lunedì 11 settembre 2023
Conta 68.600 addetti diretti nel 2022, 90% laureati e diplomati, 44% donne (53% nella ricerca e sviluppo), 150mila addetti inclusi i fornitori e un +9% di crescita occupazionale tra il 2017 e 2022
Il taglio del nastro del Campus Pharma Academy

Il taglio del nastro del Campus Pharma Academy - Farmindustria

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L’industria farmaceutica in Italia è un settore strategico per la salute, gli investimenti, l’occupazione e la sicurezza nazionale che finalmente riceve prime risposte positive come i decreti attuativi sugli studi clinici. Il nostro Paese è leader in Europa e le imprese vogliono continuare a investire e a creare occupazione di qualità. I principali dati dimostrano che può farcela. L'industria farmaceutica conta infatti 68.600 addetti diretti nel 2022, 90% laureati e diplomati, 44% donne (53% nella ricerca e sviluppo), 150mila addetti inclusi i fornitori e un +9% di crescita occupazionale tra il 2017 e il 2022. Inoltre - sempre secondo i dati di Farmindustria - sono più di 280 le aziende con almeno dieci addetti. Le prime cinque regioni per dipendenti sono Lombardia (25.400 addetti diretti, 56mila con i fornitori diretti), Lazio (12mila addetti diretti, oltre 26mila con i fornitori diretti), Toscana (circa 8mila addetti diretti, 17mila con i fornitori diretti), Veneto (5.300 addetti diretti, 11.600 con i fornitori diretti) ed Emilia Romagna (4.800 addetti diretti, 10.500 con i fornitori diretti). Nel 2022 ammonta a 49 miliardi di euro la produzione con 47,6 miliardi di export, a crescente valore aggiunto. Ci sono 3,3 miliardi di investimenti in produzione e R&S (ricerca e sviluppo), più di 700 milioni all'anno investiti in studi clinici (dove per ogni euro investito dalle aziende, il Servizio sanitario realizza un vantaggio complessivo di quasi tre euro). Tuttavia bisogna affrontare rapidamente alcuni snodi fondamentali: il grave problema del payback con interventi normativi da applicare al più presto, usando le risorse già stanziate per la farmaceutica e senza ulteriori oneri per la finanza pubblica; la tutela della proprietà intellettuale e la disponibilità di incentivi efficaci per gli investimenti sull’intero territorio nazionale; la garanzia della presenza e della massima attenzione sui dossier Ue sulla farmaceutica per valorizzare l’interesse nazionale; l’introduzione di regole aggiornate all’evoluzione del settore e all’innovazione sempre più veloce che genera.

Buone pratiche, Scuola Farmindustria e Campus Pharma Academy

Le risorse umane rappresentano un punto di forza del settore e tra i principali elementi di attrazione degli investimenti. Non è un caso che si sia registrato un aumento dell’occupazione del 9% tra il 2017 e il 2022, con picchi del 16% per i giovani e del 13% per le donne. E proprio per valorizzare i giovani assunti nelle imprese da diversi anni Farmindustria promuove una Scuola a loro dedicata con l’obiettivo di far conoscere meglio e sempre di più i diversi aspetti in cui ogni giorno opera l’industria farmaceutica. In nove edizioni il numero complessivo di partecipanti ha superato i 3mila. «Formazione, competenze, partnership, network: sono gli elementi chiave per cogliere le opportunità innovative che la grande trasformazione tecnologica e digitale mette a disposizione - spiega Marcello Cattani, presidente di Farmindustria -. Nella farmaceutica viviamo un’epoca di accelerazione sia quantitativa – con oltre 20mila nuovi farmaci in sviluppo e 1.600 miliardi di investimenti in R&S previsti nel mondo tra il 2023 e il 2028 – sia qualitativa – con cure sempre più mirate e personalizzate che richiedono competenze nuove e multidisciplinari, strategiche al pari delle materie prime». Senza dimenticare il contributo alla formazione attraverso iniziative specifiche. Un esempio è il Campus Pharma Academy dalla Fondazione Its per le Nuove tecnologie della vita di Pomezia (Roma) e Farmindustria inaugurato lo scorso luglio. Il progetto - avviato nel 2019 – ha l’obiettivo di far acquisire agli studenti le competenze tecniche necessarie per la formazione delle figure professionali richieste dall’industria farmaceutica. Il Campus è un contesto residenziale che offre agli studenti, in un unico luogo, aule didattiche, laboratori, start-up, alloggi e servizi ricreativi. Una struttura che permette di migliorare l’attrattività degli Its e della formazione terziaria. E favorisce l’orientamento degli studenti per raggiungere l’obiettivo Pnrr degli Its che è quello di raddoppiare gli iscritti. La collaborazione tra Fondazione Its e Farmindustria ha già ottenuto risultati importanti: cinque corsi attivati (tecnici di laboratorio, addetti alle camere sterili, tecnici per il controllo e l’applicazione delle Gmp, addetti alla supply chain, addetti per il controllo di qualità); 96 studenti in formazione: 35% di donne, ben al di sopra della media di donne iscritte in percorsi Stem, 15% studenti provenienti da aree lavorativamente svantaggiate, a testimonianza che questa collaborazione può essere modello per il Sud, 10% studenti già laureati o iscritti all’Università. L’obiettivo è arrivare nei prossimi anni a 3/400; 97 manager aziendali coinvolti nella didattica (92% del totale dei docenti); 90% didattica erogata dalle imprese; 100% tasso di placement; 100% tasso di coerenza tra studi e occupazione. «Il Campus – aggiunge Giorgio Maracchioni, presidente della Fondazione Its Ntv di Roma - consentirà di aumentare l’attrattività degli studenti verso la Fondazione che opera in un settore Stem ad alto valore sociale e che dà occupazione di qualità. C’è grande attesa tra gli studenti per l’apertura del campus che grazie alla collaborazione con Farmindustria ha le potenzialità per diventare un polo formativo di eccellenza nazionale e internazionale».

