La ministra per l'Innovazione Paola Pisano
Un lustro (2020-2025) all’insegna della trasformazione digitale. La ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano ha presentato il documento programmatico del governo per la digitalizzazione: un progetto ambizioso e strutturato, che vede lo sviluppo economico del nostro Paese trainato dall'innovazione made in Italy, in cui la tecnologia sarà, auspicabilmente, al servizio di cittadini e imprese. «Proponiamo una visione comune, capace di indirizzare il Paese verso la trasformazione digitale e tecnologica attraverso digitalizzazione, innovazione e sviluppo etico e sostenibile. Creeremo una cabina di regia per la digitalizzazione della Pa e l’innovazione del Paese. Assumeremo nei prossimi mesi oltre 100 persone», ha spiegato Pisano.
La strategia è composta da 20 azioni di innovazione e digitalizzazione che vogliono rispondere a tre diverse sfide: si partirà dalla creazione di una società finalmente digitale, per poi concentrarsi sulla costruzione di un Paese innovativo, che sia in grado di produrre tecnologia e innovazione made in Italy e di sfruttare questa innovazione per il rilancio dei diversi settori produttivi. La terza sfida, infine, punterà a creare uno sviluppo che sia sempre inclusivo e sostenibile. In cinque anni l’Italia dovrà trasformare la pubblica amministrazione in una macchina 100% digitale, spingere gli investimenti nell’high-tech e completare questa trasformazione in modo sostenibile. Un sistema di identità digitale totalmente pubblico. Una ristrutturazione dei servizi pubblici on line sponsorizzata dai privati. Un fondo da 60 milioni di euro per finanziare la ricerca tecnologica in settori chiave come guida autonoma, robotica, intelligenza artificiale e sicurezza informatica. Una deroga speciale per le start up che vogliono innovare e un programma per promuoverle all’estero. Sono questi alcuni dei venti punti della strategia del governo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’Italia.
«Si tratta di un progetto che mira a integrare in un sistema organico una serie di misure già parzialmente introdotte negli ultimi anni ma che non sono riuscite a produrre i risultati auspicati - ha dichiarato Massimo Missaglia, ad di Sb Italia, società specializzata in soluzioni It per la gestione, l’integrazione e la digitalizzazione dei processi aziendali -. Come spesso accade, quello che è mancata finora è stata una visione di insieme. Auspichiamo che nel progetto del ministero ci sia una visione organica dei prossimi passi da compiere. Si partirà dal settore pubblico che, ancora una volta dopo l’introduzione della fatturazione elettronica, si comporterà da apripista di un processo di innovazione destinato a estendersi a tutti i settori economici. La crescita del Paese è possibile solo attraverso l’innovazione tecnologica. Un piano di digitalizzazione condiviso tra pubblico e privato è la chiave di volta per il progresso e la crescita economica. Stato centrale, enti locali, istituzioni, imprese e cittadini: nessuno dovrà rimanere escluso da questa rivoluzione già in atto»
Il punto di partenza per smaterializzare la Pubblica amministrazione è dare in mano ai cittadini la chiave per svolgere le pratiche in digitale, dalla dichiarazione dei redditi alla richiesta di un permesso di parcheggio. Per questo ciascuno dovrà dotarsi di un’identità digitale “unica, gratuita, facile da usare, che gli permetta di identificarsi in maniera sicura e accedere a tutti i servizi”, recita il piano. Sarà lo Stato a occuparsi direttamente del rilascio di Spid, il sistema pubblico di identità digitale, che che dovrà viaggiare in tandem alla carta di identità elettronica. Da un lato il pezzo di plastica analogico, dall’altro l’identificativo virtuale. Oltre all’identità, ciascun cittadino dovrà avere anche un domicilio digitale. Ovvero un indirizzo email certificato, per le comunicazioni ufficiali, al posto della buca delle lettere. Un decreto di Palazzo Chigi fisserà la data da cui il domicilio digitale diventerà obbligatorio. In prospettiva si potranno consultare le comunicazioni anche attraverso Io, la app dei servizi pubblici, che è già in fase di test in cinque città italiane e che sarà lanciata nei primi mesi del 2020, tra febbraio e marzo.
