Kelly Services, specializzata nell’erogazione di servizi per le risorse umane, grazie alla sua presenza internazionale e alla molteplicità di contatti con cui interagisce quotidianamente, è in grado di fornire un quadro preciso e costantemente aggiornato sull’andamento del mercato del lavoro.L’ultimo Kelly Global Workforce Inde, l'indagine condotta da dicembre 2010 a gennaio 2011, ha analizzato le risposte di 97mila persone in 30 Paesi, di cui oltre 5.500 in Italia, a una serie di domande sugli elementi chiave nello sviluppo della loro carriera, sulla probabilità di cambiare lavoro, su quanto si sentono attratte da posizioni dirigenziali e su quali sono, a loro parere, le chiavi del successo nella ricerca di un nuovo lavoro.I risultati di questa ricerca hanno evidenziato che, rispetto al passato, oggi è quasi impensabile mantenere lo stesso lavoro, nella stessa azienda, per tutta la vita, come invece accadeva fino a pochi anni fa e che è importante “evolvere” professionalmente, in quanto l’esperienza ha maggior peso, in fase di colloquio, rispetto all’istruzione.«Questa indagine - spiega Stefano Giorgetti, VP & General Manager di Kelly Services Italia - conferma quanto quotidianamente rileviamo nell’ambito della nostra attività di ricerca e selezione: soprattutto tra le persone giovani, con un’alta scolarizzazione e una carriera già avviata, vi è uno spiccato desiderio di migliorare la propria posizione lavorativa e, a tale scopo, c’è anche la disponibilità a lanciarsi in nuove sfide professionali, cambiando lavoro. Sia nei nostri uffici che tramite i canali che abbiamo attivato sui social network, ci capita sempre più spesso di supportare i nostri candidati nella stesura del proprio curriculum vitae, al fine di trovare la formula migliore per dare il giusto risalto alle loro competenze, poiché, in linea con quanto evidenziato dal Kelly Global Workforce Index, l’esperienza viene considerata più qualificante rispetto all’istruzione nella scelta del profilo professionale più idoneo a ricoprire il ruolo ricercato dall’azienda».I settori nei quali, con maggiore probabilità, i dipendenti dovranno affrontare un cambiamento di carriera sono Hospitality, Contact Centre/Customer Service, Financial Services, Manufacturing e Oil & Gas.Gli emiliani e i lombardi sono i lavoratori che prospettano con più convinzione un cambiamento professionale entro i prossimi 5 anni (74% a pari merito), seguiti dai veneti (73%) e dai piemontesi (70%), mentre i siciliani si posizionano all’ultimo posto, con il 55%. L’83% degli intervistati, a seguito di un lungo congedo dal lavoro (per maternità/paternità, malattia o lunga vacanza), è convinto di essere assolutamente in grado di ricominciare dalla stessa posizione che ha lasciato. Gli uomini ne sono un po’ più sicuri (85%) rispetto alle donne (81%).Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, la leva economica, ossia l’aspirazione ad uno stipendio più elevato (scelta dal 17% degli intervistati), non è la motivazione preponderante per cui si decide di cambiare lavoro. Infatti, il 36% ha dichiarato che modificherebbe il proprio percorso lavorativo per un’evoluzione dei propri interessi personali ed il 22% per migliorare l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Anche la preoccupazione per la situazione globale dell’azienda ha un certo peso (13%) in questa decisione. «Si è ormai verificata una rivoluzione conclude - Stefano Giorgetti - di cui sia le aziende che i lavoratori devono prendere coscienza: oggi è normale cambiare lavoro, l’eccezione è chi rimane nella stessa azienda per tutta la vita. Il cambiamento dovrebbe essere vissuto come uno stimolo e una continua possibilità di miglioramento, anche perché il percorso lavorativo è condizionato da molteplici fattori, non solo di natura professionale, ma anche legati al proprio stile di vita. Per la passata generazione cambiare lavoro, con tutto ciò che comporta, sarebbe stato vissuto come un momento di crisi, ma oggi è semplicemente il riflesso della domanda che differenzia tipologia di competenze e posizioni professionali».
Mutano gli interessi personali, le esigenze economiche, le aspirazioni e la vita fuori dall’ufficio assume un peso diverso. Queste, unitamente alla preoccupazione per la crisi che ha colpito i mercati, sono le motivazioni per le quali i due terzi (69%) dei 5.500 intervistati si aspettano un cambiamento della propria posizione lavorativa nei prossimi cinque anni.
LE PERCENTUALI PIÚ RILEVANTI NEL CONTESTO ITALIANO • L’83% dichiara che l’esperienza conta più dell’istruzione, il 14% dà maggior peso all’istruzione e il 3% è indeciso.• Il 63% sostiene che ciò che identifica maggiormente il talento professionale è l’esperienza, per il 21% conta una buona presentazione durante il colloquio di lavoro, per l’11% le referenze mentre per il 4% è l’istruzione.• Il 72% è ambizioso e vorrebbe ricoprire ruoli executive, mentre il 20% non ha aspirazioni professionali e l’8% è indeciso.• I motivi per cui il 20% degli intervistati non desidera ricoprire posizioni di responsabilità sono da riscontrare, secondo il 37%, nell’impatto negativo che tale carriera avrebbe sulla vita privata, secondo il 22% nella mancanza di ambizione, per il 17% in un senso di inadeguatezza e per l’11% nel timore di un sovraccarico di stress.• Il 94% considera importante o molto significativo, per migliorare la propria carriera professionale, perfezionare le proprie competenze.
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