Il nodo dei brevetti

La revisione della legislazione farmaceutica - che indebolisce la proprietà intellettuale, con la riduzione della data protection da otto a sei anni e dell’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da dieci a nove - e la proposta di introdurre un nuovo strumento di licenza obbligatoria - per usare un farmaco brevettato senza il consenso del titolare del brevetto in caso di emergenze - possono avere pesanti ricadute in termini di accesso alle cure e all’innovazione per i cittadini. Ma anche sulla competitività e sull’attrattività dell’industria farmaceutica in Europa e in Italia, quindi sugli investimenti e sull’occupazione. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta e salvaguardare un’industria che rappresenta un patrimonio per la salute, la crescita economica, l’innovazione e la stessa sicurezza nazionale. Nonostante ciò, Italia da record nel 2022 per le domande di brevetto pubblicate dall’Epo (European Patent Office): l’anno scorso sono state 4.773, 218 in più di quelle del 2021, con una crescita del 5%. Come emerge dall’analisi effettuata da Unioncamere e Dintec, dal 2016 l’aumento delle domande italiane di brevetto europeo è risultato pressoché continuo, con una variazione del 33% tra il 2015 e il 2022, quando il nostro Paese ha raggiunto il miglior risultato del decennio, mantenendo così la quinta posizione per capacità inventiva nell’Epo tra i Paesi Ue e l’11esima tra tutti i Paesi del mondo. La parte da leone l’hanno fatta le tecnologie farmaceutiche, la biotecnologia e la chimica, che registrano un incremento del 9,5% rispetto all’anno precedente. Tra il 2021 e il 2022 la crescita delle domande pubblicate dall’Epo è stata trainata dalle attività di ricerca, sviluppo e innovazione nel Nord–Est e nel Mezzogiorno (rispettivamente, +6% e +29%). Nella prima macroarea le regioni più dinamiche sono risultate il Friuli-Venezia Giulia (+21%) e il Trentino-Alto Adige (+12%); nella seconda l’Abruzzo (+93%), la Campania (+46%) e la Puglia (+14%). Nelle altre grandi circoscrizioni del Paese, le variazioni più significative nel numero delle domande si sono registrate in Liguria (+28%) e in Umbria (+57%). A sorpresa, la provincia che l’anno scorso ha messo a segno una crescita straordinaria è quella di Chieti, che registra 63 domande pubblicate dall’Epo (47 in più rispetto alle 16 del 2021). Un risultato davvero lusinghiero, che stacca anche quello eccellente di Bologna (+38), Milano (+25) e di Bolzano e Pordenone (+22). Nel lungo periodo che va dal 2008 al 2022 le domande di brevetto europeo dell’Italia sono state 61.253 in tutto; di queste 10.131, quasi il 17%, hanno origine nella provincia di Milano.





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