In parallelo il ministero avvierà una ristrutturazione digitale dei servizi pubblici. Come i siti di Comuni o scuole. I kit e i template di programmazione già esistono: il governo ora vuole coinvolgere i privati perché sponsorizzino il rifacimento, così come si fa con i monumenti. Gli enti pubblici saranno anche invitati a ideare progetti innovativi e a sottoporli al ministero, che ogni anno selezionerà i dieci più promettenti e si farà carico di metà della spesa. Il piano punta anche a semplificare gli acquisti pubblici di tecnologia con una deroga al codice degli appalti.
Infine il dipartimento per l’innovazione vuole applicare i primi sistemi di intelligenza artificiale. Saranno selezionati quei processi di lavoro che possono essere affidati agli algoritmi e si accenderanno le prime sperimentazioni. La giustizia sarà il punto di partenza, campo in cui il ministero dell’Innovazione è già al lavoro con il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, per un programma contro l’odio on line. Per assicurarsi che l’Ai non dia risultati discriminatori, un comitato di esperti, l’Alleanza per l’intelligenza artificiale sostenibile, stilerà i principi guida e le regole degli algoritmi da usare nel pubblico.
I dati, d’altro canto, non scarseggiano. E oltre a quelli del pubblico, altrettanto grandi sono per dimensione quelli raccolti dai privati. Pensiamo, per esempio, a tutte le informazioni sui trasporti che rastrellano le app per la mobilità. Per questo il ministero stilerà un accordo quadro con cui Comuni, Province e Regioni potranno riscattare questi dati per elaborarli e sviluppare servizi pubblici innovativi. Una corsia speciale sarà dedicata ai piccoli borghi, che si potranno candidare per essere tra quei dieci che, in tre anni, accederanno a un piano spinto di trasformazione digitale. Con l’Ente nazionale aviazione civile e l’Agenzia spaziale europea il ministero ha preso contatti per sperimentare nuovi servizi di mobilità attraverso lo spazio.
Per le imprese sarà creata una piattaforma, attraverso cui si potranno mettere a disposizione e prenotare asset, laboratori e avanzate strumentazioni scientifiche, non alla portata di tutte le aziende, specie le più piccole.
Alle start up sarà riconosciuta una deroga speciale per sperimentare i progetti più innovativi. Il governo battezzerà un programma, Made.it, per incubare e internazionalizzare quelle che si occupano di robotica, guida autonoma, cybersecurity e intelligenza artificiale. Trenta ogni anno potranno entrare nel club delle eccellenze nazionali. Sul territorio saranno aperti degli hub per la trasformazione tecnologica, che contaminano settori tradizionali del made in Italy, come manifattura, turismo, moda, design e alimentare, con tecnologie come automazione e 5G.
Mobilità, robotica, intelligenza artificiale e sicurezza informatica sono anche i macro-temi di ricerca che l’Italia vuole spingere. «Intendiamo dare immediato avvio a un Fondo di investimento di rapido intervento da 60 milioni di euro», recita il piano, che sarà gestito da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile e «raccoglierà risorse finanziarie sia dai grandi investitori istituzionali europei, sia dal governo, sia dagli investitori istituzionali e dalle grandi imprese nazionali». Non è chiaro dal programma come questo fondo si relazionerà con quello nazionale per l’innovazione, che dovrà sostenere a sua volta le start up con una potenza di fuoco di un miliardo di euro. L’amministratore delegato, Enrico Resmini, ha annunciato che la prima tranche da 250 milioni partirà a febbraio.
Nel piano rientra anche la Repubblica digitale, il programma di educazione tecnologica che riunisce le iniziative di aziende ed enti pubblici, e avrà articolazioni specifiche nelle scuole (il sabato del futuro) e per gli anziani.