondo i sondaggi, sancirebbe
la vittoria della sinistra radicale di Syriza, che ha promesso
una radicale rinegoziazione degli accordi con la 'troikà. Una
prospettiva preoccupante per i mercati, che oggi hanno lanciato
un segnale, per gli addetti ai lavori, inquietante almeno
quanto il crollo della borsa di Atene di ieri. Si è infatti
invertita la curva dei rendimenti del debito ellenico. Ovvero,
i tassi sui titoli a breve termine hanno superato quelli dei
buoni a lungo termine (nei dettagli, i triennali hanno toccato
un record del 9,2% contro l'8,2% segnato dai decennali), un
avvenimento considerato prodromo di un default.
E mentre Bruxelles si ritrova un'altra volta a flirtare con
la prospettiva di un crac della Grecia, neanche a Francoforte
la strategia sembra chiarissima. Da segnalare oggi l'intervento
del governatore della banca centrale estone, Ardo Hansson, tra
gli alleati più stretti della Bundesbank, che ha bocciato
senza mezzi termini la possibilità di un 'quantitative easing'
all'americana che preveda l'acquisto di titoli di Stato,
paventando "rischi per la stabilità finanziaria". "Ho
esaminato il programma e ho fatto presente che porterà
i governi ad accrescere i deficit, pertanto credo sia un caso
limite", ha dichiarato Hansson. La notizia è che, quindi, lo
staff della Bce ha già preparato un primo modello di
allentamento monetario e lo ha sottoposto, sia pure in via
informale, ai membri del direttivo.