sabato 8 agosto 2009
Delusione dalle rilevazioni di giugno dell'Istat: si pensava ad una crescita dello 0,4%, invece ecco un'altra batosta. Rispetto a giugno 2008 il calo è del 19,7%
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Cala ancora la produzione industriale. Anche a giugno il segno è negativo e rimangono forti le preoccupazioni del mondo imprenditoriale e sindacale. Secondo il bollettino dell’Istat, il decremento (destagionalizzato) su base mensile è stato dell’1,2% e del 21,9% su base annua, mentre il risultato grezzo rispetto allo stesso mese del 2008 ha segnato una diminuzione del 19,7%. Non si salva nessun settore. Tutte negative infatti le variazioni congiunturali degli indici dei principali raggruppamenti di industrie: -2,7% per l’energia, -2,3% per i beni strumentali, -2,0% per i beni intermedi e -1,0% per i beni di consumo (-2,6% per i beni durevoli, -0,9% per i beni non durevoli). In particolare, la produzione di autoveicoli è stata pari a -35,2% rispetto allo stesso periodo del 2008 (il dato grezzo è stato pari a -31,9%).Dati sicuramente inferiori alle attese. Chi sperava in un segno più e in una inversione di marcia deve attendere. È evidente che l’industria italiana soffre ancora gli effetti della recessione. Il timore di molti analisti è che il dato sulla produzione industriale diffuso ieri dall’Istat possa riflettersi adesso anche sul Pil. Proprio oggi l’istituto di statistica fornirà infatti le stime relative al secondo trimestre. E se inizialmente gli economisti si attendevano una contrazione congiunturale dello 0,7% e del 6,1% su base tendenziale, ora non sono più pronti a scommetterci. Di fronte a questi dati, i sindacati lanciano un grido di allarme e invocano interventi a sostegno dei redditi e dei consumi. «I dati confermano che siamo in una grave recessione che colpisce soprattutto l’industria manifatturiera, perché sono cadute sia le esportazioni sia i consumi interni», ha commentato il leader della Uil, Luigi Angeletti. «Sulle esportazioni – aggiunge – non possiamo far molto, ma in Italia possiamo fare buone politiche di investimento nelle infrastrutture, nell’energia per aumentare la domanda interna e creare posti di lavoro». Per Giorgio Santini, segretario confederale Cisl, «meno 1,2% non è un bel dato. Sono necessarie politiche di investimento». «È confermata – continua Santini – la situazione di crisi e si capisce che la ripresa sarà molto lenta. Il governo deve prendere atto di questa situazione e intervenire con politiche che contrastino la recessione. Va sostenuta la domanda interna». «Siamo in una situazione di stasi. I dati sulla produzione industriale sono seriamente preoccupanti», fa eco Susanna Camusso, segretario confederale Cgil. Per il segretario confederale dell’Ugl, Paolo Varesi è «indispensabile intervenire a sostegno dei redditi, dopo l’occupazione e gli incentivi alle imprese, anche per dare una ulteriore spinta alla produzione industriale». L’Ugl propone di «alleggerire le tasse, seguendo l’esempio del quoziente familiare, per dare un concreto beneficio al potere d’acquisto di salari e pensioni e consentire così ai lavoratori, ai pensionati e alle famiglie, di tornare a spendere».Cattive notizie anche per l’agricoltura. La Coldiretti evidenzia una discesa del 5% della produzione totale nel secondo trimestre per l’effetto di una forte contrazione delle coltivazioni vegetali (-7%) e delle attività di allevamento (-3,3%).
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